come butta?
Quello che mi preoccupa di più nella evoluzione del quadro politico è il destino dell'Italia. Come è noto il nostro è un paese che ha bisogno di stabilità e di politiche economiche ed estere che consentano il rilancio del sistema paese.
L'esperienza del governo Renzi, con tutte le difficoltà dovute all'esito delle ultime elezioni politiche che non consentiva la formazione di un governo di legislatura ma rendeva necessario un governo delle riforme istituzionali (tripartitismo, necessità di una nonsfiducia da parte del centro destra, riforma costituzionale, riforma del mercato del lavoro), è andata nella logica del fare, del mettere continuamente l'asticella un metro più in là di quanto chiedevano le opposizioni (interne ed esterne al partito di maggioranza).
L'elenco delle cose fatte in due anni e mezzo è notevole e basta scorrere queste slide per rendersene conto. Guardiamole, perché di tante cose corriamo il rischio di dimenticarcene sommersi dal tormentone quotidiano di cosa non funziona (uno sport nazionale in cui primeggia il giornalismo televisivo).
All'elenco ci sono da aggiungere i provvedimenti sulla scuola che hanno permesso una significativa riduzione del precariato e un timido incremento dei livelli veri di autonomia scolastica (con le prime mosse di organico funzionale) e la legge sulle unioni civili. Ci sono poi tutti i decreti legislativi legati alla riforma della pubblica amministrazione (decreti Madia), la riforma della legge elettorale per la Camera e la riforma della Costituzione.
Governare logora e il consenso elettorale intorno al PD di Renzi è certamente calato come si è visto alle ultime elezioni amministrative. C'erano situazioni incancrenite (come Roma) ma il risultato di Torino (e tanti altri dove il centro sinistra aveva governato bene ed ha perso) mandano un segnale di scontento, di voglia di cambiare. Lo si vede bene sulla riforma della Costituzione: dire di no è più facile che dire sì; nel no si possono sommare scontenti e proposte diametralmente opposte; nel sì si è per una sola politica.
Stiamo prr arrivare al rush finale; o la va o la spacca. Se la riforma costituzionale passa il governo si potrà e dovrà dedicare ai cantieri in corso (riforma della giustizia, riforma dell'Università, problematiche di rodaggio del superamento delle province) e agli adempimenti previsti dalla riforma della costituzione: legge elettorale quadro per il Senato in primis (i dettagli sono competenza delle singole regioni), riforma del sistema dei partiti.
Se la riforma non passa Renzi fa benissimo a passare il testimone e, secondo me, è corretto che il PD si tiri fuori e si apra la strada delle elezioni perché è del tutto evidente che nè il centro destra nè il M5 stelle (e i frustoli di sinistra-sinistra) sono in grado di mettere in piedi una ipotesi di governo, nemmeno di transizione, mentre l'idea di governo delle riforme è già stata esperita.
Ma si andrebbe ad elezioni con legge a doppio turno per la Camera e con legge proporzionale per il Senato. Sì sarebbe così. Ma ci sarebbe la ingovernabiità. Sì ci sarebbe la ingovernabilità e gli Italiani hanno almeno due momenti per pensarci: il referendum ed eventualmente le elezioni politiche.
E il destino dell'Italia? La democrazia occidentale si regge sul consenso non sul governo dei lumi. Creare, attraverso riforme, le condizioni istituzionali per governare è compito della politica. Esprimere gli orientamenti di governo è compito dei cittadini attraverso le elezioni. Sono curioso, davvero curioso, di sapere come si comporterebbero gli elettori: una cosa è ribaltare la situazione, come a Roma, perché bisogna disincrostare, una cosa è affidare a Di Battista o Di Maio il governo del paese. Staremo a vedere e lo si vedrà al referendum.
Comunque vada c'è una cosa che merita attenzione. Vi ricordate le polemiche di DS e PDS contro il partito di plastica? Polemiche giuste che valgono anche, fatti i dovuti distinguo, per il PD. Non sono di quelli che fanno la polemica sull'uomo solo al comando. La leadership nell'era della rete è una cosa importante, ma non basta. Renzi ha fatto discutere molto la direzione del PD, ma sotto la direzione cosa c'è? Qual è il ruolo dei circoli? Ha senso la struttura territoriale o va affiancata, come io penso, con organismi di settore (scuola, sanità, terziario, economia, …). Come si prendono le decisioni? E' possibile che nell'era di Internet non esistano forme di consultazione rapida, almeno per quanto attiene agli orientamenti? Come si formano gli organismi dirigenti?