legalità – una discussione a due

nuvola legalità

L’amico (e compagno di tante battaglie) Ezio Rovida mi scrive su Facebook replicando al post di ieri e prende spunto da un intervento in cui ribadivo che la mia solidarietà ad Alemanno va al Sindaco di Roma e che non penso si debba dar ragione a ciò che uno dice a seconda di chi lo dica (i diritti di classe).

scrive Rovida:

dopo aver letto l’articoletto sul tuo blog pensavo ad un ritorno di fiamma pasoliniano, del tipo studenti borghesi – poliziotti proletari, e mi sembrava solo un po’ anacronistico.

La distanza sociale fra studenti e poliziotti si …è praticamente annullata. Magari il finanziere o il poliziotto si trovano davanti il proprio figlio disoccupato o costretto a infiniti stage che lo condannano a lavorare gratuitamente. Almeno i poliziotti sono a stipendio fisso, cosa che per moltissimi studenti resterà una vana speranza.

Invece poi ho dovuto capire che solidarizzi proprio con Alemanno che attacca la magistratura per aver scarcerato gli arrestati rinviandoli a processo secondo le accuse specifiche formulate nei loro confronti. E cosa avrebbe dovuto fare la magistratura se non applicare la legge?

Ovviamente Maroni e Alfano ti hanno subito dato ragione, inviando ispettori contro la magistratura. Intanto La Russa ha provocato gli studenti con quel grido “vigliacchi” che mi ricordo bene di lui quando interveniva nelle assemblee e quando fuggiva come un coniglio dalla Statale.

Tu auspichi che il governo della destra Berluscon-Bossiana inasprisca le leggi contro le agitazioni sociali causate da questo stesso governo. Mi sembra un inutile correre in soccorso al vincitore.

Temo infatti che questo governo cercherà di scatenare una spirale repressiva contro un movimento ancora  prepolitico come quello degli studenti, oltre che contro le altre realtà di protesta sociale, dall’Aquila a Napoli e altrove, e che lo farà solo per nascondere le proprie malefatte e ruberie per le quali elude da anni la magistratura per reati molto più pericolosi e gravi.

Mi spaventa il grido d’allarme del capo della polizia Manganelli che vede i poliziotti costretti a far barriera da soli contro una protesta sempre più vivace, da Terzigno all’Aquila a Roma, giustificata anche dalla consapevolezza dell’indegnità morale dei governanti che fanno pagare la crisi, oltre che le loro personali malversazioni, alle fasce più deboli e indifese della popolazione.

Certo sono convinto che i movimenti di protesta debbano evitare la violenza che può trovare qualche giustificazione unicamente nel caso dell’autodifesa. Ogni auto bruciata, ogni vetrina spaccata sono azioni a favore di questo governo. Sono il primo a temere la ripetizione di dinamiche terribili che abbiamo a suo tempo vissuto e capisco le difficoltà del movimento nell’autodisciplinarsi.

Mi ricordo ancora le accuse che rivolgevano al Movimento Studentesco di essere “polizia degli studenti” quando cercava di isolare nelle manifestazioni i black bock che anche allora circolavano indisturbati, magari agitando le P38 nei cortei pacifici.

Ma proprio per la nostra età e la nostra esperienza dovremmo appellarci alla consapevolezza e all’intelligenza, operare nel nostro piccolo, per la ragionevolezza e la tolleranza, far capire che è meglio talvolta subire stoicamente la violenza piuttosto che cedere all’ira.

Laici, pacati, pensosi, diresti tu. E avresti ragione. Ma senza perdere l’orientamento e la bussola. In caso contrario, a cominciare a dar regione ad Alemanno, si rischia di far la fine di Brandirali.

Cereda

E’ una discussione che mi piace e dunque, visto lo spirito positivo di Ezio, non replicherò alle sue argomentazioni (come si faceva un tempo) perché ne condivido alcune ma non altre; cercherò invece di fare, a mia volta, un discorso in positivo.

Torno ora dalla manifestazione milanese del Parlamento della Legalità, l’associazione culturale di cui l’Hensemberger è scuola polo e svilupperò in forma sintetica il senso delle cose che ho detto nel mio intervento.

Viviamo in una società complessa in cui i messaggi negativi o distorti circolano quanto quelli positivi.

Sono messaggi negativi:

  • fatti gli affari tuoi che è la versione brianzola della omertà siciliana
  • distruggi che tanto hai un po’ ragione
  • l’altro ieri a Roma non è accaduto nulla e al massimo è stata una questione di infiltrati
  • se esplode la violenza è tutta colpa del governo che non sa far fronte ad una tensione di tipo sociale grave

Sono messaggi positivi:

  • l’invito a controllare l’impazienza giovanile e a cogliere il senso del cambiamento, il fatto che oltre ai momenti di rottura in cui si hanno anche svolte brusche, il cambiamento che incide davvero è quello quotidiano fatto di piccoli passi, di convinzioni che si fanno strada, di riflessioni su di sè
  • l’importanza di essere veri nel rapportarsi ai giovani non avendo paura di presentare il reale nella sua complessità con tutte le contraddizioni; quando si ragiona di legalità o di educazione deve essere normale sentirsi dire nello stesso giorno ma come sei di destra, ma come sei di sinistra
  • la costruzione della dimensione della legalità come terreno unitario entro il quale non devono passare le divisioni politiche che hanno perfettamente senso in altri ambiti
  • l’invito alla politica a farsi carico della dimensione sociale dei problemi: fare, spiegare, dare prospettive; per esempio il ministro Gelmini e il ministro Meloni dovrebbero cercare testardamente il confronto con i movimenti; e invece spesso i ministri hanno paura, le situazioni si esasperano e fanno notizia le uova invece degli obiettivi
  • l’importanza di una alleanza strategica tra le istituzioni dell’ordine pubblico e della giustizia e le istituzioni della educazione; ci deve essere interscambio (nel lavoro quotidiano) e ci deve essere accordo sul fatto che ciascuno sta facendo la sua parte per costruire lo stato democratico; sono orgoglioso di aver ringraziato il sangue freddo di quel finanziere che ha difeso la sua pistola e non ha sparato (ministri Maroni e La Russa gliela diamo una gratifica?)
  • l’importanza di un lavoro nella scuola che punti alla accoglienza, al rispetto delle regole, alla realizzazione di un sistema formativo in cui ciascuno si senta protagonista della costruzione di sè e del proprio futuro.

Chiudo con una considerazione che riprende alcune delle cose sottolineate da Ezio su come facevamo noi. Mi rendo conto che il tempo è passato e i movimenti sono cambiati. Non ci sono più le organizzazioni e dunque non ci sono nemmeno più i servizi d’ordine. Ma le bande di delinquenti esperti in teppismo e ricerca del morto, ci sono ancora.

In compenso concorderemo almeno sul fatto che le forze dell’ordine sono al servizio dello stato democratico. Allora incominciamo ud usare una sana cosa che si chiama denuncia e non delazione. Perché senno accadrà ancora che i teppisti se la filano e i manifestanti della terza fila ci vanno di mezzo. E il giorno dopo tutti ci incazziamo perché la magistratura li fa uscire di galera.

Vi ricordate l’abusata frase di Mao Tse Tung siate come i pesci nell’acqua? Mao non si riferiva certo a quelli che l’altro giorno hanno cercato il morto senza riuscirci. E noi togliamogli l’acqua a questi barracuda dell’illegalità.