classe dirigente o classe differenziale
A costo di fare la parte del Geremia confesso di essere stupito dalla lettura dei giornali e dall'ascolto dei notiziari TV. A destra, ma anche a sinistra, sembra di avere a che fare con dei bambini dell'asilo invece che con una classe di governanti (reali o potenziali).
Partiamo dalla dichiarazioni di Gasparri. Ieri mattina le ho definite così: penso che Gasparri è proprio quello rappresentato da Neri Marcorè nelle imitazioni; e lo dico con grande serietà; meno male che non fa il ministro.
Mi aspettavo che la politica, a partire dai suoi compagni di schieramento, la buttassero sul ridere, un po' come si fa con le barzellette di Berlusconi e la cosa si esaurisse da sè. Invece la polemica è montata anche se con un certo tempo di latenza (e anche questo mi stupisce; è come se prima di esprimersi i nostri politici aspettassero cosa dice l'oroscopo).
Ha fatto bene D'Alema a dire che lui non commenta mai le dichiarazioni di Gasparri. Invece non è stato così e in compenso la boutade sul 7 aprile ha consentito di bloccare la discussione molto più seria sulle misure di prevenzione da prendere. E' molto più semplice e comodo discutere e/o polemizzare su fascismo e antifascismo che affrontare i problemi.
L'intervento più equilibrato l'ha fatto Veltroni, almeno sul versante politico. Alle proteste dei movimenti studenteschi occorre dare uno sbocco, o almeno una speranza, di tipo politico (convocarli, coinvolgerli, ascoltarli). Per quanto riguarda l'ordine pubblico mettere intorno a un tavolo chi organizza le manifestazioni, i responsabili dell'ordine pubblico e i rappresentanti delle organizzazioni dei sindacati di polizia.
Nella mia storia personale c'è una data importante, alla fine del 76, quando Walter Alasia (cui fu poi intitolata la colonna milanese delle BR), durante l'irruzione in camera da letto per arrestarlo, fece fuori due funzionari di polizia. Uno era impegnato nel movimento di democratizzazione della polizia, l'altro era il padre di un nostro giovane militante di Avanguardia Operaia.
Walter era stato fino ad un anno prima un giovane studente, prima di Gioventù Aclista e poi di Lotta Continua, all'ITIS di Sesto dove insegnavo. Cominciò allora la mia riflessione sul come ci vuol poco … Il giorno dopo scrissi sul Quotidiano dei Lavoratori il mio ultimo editoriale, dedicato a quella che cominciavo a vedere come una tragedia della sinistra e chi si rivelò poi tale, con tutta la parabola del partito armato e con le efferratezze allucinanti di quelli di Prima Linea (dal caso Tobagi al caso Alessandrini).
La notizia di oggi è che si è fatto vivo quello che, con un casco usato come clava, ha spaccato la testa a un quindicenne. Di anni ne ha 20 e, come avevo detto da subito, non era un provocatore o un fascista. E' un pizzaiolo precario ed era anche lui al corteo.
Lo avrebbe atto perché il gesto del quindicenne rischiava di ritardare la rincorsa verso il Senato (sic). Qualcuno nei giorni scorsi ha cercato saluti romani salvifichi e gli è andata male, così come è andata male alla Finocchiaro con le stupidaggini sugli infiltrati; stupidaggini gravi visto il ruolo di chi le ha pronunciate e il giudizio implicito verso chi governa l'ordine pubblico.
La notizia del pizzaiolo ventenne è drammatica; vuol dire che possiamo scordarci che nei movimenti di oggi ci siano forme di autodisciplina e la capacità di darsi un servizio d'ordine. Non resta che mettersi nelle mani di chi per professione è chiamato a garantire lo svolgimento democratico delle manfestazioni.
Per i manifestanti resta valida però la necessità di non farsi fregare da quelli delle prime file, da quelli del mordi e fuggi, dai teppisti di professione che vanno denunciati e consegnati alle forze dell'ordine, per evitare che poi la polizia arresti quelli delle terze file che non c'entravano nulla.
Se fossimo un paese serio, con una classe politica seria, invece di fare il gioco di Al lupo al lupo daremmo la parola al ministro degli interni e riprenderemmo la tematica dei d.a.spo. per discutere in maniera bipartizan di come fare a salvguardare il diritto a manifestare impedendo, però, a chi è già stato beccato una volta di riprovarci per un congruo periodo di tempo.
Invece siamo un paese che si indigna per la guerriglia urbana, che si indigna per Gasparri, plaude alle scarcerazioni congratulandosi per il prevalere dello stato di diritto, e poi il giorno dopo si appresta a rivedere lo stesso film. Io mi auguro di non rivederlo, ma se dovessero riproiettarlo sarò implacabile verso i sostenitori della linea del problema è un altro.
Spero si sia capito il riferimento alle classi differenziali: erano le classi delle elementari in cui, prima del politicamente corretto e del prevalere delle logiche di integrazione, si mettevano i minorati mentali tutti insieme.