Viva Margherita: Corrado Lamberti
Il libro esce in questi giorni e Corrado (scusate se non lo chiamo Lamberti, ma non mi viene) me ne ha inviata una versione per la recensione: ci tenevo per Margherita Hack e per Corrado. Margherita Hack è stata un mito assoluto per noi cultori della razionalità scientifica e sognatori di un mondo migliore. Parlava e scriveva in maniera semplice riuscendo a condensare, magari in una battuta, cose profondissime. Nella collana i mestieri della scienza potete trovare Idee per diventare astrofisico una sua breve ed efficace autobiografia ed un invito ad occuparsi di astrofisica.
DI Margherita Hack (1922-2013) mi è capitato di occuparmi nel 2015 quando è saltata fuori la triste vicenda della eredità dirottata in malo modo dal marito malato di Halzheimer: tutto in regola tranne la sostanza.
Sapendo il rapporto che li legava mi capitò anche di chiedere una opinione a Corrado che, giustamente, rimase riservato confermandomi solo di questo legame fortissimo tra Margherita e il marito Aldo De Rosa morto un anno dopo Margherita. Questo legame fortissimo emerge in pieno in Viva Margherita:
Aldo era il marito di Margherita, ma a lui «marito» non è mai piaciuto, preferiva che si dicesse «compagno». Né alto, né basso, i capelli bianchi sempre un po’ scarmigliati, trasandato nel vestire, forse per non discostarsi dallo stile della compagna, gli occhi indagatori, mai fermi, un viso dai tratti marcati, tipicamente toscano, etrusco gli dicevo io, e lui di rimando: «Sarete belli voi svizzeri!» accomunando la discendenza di Margherita alla mia, che in effetti annovero avi che si trasferirono quattro secoli fa sul Lario provenendo da una vallata ticinese.
Aldo De Rosa è stata la persona più colta e affascinante che io abbia conosciuto. Una personalità vulcanica, spontaneo, schietto fino all’impertinenza, un chiacchierone che saltava senza sosta da un argomento all’altro: con lui non si riusciva mai a concludere un ragionamento.
Per tutta la vita le ha fatto da segretario e maestro intellettuale: le cercava i riferimenti culturali, selezionava gli articoli da leggere, le dava il la. Corrado cita in proposito il loro primo incontro, il 30 aprile del 1979, quando si sta per mettere in piedi l'Astronomia. E' stato mandato in ricognizione da Como a presentare a Margherita il progetto editoriale e a proporgli la direzione; tutto bene, chiacchiere a ruota libera e poi il trabocchetto; Margherita gli dà da leggere due articoli per sapere come li inquadrerebbe nella nuova rivista:
Uno degli articoli era in inglese, l’autore era un astrofisico sovietico che io a quel tempo non conoscevo, l’altro era di Margherita.
Aldo, pesando le parole, aggiunse: «Mi raccomando, con la massima sincerità!»
Il povero Corrado se ne torna in albergo; il primo articolo è bellissimo e stimolante, il secondo è impubblicabile. Si tratta di un finto articolo contro l'astrologia in cui per esigenze diplomatiche Margherita era stata melliflua nell'esporre il proprio pensiero assolutamente contrario. Che fare? Essere sinceri e tornersene a Como a dire che i rapporti diplomatici si sono rotti? Corrado non sa che sta per essere esaminato su una virtù importante, la franchezza, Aldo gli ha teso un tranello. Ma d'altra parte è il 1° maggio, il suo 1° maggio senza essere alla manifestazione, Corrado arriva sotto casa e vede, sulla cupola che sovrastava la casa una grande bandiera rossa:
ora mi sentivo come se fossi a casa, in famiglia. Di colpo, ogni dubbio sparì: con i compagni si dev’essere sinceri e leali, sempre!
