aumentano o calano gli occupati?

Sull’andamento del mercato del lavoro si può studiare il tasso di aumento, che ovviamente varia in su e in giù, e si possono studiare i valori assoluti. Il dato di fatto sorprendente per me (che pure sono ottimista e so distinguere una valore assoluto da un tasso di variazione) è che il totale occupati raggiunge il livello del 2008.

Il diagramma che pubblica il Sole 24 Ore il 13 settembre 2016 indica anche che prima del 2008 gli occupati erano molto meno di oggi.

Tutto parte dalla pubblicazione del rapporto ISTAT sul mercato del lavoro uscito il 12 settembre e relativo al II trimestre 2016.

La sintesi che propone Il Sole 24Ore riassume i dati Istat in un diagramma interattivo  nel quale si può scegliere tra lavoratori dipendenti a tempo determinato, a tempo indeterminato o totale lavoratori dipendenti. La cifra che mi ha colpito è il totale dei lavoratori dipendenti che assomma 17.282.000 e nel 2008 era 17.823.000! I lavoratori a tempo determinato ammontano a 2.423.00 mentre nel 2008 erano 2.272.000 mentre i lavoratori a tempo indeterminato erano 15.011.000 e oggi sono 14.860.000.

Abbiamo assistito a innumerevoli polemiche sull’efficacia dell’azione del Governo sull’occupazione. Mi sembra che il risultato relativo ai lavoratori dipendenti sia indiscutibile: siamo tornati ai livelli del 2008.

Per completezza, e per non dare l’illusione a chi legge che il mio pensiero sia eccessivamente ottimista, mi preme ricordare che il Sole 24 Ore nello stesso articolo on-line rileva che il numero di lavoratori autonomi è passato da 5.821.000 nel 2008 a 5.504.000 nel 2016, con una riduzione di 317.000 unità. E questo è un elemento che evidenzia la fragilità della ripresa economica in corso.

Nei giorni scorsi la polemica sull’occupazione si era riaccesa. Ricordate Grillo che tuonava contro il Governo e il PD, i quali attaccando i 5Stelle sulla situazione romana, cercavano di distogliere l’attenzione del pubblico dai disastri sull’occupazione. Ora Grillo non è certamente un economista e ha un limite probabilmente dovuto a studi insufficienti in gioventù. Difetto che condivide con tanti altri politici, cito Salvini perdonabile e Brunetta – imperdonabile, in quanto economista.

Ora qual è il punto? Oltre all’Istat anche il Ministero del Lavoro pubblica trimestralmente l’andamento di nuovi contratti e cessazioni. Grande scalpore ha dunque fatto qualche giorno fa la frase del rapporto ministeriale “Nel II trimestre del 2016 si registra un calo del numero di attivazioni rispetto allo stesso periodo del 2015 pari a -12,1%.” .

Ma cosa vuol dire questa frase? Navigando nel sito del Ministero si trova il rapporto del II trimestre 2015 e si legge:

  • Contratti attivati II trim 2015 2.775.139
  • Contratti cessati II trim 2015 2.504.424
Mentre nel rapporto del II trimestre 2016 si legge:
  • Contratti attivati II trim 2016 2.454.757
  • Contratti cessati II trim 2016 2.197.862
Dunque si ha un saldo positivo nel 2015 di 270.705 unità e nel 2016 il saldo è di 256.895.

Cosa vuol dire tutto ciò? E’ evidente che nel II trimestre si assiste a un aumento dell’occupazione, come nel II trimestre del 2015, ma nel 2016 l’aumento è più contenuto. SI tratta quindi non di una diminuzione degli occupati ma di una diminuzione della velocità di crescita degli occupati.

In matematica si tratta di due grandezze molto diverse: il numero di occupati è un valore assoluto, la velocità di crescita degli occupati è un tasso, ovvero una derivata in termini matematici. La stessa differenza che intercorre tra il numero di km percorsi e la velocità con cui li percorriamo.

Poi che il tasso di aumento stia rallentando non fa piacere, ma mentre il governo ha fatto la sua parte con nuove regole e incentivi via via in riduzione (che è probabilmente la causa principale del rallentamento della crescita), gli imprenditori hanno investito? E questo è il vero punto.

Forse anche su questo il governo potrebbe intervenire, in particolare sbloccando la situazione delle banche che frena i flussi finanziari necessari agli investimenti, ma ci sono i vincoli europei sui salvataggi delle banche (nonché le reazioni giustamente scandalizzate di chi vede prendere denaro pubblico per salvare denaro dei privati).

Già che dobbiamo trattare con l'EU tanto vale trattare per un rilancio degli investimenti che è proprio quello che Renzi sta cercando di fare da alcuni mesi e ripropone ad ogni incontro intergovernativo o interministeriale.


Cosa potrebbe fare di meglio il governo?
 Qui gli esperti si scatenano dicendo: abbassare le tasse, ridurre o eliminare il cuneo fiscale ecc. ecc. ma non dicono mai con quali risorse …