mi faccio una domanda

 La domanda è: ma quando verrà il momento per discutere seriamente di legge elettorale? Ho seguito con una certa attenzione la discussione parlamentare sul governo e, visto che il governo aveva dichiarato di considerare il suo solo un ruolo di facilitatore mi sarei aspettato che le forze politiche cogliessero l'occasione di questo dibattito a riflettori accesi per incominciare a fare qualche proposta. Sono rimasto deluso. Nella discussione hanno prevalso le dichiarazioni scontate.

Quando ero bambino, per insegnarmi ad essere sincero, mi raccontavano spesso la favola di Pierino e il Lupo; Pierino, per attirare l'attenzione degli adulti grida molto spesso al lupo, al lupo. Gli adulti accorrono e lui li schernisce finché gli adulti decidono che non è una persona seria e quando il lupo arriva per davvero non si muove nessuno. Sul piano pedagogico la brutta fine di Pierino mi spaventava abbastanza.

Se un Avatar di Jeeg Robot schiaccia il pulsante mi piace, o scrive sui social network una palla clamorosa per poi aggiungere dimissioni, oppure meditate gente  mi preoccupo relativamente, ma se lo stesso atteggiamento lo assumono le forze politiche nel momento più alto della attività del Parlamento, quello della fiducia ad un nuovo governo, io mi preoccupo.

La qualità degli interventi è stata bassina; hanno prevalso le frasi retoriche, la denuncia degli errori dell'avversario, la sfiducia nel ruolo del Parlamento. La cosa che mi ha colpito più sfavorevolmente è che in questo atteggiamento hanno primeggiato le tre forze che avevano con più animosità difeso la linea della Costituzione non si tocca (i 5 stelle, la sinistra-sinistra, la destra populista). Per una sorta di nemesi storica gli stessi ascoltano solo i propri interventi, non fanno proposte e ripetono che bisogna votare.

Questa manfrina deve finire o si faranno passare inutilmente altri giorni preziosi salvo poi dire agli altri voi non avete fatto nulla. Magari mi sono distratto ma oggi ho sentito solo il senatore Romani di Forza Italia parlare di legge elettorale: ha detto due cose, 1) noi siamo per il proporzionale 2) siamo perché mentre si fa la riforma elettorale si incominci a mettere dentro qualche elemento che riguardi le norme di funzionamento dei partiti e la regolamentazione delle primarie.

Condivido il secondo punto anche perché se in passato i partiti hanno funzionato male, avevano almeno una vita interna anche in periferia e dunque si poteva avere una parvenza, pur nella delega del sistema parlamentare, di una partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica (era così per DC, PCI, PSI, Psdi, PRI, MSI). Oggi non è più così: o la struttura decentrata non esiste, o conta poco o non funziona (e ciò vale anche per il partito che ha conservato una maggiore parvenza di partecipazione strutturata, il PD). Le primarie vanno regolamentate e chi vota dovrà pur registrarsi da qualche parte come elettore.

Ma a parte le questioni futuribili c'è un masso che sta davanti alla discussione: il NO al referendum ha segnato la fine della democrazia governante fondata sul maggioritario e dobbiamo scegliere il proporzionale?

Personalmente continuo a pensare che il sistema proporzionale sia peggiore del sistema uninominale di collegio, ma questo nodo va sciolto e questo parlamento deve mettere insieme una legge che si conformi 1) alle indicazioni della consulta rispetto alle tematiche costituzionali della rappresentatività 2) al gradimento della maggioranza più ampia di questo parlamento 3) alla compatibilità dei sistemi elettorali di Camera e Senato (dove permane una differenza di corpo elettorale di 6 milioni di cittadini tra i 18 e i 25 anni)

Chi sostiene il proporzionale afferma che il maggioritario è fallito perché l'ipotesi bipolare (magari corretta dalle coalizioni) non esiste più e siamo ormai al tripartitismo. Bene andiamo al proporzionale in un quadro caratterizzato da tre forze semiequivalenti intorno al 30% e caratterizzate da una notevole stabilità di consenso. Si vota e poi cosa si fa per governare? Quali alleanze si fanno? Le alleanze si dichiarano prima o ciascuno è libero di fare come gli pare?

Ed ecco le mie domande:

  1. dove si discute? Si fa una commissione bicamerale o ciascuna camera va per conto suo? Se ciascuna camera va per conto suo in quale ambito viene sgrossato il problema essendo acclarato che se il governo fa da facilitatore non farà una sua proposta?
  2. le forze politiche sono disposte ad accettare uno spirito costituente, cioè uno spirito per cui si discute in maniera aperta e libera, si prendono via via le decisioni a maggioranza e poi ci si adegua indipendentemente dalla propria opinione?
  3. supponendo che prevalga una logica di tipo proporzionale a) la proporzionale si applica a livello delle grandi circoscrizioni e la si corregge, per quanto riguarda i resti con un collegio nazionale o la si applica direttamente su scala nazionale? b) cosa si pensa delle soglie minime per accedere alla rappresentatività? c) se si va con il proporzionale cosa accade delle preferenze, come si formano le liste, come si combattono le cordate? d) esisteranno ancora i collegi oppure no?

Qualcuno di quelli che stanno in alto si decida a parlarne. Non mi meraviglia che il PD dopo la fase bulimica faccia un po' di astinenza e dica ma voi cosa proponete?