Espressi dunque tutto il mio entusiasmo per l’articolo di Shklovskii. Magari avessi potuto ospitare lavori di quel livello in ogni fascicolo della rivista! Invece, aggiunsi, l’articolo di Margherita non mi sembrava adatto e non lo avrei pubblicato. Non ebbi neppure il tempo di motivare il mio rifiuto, né di preoccuparmi per la loro reazione perché Aldo scoppiò in una gran risata compiaciuta e mi abbracciò: «Bene, sei stato sincero. Con te andremo d’accordo tutta la vita!»
Mi sono dilungato sul primo incontro perché il libro non è una biografia di Margherita, ma un pezzo della autobiografia di Corrado; Margherita c'entra perché l'avventura de l'Astronomia è durata oltre 20 anni ed è stata seguita da un'altra rivista Le stelle dopo la chiusura della prima e Corrado da pivellino, docente di fisica neolaureato che sapeva poco o nulla di astronomia, è diventato direttore di una rivista di astronomia di prestigio internazionale, divulgatore, conferenziere, autore di libri al fianco di Margherita. Questo processo, questa trasformazione sono gli argomenti del libro: i grandi collaboratori, il rapporto con i lettori, le capacità organizzative, il duro e grigio lavoro redazionale, la pignoleria e l'attenzione ai dettagli (tipica del fisico) e la serietà nel proprio lavoro (l'aria del lago).
Un capitolo del libro è dedicato alla vicenda della tesi di laurea di Corrado e ci riporta nel gruppo di Fisica dello spazio di Beppo Occhialini (per due volte prossimo al Nobel) e della moglie Connie Dilworth dove anche io ho lavorato come perito e dove mi sono laureato. Dai primi mesi del 71 Corrado lavorava alla calibrazione di un rivelatore di particelle che doveva poi finire sul satellite francese HEOS 2. Ma ad aprile l'assemblea generale deliberò una occupazione dura (con blocco della ricerca) che sarebbe poi durata sino a luglio.
Corrado (comasco) era il braccio destro di Flavio Crippa (lecchese) che si occupava della logistica e così aveva anche il controllo dei lucchetti.
Occhialini si lamentò non poco per quello che egli riteneva un vero sopruso. Se la nostra controparte era l’ala più retriva del corpo accademico, ci diceva, perché a farne le spese doveva essere la ricerca? L’attività di ricerca meritava rispetto, sempre e comunque. Bisognava che ripartisse al più presto. Oggi sono d’accordo con lui, ma allora la sua supplica cadde nel vuoto.
Un mattino, il professore mi si presentò di buon’ora chiedendomi se poteva prelevare dal suo ufficio certi documenti: avrebbe sbrigato la faccenda in cinque minuti. Potevo essere così sciocco da negargli il passo? Prego, professore, e gli aprii il lucchetto. Lui varcò la soglia, con quel suo passettino leggero, e appena dentro mi annunciò la sua decisione di contro-occupare l’istituto: non sarebbe più uscito da lì fino a che non si fosse tolto il blocco della ricerca. Tentai di tutto per farlo recedere, ma invano. Tra l’altro, non avrei più potuto barrare la porta, per ragioni di sicurezza (sua) e perché sarei incorso nel reato di sequestro di persona. Lui fu molto comprensivo e trovammo un compromesso: il lucchetto sarebbe rimasto al suo posto, ma non serrato, di modo che, mentre a uno sguardo superficiale continuava ad assolvere la sua funzione dissuasiva, lui l’avrebbe potuto sfilare in ogni momento e io non rischiavo la denuncia. In aggiunta, scrisse su un foglietto una frase che, mi disse, mi avrebbe sollevato da ogni responsabilità...
