state buoni … se potete (a Monticiano)
Il titolo rimanda a un bel film con Jonny Dorelli dedicato alla vita di San Filippo Neri, uno che collaborava ma ogni tanto si incazzava. Ieri sera presentazione di Progetto Monticiano in quel di Iesa; la cosa bella è che Serena Bartalucci sta acquistando sicurezza; non legge più il programma ma lo spiega adattando l'esposizione a quel che merita in quel momento. La volontà di collaborare con il contesto di contorno, ma di farlo senza farsi mettere i piedi in testa, c'è. E su questo punto dà una bella mano Francesco Petrini.
Il progetto, pur continuando a fondarsi sul mantra del volontariato, incomincia ad affacciarsi su questioni di programma amministrativo. Progressi, ma anche arretramenti e voglio sottolinearli nella speranza che ci sia qualche correzione di rotta.
Dice Bartalucci, questa non è una lista civica, questa è la lista del centro sinistra, come sta scritto sul simbolo. Legittimo, ma tutto dipende dal significato che gli si dà; per esempio, per dirla con Di Pietro, che ci azzecca il richiamo ai valori della Costituzione e alla Resistenza quando siamo in un comune di 1500 abitanti abbandonato da Dio e dagli uomini (tranne in vicinanza delle elezioni). E infatti subito dopo si precisa che neanche l'altra lista è civica, ma di destra perché Maurizio Colozza si presentò come consigliere in una lista che si opponeva, a Siena, a quella di Valentini. Ora, a parte che della gestione Valentini non sono proprio tutti soddisfatti e che il referente provinciale dei renziani (Scaramelli) non gliele manda a dire, ma gliele dice, mi chiedo, ma non è il caso di piantarla con questi argomenti. Pensiamo di risolvere i problemi di Monticiano affidandoci alla Brigata Spartaco Lavagnini? Così, con la scusa che i martiri di Scalvaia li hanno presi in un seccatoio, ci viene qualche idea su come affrontare il problema della loro ristrutturazione?
Per quanto mi riguarda essere di centro sinistra vuol dire essere per il lavoro, che non è la stessa cosa del posto di lavoro e, poichè l'avevo già sentita dire dal segretario del PD quando avvenne la fusione per incorporazione di Terme di Petriolo spa nella antica Querciolaia, e l'ho sentita ripetere ieri sera, ci torno sopra. Scusate se uso il linguaggio diretto, ma aiuta a capire. Si dice Terme di Petriolo non c'è più ma noi siamo fieri di aver difeso l'occupazione. Dei circa 20 dipendenti ce ne erano una decina con contratti a termine e o precari e sembra che si sia imposto, prima di fare la fusione, di trasformare tali contratti in contratti a tempo indeterminato.
Da noi in Brianza quando si fa così si dice che si è scelto di socializzare le perdite. La società Terme di Petriolo aveva due impianti: le Galleraie (stazione termale + albergo) a Radicondoli verso Montieri e Petriolo. La loro decadenza, iniziata nel nuovo secolo, è stata legata alle modifiche del mercato del termalismo e dall'abbandono delle medesime da parte del sistema sanitario nazionale che ha fatto venir meno il grosso degli introiti.
Le Galleraie (basta visitarle per vedere che valevano e valgono molto di più) sono state vendute a un palazzinaro per poco più di un milione e da allora giacciono in stato di abbandono. Quel milione doveva servire a rianimare l'impianto di Petriolo su cui si intervenne anche Bezzini ipotizzando un radioso avvenire. I lavori furono fatti per meno della metà del necessario e così la decadenza continuò con perdite di gestione tra i 200 mila e i 400 mila euro l'anno. In questo modo, in meno di 10 anni la gestione (Cencioni per conto della provincia di Siena guidata da Bezzini) ha bruciato l'intero capitale (2 milioni e 800 mila euro , per oltre il 90% in mano alla Provincia). Così per evitare il fallimento si è giunti alla fusione per incorporazione. Sono stati valutati debiti, avviamento, stato patrimoniale e sulla base di una valutazione oggettiva si è scoperto che le azioni andavano svalutate in un rapporto 100 a 1. Così il capitale rimasto (2 milioni e 400 mila dopo una precedente svalutazione di 400 mila per tentare di coprire il buco) di colpo è diventato di 24 mila.
