libertà di pensiero, zombie e traditori

Sono rimasto stupito, infastidito e addolorato per alcune reazioni suscitate dall'appello a favore del Sì al referendum promosso da sessantotto esponenti del sessantotto.

Non te ne frega nulla? Esterna con un bel chissenefrega, ma per favore evita di gridare allo scandalo, al tradimento del 68 e chi più ne ha più ne metta. Riporto alcuni di quei commenti:


  • Sono rimasta di sasso, ma è proprio così. Penso si tratti di aterosclerosi galoppante. L'età fa bruttti scherzi. Io voto NO!

  • Zombie per il si, vampiri e lupi mannari per il si, virus ebola per il si…….
  • Lotta Continua, e avanguardia operaia erano ambigui anche in passato, e poi,……. cosa non si farebbe per una libbra di carne.
  • Ma via è il tentativo di verniciare di rosso un'operazione reazionaria di colore grigio antracite. Sai che efficacia può avere resuscitare dei movimenti defunti.
  • Noi li chiamavamo i figli scemi della Borghesia, ora sono solo borghesi arroganti
  • Facciamo un po' di storia: c'è chi il '68 lo ha preparato, organizzandosi, tessendo rapporti, leggendo e chi ci si è aggregato. Di questi molti hanno seguito il vento e si sono attaccati all'altra parte, a napoli si chiamano chiattilli, con un volgare riferimento ai pidocchi del pube

Dice l'appello: “Lungo gli anni di un mai cessato impegno pubblico, abbiamo appreso che la democrazia

  • non è un tram che si prende e dal quale si scende alla fermata improbabile di qualsiasi tipo di rivoluzione;
  • non significa solo gridare nelle piazze, nelle assemblee, sui social-media le proprie ragioni;
  • non è soltanto rappresentanza, ma anche governo;
  • non è solo popolo, ma anche istituzioni.

La Costituzione è bella, ma anche perfettibile. Il tempo presente richiede decisioni tempestive, apparati leggeri, eliminazione di doppioni inutili e costosi e l’allineamento istituzionale con le democrazie più avanzate. Ecco perché noi voteremo Sì e invitiamo a votare Sì nel referendum costituzionale del 4 Dicembre 2016”.

Siamo uno strano paese, ancora pieno di persone che preferiscono offendere piuttosto che ragionare, che chiedono sempre cosa ci sia sotto, che non accettano l'idea che tutti noi, dico tutti, viviamo entro un mondo in continua trasformazione.

Un tempo era la destra ad essere volgare nella polemica politica e se ti dichiaravi comunista ti davano due possibilità:

  • o eri un mangiatore di bambini
  • o eri uno che se ne doveva andare perchè se eri un agente di Mosca era bene che tu te ne andassi altrove.

Oggi viviamo nell'era del qualunquismo diffuso e della invettiva: sei una piattola, hai tradito, chissa cosa ci guadagni, non hai il diritto di parlare del 68, ma chi sei?

E' vero siamo di fronte ad un passaggio storico e alcune associazioni dell'arcipelago della sinistra si sono schierate, penso all'Arci, all'Anpi, alla Cgil. Lo hanno fatto sulla base di deliberati dei loro organismi dirigenti e cercando nella loro ragione sociale la motivazione per schierarsi per il NO pur sapendo che molti loro associati la pensano diversamente.

Nel caso dell'appello si è fatto molto meno; non si è affermato che il 68 vota sì, sarebbe stato impossibile, sbagliato e ridicolo. Si è voluto invece affermare la dignità di un percorso che ha portato alcuni dirigenti sessantottini, non tutti, nemmeno  la maggioranza (sarebbe impossibile stabilirlo) a ragionare di governo, di istituzioni, di Costituzione, a misurarsi con la storia.

Per me è normale che persone tra loro molto diverse sul piano culturale e politico siano per il NO (dalla estrema sinistra, ai pentastellati, ai fascisti) e non ci polemizzo. Mi è capitato di osservare che tra SI' e NO c'è una forte asimmetria a favore del NO sia che si parli di politica, sia che si parli di teoria della conoscenza perché chi vota sì è per l'uno mentre chi vota no è per il molteplice. Chi vota NO dice:

  • "quel singolo aspetto non mi convince e dunque voto NO, il resto non mi interessa";
  • un altro dice "voto NO perché non è stato abolito il Senato",
  • un altro afferma "voto NO perché il nuovo Senato non rispetta la volontà del popolo",
  • "voto NO perché i consiglieri regionali sono il peggio della classe politica",
  • "voto NO perché la riforma del titolo V che toglie poteri alle Regioni è un attacco al federalismo",
  • "voto NO perché hanno alzato il quorum delle firme per le leggi di iniziativa popolare",
  • "voto NO perché hanno resi difficoltosi i referendum",
  • "voto NO perché la riforma è scritta male",

Votare sì richiede accettare dei compromessi e comprendere che, se dagli anni 80 in poi è naufragato qualsiasi progetto (commissione bicamerale Bozzi, commissione bicamerale D'Alema, riforma Calderoli-Casini-Berlusconi), vuol dire che il processo è irto di ostacoli e che il compromesso è una necessità e non va demonizzato. Io, per esempio ho due perplessità:

  • amo le province molto più delle regioni perché penso che le province abbiano radici storiche, identità linguistica, culturale, economico produttiva mentre le regioni non ce l'hanno e sono troppo piccole per non diventare un carrozzone (come ci dice l'esperienza)
  • sui referendum avrei previsto un numero di firme pari al 5% del corpo elettorale con successiva abolizione del quorum per rendere serio e cogente questo istituto di democrazia diretta

ma ho tenuto conto, e tengo conto, delle opinioni altrui.

La polemica sull'appello dei 68 finirà nel giro di qualche giorno, la necessità di spiegare il merito della questione permane e dobbiamo lavorarci tutti.