Dopo tre o quattro giorni di contro-occupazione, constatata l’inefficacia del gesto anche come impatto mediatico (i giornali ne avevano parlato, ma solo di sfuggita), Occhialini mi comunicò che avrebbe iniziato anche uno sciopero della fame. «Professore, la prego, non lo faccia», ma fu irremovibile. Tuttavia, le conseguenze non furono così drammatiche come si poteva temere. La moglie continuò, come prima, a fargli visita ogni mattina entrando con una borsa piena e uscendone con la borsa vuota. C’era da scommettere che non gli portava solo libri perché Beppo non deperiva. Anzi, era di ottimo umore e intorno alle cinque del pomeriggio mi mandava a chiamare perché prendessi il tè con lui, accompagnandolo con biscotti, pasticcini e interminabili confronti sulla situazione politica internazionale, sulla politica interna, sull’andamento della lotta in facoltà. «Mi piace il rapporto che c’è tra di noi», mi diceva. «Mi sento come un ufficiale egiziano prigioniero dell’esercito israeliano, o viceversa». Gli echi della Guerra dei sei giorni non si erano ancora sopiti.
Non conoscevo questo episodio (ero a militare e non partecipai alla lotta del 71) ma c'è tutto di quel grande personaggio cui, nel 69, dedicai un tatse bao che parlava dei baroni di fisica dal titolo aquile e galline (lui era l'aquila).
Ma quando .l'occupazione finisce la calibrazione dello strumento non è finita e, a fine luglio, l'università sta per chiudere; se salta la calibrazione saltano la tesi di Corrado e l'esperimento dei francesi. Così, su proposta di Occhialini, ma noi non sappiamo nulla, dopo la reprimenda Corrado riceve le chiavi dei laboratori e, lavorando anche il sabato e la domenica, finisce tutto il lavoro in agosto.
Nel libro ho ritrovato anche un altro episodio di quegli anni caldi. Corrado sta finendo la tesi quando a metà del 72 gli arriva la cartolina precetto e l'esercito lo tratta come si merita, visto che è un sovversivo. Avrà difficoltà ad avere le licenze per laurearsi perché c’era un’informativa dei carabinieri del mio paese che mi inseguiva e che mi segnalava come elemento da tenere d’occhio, in quanto (cito alla lettera) «organizzatore di manifestazioni antifasciste».
Le manifestazioni ci furono per anni; le organizzava lui, al suo paese, Giulino di Mezzegra dove fu fucilato Mussolini il 28 aprile del 45. Da qualche anno i fascisti avevano preso l'abitudine di venire a fare una commemorazione: militanti di estrema destra si riversavano a Mezzegra da tutto il nord Italia, dando vita a fiaccolate notturne con labari, camicie nere, urlando minacce contro i vecchi partigiani del luogo, terrorizzando la popolazione anche con spari. Così iniziò una azione di presidio di massa in accordo con l'ANPI di Como (io ricordo quella del 72).
L'Astronomia centra perchè finito il movimento, passano gli anni e i fascisti ci riprovano, questa volta in grande e sarà nel 1984 la redazione della rivista ad occuparsi di far finire nel lago il monumento che ci si preparava ad inaugurare.
L’indomani mattina, i nostalgici, giunti in massa da tutto il nord Italia, si ritrovarono a inaugurare un buco nel muro: lo smacco fu grosso, ne parlarono tutti i quotidiani, in Italia e anche all’estero.
Margherita, che era stata tenuta al corrente di tutto, quando lesse i resoconti giornalistici fu quanto mai orgogliosa dei redattori della sua rivista. Mi disse che se ci fosse stata avrebbe partecipato anche lei alla rimozione.
Come dicevo all'inizio il libro può essere letto con diverse chiavi di lettura: il personaggio Magherita Hack nei suoi aspetti domestici e caratteriali (il rapporto con il cibo, quello con i gatti e con l'amato cane Dick), la storia della divulgazione scientifica italiana, le avventure editoriali in cui buone idee vengono rovinate da pessimi amministratori, la storia personale di Corrado (come si diventa esperto di astronomia partendo dalla fisica cosmica, il rapporto con il padre partigiano e i suoi amici, un inedito legato alla fucilazione di Claretta Petacci).
Insomma sono 170 pagine che vi passano via in un attimo perché si parla di una vita vissuta con passione, quella di Margherita, ma anche quella di Corrado.
Corrado Lamberti
Viva Margherita
Sperling & Kupfer – 2016 – 168 pag. – 12.90 €