la Gigia, Sigaro e Miou – mondo gatto

Tutte le notti, verso le tre, mi si infila nel letto una diciottenne, mi si mette di fianco e inizia a succhiarmi il muscolo del braccio; alle cinque ricomincia a saltare su e giù dal letto; va sulla scrivania e si mette a raspare l'armadio: è la Gigia, la mia gatta anziana che ha, appunto, 18 anni e io non sono un pedofilo.

Fa così da quando era cucciola; succhia proprio, senza usare i denti, con labbra e lingua, e con le zampe anteriori fa la pasta; in certe notti, se ha le crisi abbandoniche,  fa anche tre o quattro visite addormentandosi mentre succhia sempre più lentamente.

E' stata abbandonata da molto giovane, in mezzo ai rovi, lungo il Lambro, e Bruna, che era in giro per un servizio di guardia ecologica, l'ha trovata, richiamata dai miagolii, insieme ad altri due fratellini dentro un sacchetto di plastica; era così piccola che stava nel palmo della mano.

Ne ha passate tante rischiando di perdere un occhio per una congiuntivite e cheratite eosinofila; le dava fastidio e per combattere il prurito si era data una bella unghiata nella cornea. Il dottor Tiziano Monti, che si è sempre occupato di oculistica veterinaria a Monza, è stato bravissimo. Una prima volta è riuscito a sistemarla intervenendo chirurgicamente sulla cornea ferita e una seconda volta, in cui c'erano perforazioni importanti, le ha fatto anche un mezzo trapianto, applicando sopra la cornea originale una porzione di cornea proveniente da un maiale.

Ormai è la nostra vecchietta, me la sono portata in Toscana e all'inizio, scontrosa e solitaria, interagiva solo con me, scappando a nascondersi se arrivavano Daniela o Ruggero e soffiando agli altri animali. Poi, pian piano si è lasciata andare e ora, nonostante la riservatezza, sta con gli altri gatti e non scappa più se arriva qualche altra persona.

Quando sono solo, al computer o sdraiato a leggere, lei arriva e si mette in braccio o di fianco; mi lascia lavorare, ma intanto ronza, si fa accarezzare e mi rilassa.

Non si sa per quanto tempo restarà ancora tra noi; diciotto anni per un gatto sono già una bella età. Di salute sta bene, ma sono iniziate le difficoltà articolari; i muscoli si sono ridotti e nonostante mangi come gli altri, anzi di più, è molto dimagrita e pesa meno di 3 kg. In dialetto si dice: la ga tacà poe nigot.

Quando la Gigia è arrivata a casa, a Villasanta, c'era ancora Clio e con lei sono passati da casa altri protagonisti che ora non ci sono più; li ricordo in rapida sequenza:

  • Miou (arrivata ai tempi della casa di via Verdi) intraprendente e randagia, scomparsa in via Mantegna nei giorni in cui, nel cantiere delle villette di fronte, facevano le gettate per i cementi armati,
  • Faccione (un bel maschio tigrato, da esterno, con una faccia imponente) che veniva solo a mangiare e un giorno non si è visto più,
  • Vlad il gatto bianco di Daniela (il gatto bianco che sembra un po' un coniglio, gli canticchiava) avvelenato in via Mantegna e ritrovato in fin di vita (la morte di Vlad è stata tra le concause che l'hanno fatta decidere per veterinaria),
  • Chop un maschio bianco e nero molto pacioso a cui piaceva sia stare in casa, sia andarsene in giro, scomparso pochi giorni dopo il suo arrivo in Toscana dove l'avevamo portato nelle vacanze di Natale.

Nei giorni del mio arrivo a Solaia, intorno a casa di Daniela, girava Sigaro, il gatto-nutria, che era stato abbandonato da una coppia-meteora che l'aveva portato a Solaia prima di trasferirsi altrove abbandonandolo con le orecchie che, a guardarle, sembrano mozzate con le forbici (avevano una bimba piccola che, probabilmente, ha fatto qualche esperimento).

Sigaro era in attesa di una famiglia, dopo essere stato buttato fuori casa anche da Daniela a cui aveva rovinato con una pisciata da gatto maschio (di quelle che non si levano più) un set di materassi pregiati comperati da poco.

Ha 7 anni e l'ho definito Gatto-nutria, o gatto-marmotta, perché ha le zampe cortissime, una coda di neanche 15 centimetri, la faccia piccola ma bella, e un bel pelo tabby tigrato. E' molto affettuoso e si comporta come un cagnolino attento a non farsi beccare dalla Chicca che si diverte a rincorrerlo solo per il gusto di vederlo correre. E quando corre è proprio ridicolo.

