Salvini e don Milani

Salvini insiste sull'invito all'obiezione di coscienza contro la legge sulle unioni civili e lo fa facendo credere che esista un diritto dei Sindaci a disobbedire come se nulla fosse.

In realtà vuole fare un po' di canea e becero, come gli capita di essere, arriva a citare don Milani a sostegno delle proprie tesi. Ci opponiamo alla legge delle unioni civili come lui fece contro l'esercito obbligatorio e per l'obiezione di coscienza, dice.

Oltre a ricordargli che in quegli anni qualche mio amico l'obiezione la fece e andò in carcere militare per quello, ricordo ai lettori che il signor Salvini quando era ancora un leghista rampante propose che sulla metropilitana di Milano venissero fatti posti separati per italiani ed extracomunitari, una cosa che don Milani avrebbe certamente condiviso.

Naturalmente è libero di pensarla come Donald Trump ma non è lecito che strumentalizzi don Milani. Gli metto a disposizione qualche citazione di don Lorenzo, presa dal sito della fondazione che a lui si richiama:


Il mondo ingiusto l’hanno da raddrizzare i poveri e lo raddrizzeranno solo quando l’avranno giudicato e condannato con mente aperta e sveglia come la può avere solo un povero che è stato a scuola.

Lo sciopero è un’ arma […]. Somiglia alla spada dei cavalieri medievali che veniva consacrata sull’altare in difesa dei deboli e degli oppressi. Se era cristiana quella spada lo sarà di più lo sciopero, arma incruenta. […] Ma se c’è poi uno sciopero che ha in più il profumo del sacrificio cristiano è lo sciopero di solidarietà.

Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.

E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruenti: lo sciopero e il voto.

Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande “I care”. E’ il motto intraducibile dei giovani americani migliori. “Me ne importa, mi sta a cuore”. E’ il contrario del motto fascista “Me ne frego”.

Non c’è scuola più grande che pagare di persona

La leva ufficiale per cambiare la legge è il voto. La Costituzione gli affianca anche la leva dello sciopero. Ma la leva vera di queste due leve del potere è influire con la parola e con l’esempio sugli altri votanti e scioperanti. E quando è l’ora non c’è scuola più grande che pagare di persona un’obiezione di coscienza. Cioè violare la legge di cui si ha coscienza che è cattiva e accettare la pena che essa prevede.

Chi paga di persona testimonia che vuole una legge migliore, cioè che ama la legge più degli altri.

Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto.

Ho insegnato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia.

Conoscere i ragazzi dei poveri e amare la politica è tutt’uno. Non si può amare creature segnate da leggi ingiuste e non volere leggi migliori.

Chi sa volare non deve buttar via le ali per solidarietà coi pedoni, deve piuttosto insegnare a tutti il volo

Ma non vedremo sbocciare dei santi finché non ci saremo costruiti dei giovani che vibrino di dolore e di fede pensando all’ingiustizia sociale