Nel giro di 15 anni è stato fatto fuori un patrimonio di quasi 4 milioni di euro. La Provincia, che ha la maggioranza (anche se meno bulgara) in Antica Querciolaia (che è attiva) ha avuto, dagli altri soci (tra cui Monticiano che ora ha lo 0,00? %) il mandato a vendere (per obblighi di legge e per mutamento di ruolo dell'istituto della Provincia) cercando un qualificato operatore del settore. Rapolano potenzierà il suo essere resort mentre Petriolo, che ha sorgenti terapeutiche, andrà comuque ripensata per renderla appetibile.
La assunzione dei dipendenti, rinviata nell'era Cencioni, si fa quando ci si appresta a vendere e non si capisce che, aver aumentato i costi di qualche centinaio di migliaia di euro l'anno, ha indirettamente segnato una perdita di valore e di appetibilità per il progetto di vendita complessivo. Mi correggo, non è che non si capisca, per via dell'antico retaggio del MPS si è convinti che vada bene così. E qui ritorno a quanto detto all'inizio sulla differenza tra creare lavoro e creare artificialmente posti di lavoro. Mi chiedo, con 4 milioni di euro che non ci sono più, quanto lavoro si sarebbe potuto creare se fossero stati investiti i maniera più oculata?
E' in progetto una ipotesi di rilancio e riqualificazione della intera area coordinato da Italia Nostra e dentro cui intervengono Unipol (proprietaria del resort e di gran parte dell'area), i due comuni (Civitella e Monticiano), la Provincia e Antica Querciolaia. Il progetto è grosso e non è il caso di cercare petti cui appendere le medaglie. Serviva un attore terzo e lo abbiamo trovato. C'è una cosa che Monticiano (parlo della amministrazione) dovrebbe fare: trovare il modo di garantire uno status alle terme libere che oggi usufruiscono del surplus di acqua ma senza che ciò sia sancito in nessun atto o convenzione (uno dei tanti capolavori della gestione Cencioni in comune e alle terme).
Monticiano è piccola (per peso economico e per numero di abitanti); si salva se mantiene la sua disponibilità a parlare con tutti ma contemporaneamente riesce a piantare i suoi paletti puntando a infrastrutture e sviluppo. L'ho detto ieri sera e lo ripeto: collaborare ma pronti a tirar fuori le unghie nei confronti di tutti quegli enti, consorzi, associazioni, partecipate che per anni sono state abituate a guardarci, darci una pacca sulle spalle e rimandarci a casa con un sorrisetto. I problemi si chiamano: sviluppo basato sulla economia del legno e turismo ambientale, rete dei trasporti decente e collegata alla linea Grosseto Firenze, progettazione di una fermata e punto di interscambio sulla superstrada, revisione delle politiche sui rifiuti solidi urbani, front office in comune in grado di farsi carico delle pratiche dei cittadini (urbanistiche, tributarie, produttive), soluzione su infrastrutture e abitabilità per Campo Romito, attivazione della gestione del Gonna 2 e del museo, passerella sulla Merse e progetti d'area sul turismo.
Negli ultimi giorni il clima si scalda; mi auguro che da entrambe le parti si lavori sulla convergenza delle azioni e non sullo scambio reciproco delle accuse: tu sei di destra io sono di sinistra, tu denunci e io mi sento intimidito, tu dici di voler cambiarema non è vero. I voti non si conquistano in questo modo e comunque, finita la bagarre, chiunque vinca, rimarrà il problema di lavorare insieme per portare a casa risultati.
I precedenti articoli legati alle elezioni di Monticiano sono: uniti – rinnovamento – progetto e Monticiano – continuità o rottura?.