Come lo tocchi inizia a ronzare e si mette a pancia in su per farsi fare i grattini. Se non lo tocchi arriva e si struscia, ti spinge con la testa, finché non ti decidi a dargli una razione di coccole.

E' un po' tonto e non ha ancora scoperto il trucco per rientrare in casa quando la gattaiola è chiusa in ingresso. Sopperisce alla mancanza di spirito critico con il linguaggio, che è molto ricco di vocalizzazioni diverse, con cui trasmette richieste e desideri.

L'ultima arrivata, Miou seconda, è stata chiamata così, quando ce l'hanno portata nell'estate del 2012, per via della intraprendenza e della abtudine a miagolare in continuazione, come faceva la prima Miou.

Arrivava da una delle colonie feline tra Cerbaia e il Palazzo e l'ha trovata una turista tedesca di passaggio, molto piccola, ma già mollata dalla madre e autosufficiente. Venendo da una colonia felina temevamo per la FIV e la FELV, ma  per fortuna non è stato così. Appena arrivata faceva delle battaglie bellissime con la Cabesita con assalti al volo, pelo ritto e unghiette in fuori.

Miou è il contrario di Sigaro; è cresciuta da gatto domestico, ma ha la sua vita all'esterno, con un territorio molto esteso nei boschi sia verso il fosso di Solaia, sia verso la val di Farma. E' di corporatura grande e ha una muscolatura potente. Quando la prendo in braccio resto impressionato di quanto sia stagna e pesante con una massa muscolare che le consente di fare di tutto: arrampicarsi sugli alberi, saltare le reti delle recinzioni, salire sui tetti, cacciare topi e uccellini. A differenza di Sigaro che si spaventa, lei si diverte a farsi rincorrere dalla Chicca e sembra sfidarla: non mi prendi, non mi prendi, …. e la guarda da un ramo di un  albero.

Per evitare incursioni notturne, avevo bloccato la gattaiola in ingresso, e ci ha messo meno di mezza giornata per scoprire come entrare lo stesso. Dà dei colpetti alla porticina e riesce a farla rimbalzare verso l'esterno; ci ficca sotto una zampa, poi la testa e il gioco è fatto.

I tre stanno insieme e si contendono due spazi: il divano del soggiorno-cucina, messo di fronte alla stufa e su cui in certi momenti dormicchiano l'uno di fianco all'altro e il pavimento della mia camera da letto, intorno al tubo della stufa che arriva dal piano di sotto. Il pavimento si scalda e la Gigia e Miou ci si acciambellano all'intorno.

Mentre la Gigia e Sigaro stanno tranquillamente in braccio e anzi amano essere maneggiati, Miou ha completamente conservato l'indipendenza felina: sono io a decidere; se sono su uno scalino e avvicini la mano,magari, ti dò una leccatina, ma non credere che mi lasci accarezzare perché tu ne hai voglia. Se insisti me ne vado.

Quando esco di casa per un giretto nel bosco mi segue e fa lo stesso quando vado a casa di Daniela. Mi aspetta fuori dalla porta, messa sopra la cuccia della Chicca in posizione irraggiungibile. Mi aspetta, se tardo un po' si mette a miagolare, e poi mi riaccompagna a casa tutta impettita e con la coda ritta all'insu.

La loro vita scandisce la mia giornata; mi alzo su ordine della Gigia e, dopo aver acceso la stufa inizio con la pulizia delle cassette. Sigaro e Miou mi seguono mentre prendo la legna o butto nel bosco cenere e bentonite utilizzata. Poi si piazzano alla base della scala e iniziano i vocalizzi in attesa del cibo, ognuno con le note diverse che crescono di intensità quando arrivo con le ciotole in mano; due dabasso e la Gigia di sopra, perché lei è una signora e non vuole gente intorno mentre mangia.

La sera, verso le sei e mezza identica operazione prima di cena e, in genere Miou a quell'ora ritorna dal bosco. Se ritardo un po', si agitano. I gatti sono molto abitudinari:  ma stasera non si mangia? Spazzolate le ciotole dabasso si piazzano davanti alla porta della camera per il rito delle leccatine. Sigaro e Miou a leccare i sapori della ciotola della Gigia mentre lei scende le scale a fare lo stesso in quelle dabasso.

Il dopo cena è fatto di inseguimenti su e giù per la scala di legno e poi finalmente tutti sul divano per la siesta post prandiale. A quel punto posso mangiare anch'io e il più delle volte, di fronte a telegiornali pieni di polemichine senza frutto e costrutto, spengo la TV e metto un CD di musica classica. Anche i gatti apprezzano.