ballottaggio

Nella intervista a "La Repubblica" dedicata al referendum, Napolitano, a proposito di legge elettorale, afferma che: "...rispetto a due anni fa lo scenario politico risulta mutato in Italia come in Europa. Ci sono nuovi partiti, alcuni dei quali in forte ascesa che hanno rotto il gioco di governo tra due schieramenti, con il rischio che vada al ballottaggio previsto dall'Italicum e vinca chi al primo turno ha ricevuto una base troppo scarsa di legittimazione col voto popolare. Si rischia di consegnare il 54% dei seggi a chi al primo turno ha preso molto meno del 40% dei voti. Ritengo che questi e altri aspetti dell'Italicum meritino di essere riconsiderati."

Napolitano aggiunge che dovrebbe essere Renzi ad assumere l'iniziativa di una ricognizione parlamentare prima della sentenza della Corte Costituzionale.

NON SONO D'ACCORDO

1) il sistema italiano è tripolare da almeno 3 anni; le cose non sono cambiate nelle ultime settimane; semmai, a proposito di 5 stelle, siamo alla messa in prova e i segnali che arrivano non sono esattamente confortanti sul piano della capacità di governare la complessità. Dunque la situazione è in movimento, così come era in movimento tre anni fa. Stiamo per arrivare alla sanzione solenne, quella in cui si pronuncia il corpo elettorale e c'è ancora molto da fare per spiegare. Non è il momento di fingere disponibilità a cambiamenti quando il meccanismo si è messo in moto. Si farebbe solo confusione di fronte ad un elettorato disorientato.

2) Napolitano mi pare che non tenga conto del fatto che al ballottaggio l'elettore dà un nuovo voto, non necessariamente a chi predilige, ma facendo una scelta più complessa. Probabilmente l'ex presidente della Repubblica si è spaventato del risultato di Roma e delle amministrative quando il PD si è dimostrato incapace di attirare nuovi consensi, mentre si sono verificate saldature inattese tra destra e 5 stelle. Mi chiedo, ma quando si difendeva il ballottaggio inteso come "seconda elezione", non a caso previsto solo se al primo turno nessuno raggiunge (come singola forza politica) la soglia del 40%, si stava scherzando o si faceva sul serio? Si pensava ad una modalità d espressione del consenso democratico o si aveva in mente il tanto vinciamo noi?

3) la legge elettorale non va costruita in base alle convenienze ma alla necessità di garantire due elementi essenziali: la governabilità e la rappresentanza delle minoranze. Questi elementi ci sono e sarebbe buona cosa, una volta tanto, provare la novità.

4) allo stato attuale due forze politiche viaggiano tra il 30 e il 35%; sono il PD e i 5 stelle. Il centro destra è diviso in tre spezzoni e quando se ne saldano due va in tilt il terzo ed è dunque improbabile che vada al ballottaggio; nel caso improbabile in cui i competitor risultino tre, si avrebbe una terza forza, certamente eterogenea (strattonata tra Salvini e Parisi) ma comunque sempre nella fascia del 30%.

5) Dove sta il problema? Mi pare ovvio che nella legge elettorale non ci sia scritto chi andrà al ballottaggio. E per dirla tutta alcuni distiguo iniziano a preoccuparmi

6) Vi pare pensabile che, a meno di una sentenza della corte, si trovi una maggioranza per cambiare l'Italicum prima del referendum? A me non pare. Se ne parla dopo il referendum: se vince il sì c'è da discutere di legge per il Senato (criteri per le leggi elettorali regionali, rispetto della volontà popolare, …); se vince il no bisognerà rivedere tutto perché l'Italicum è pensato per la sola Camera. E io mi chiedo, "con quale governo?", "con quali tempi?".

Ma questa è un'altra storia e non a caso sono per il SI' e insisto a dire che viene messo alla prova del consenso un intero progetto politico. Certo si vota per confermare le modifiche alla Costituzione, ma queste modifiche non sono saltate fuori per incanto dalla testa di Maria Elena Boschi. Sono la concretizzazione di un progetto di cambiamento dell'Italia che ha seguito un lungo iter parlamentare, più lungo del lavoro della Assemblea Costituente.

Se il progetto non piace vuol dire che bisogna ridare la parola agli elettori. Non è un dramma, è la democrazia e l'idea di affermare che ci si crede, è importante. Non è un ricatto, è il suo esatto contrario.