la memoria del cuore – Alda Martinelli
La maestra Alda è un personaggio, qui a Monticiano e io l'ho conosciuta 3 anni fa quando mi sono ritrovato con lei a far parte della giuria di "bibliogiocando" il concorso tra alunni delle elementari e medie inventato per invogliare alla lettura.
La memoria del cuore è il racconto emozionante e appassionato della sua vita. Me l'ha portato da leggere sabato pomeriggio e domenica mattina, con le sue 160 pagine, il libro era finito. Appena arrivato a casa sono andato a vedere le pagine dedicate all'assassinio di suo padre nel corso di una rappresaglia partigiana andata fuori bersaglio.
Qualche tempo fa, durante un giro in bici, ero capitato per caso al seccatoio del Monte Quoio dove furono arrestati per essere poi fucilati i partigiani della neocostituita brigata Spartaco Lavagnini (era il marzo del 44). Incuriosito da quel seccatoio andai sul sito dell'Eco museo della val di Merse e scoprii che il massacro fascista (15 morti) fu seguito tre mesi dopo da una rappresaglia nei confronti di 8 abitanti di Monticiano considerati responsabili della soffiata e fucilati al cimitero di Scalvaia. Nel dopoguerra ci fu il processo che riconobbe che quegli otto non c'entravano nulla, ma nessuno fu condannato perché il fatto fu considerato un legittimo atto di guerra.
Tra gli otto c'era Ottaviano Martinelli, il padre di Alda: " Costernazione, angoscia, smarrimento … Perché? A chi aveva potuto fare del male un uomo così semplice, buono, affettuoso? Questa domanda non ha ancora ottenuto risposta , nè penso l'otterrà mai. Il tempo trascorso non è riuscito a cancellare l'orrore e il dolore per quella strage feroce e ingiustificata, e la mancanza di verità e giustizia continua a spargere sale sulle ferite…. Non cerco alcuna vendetta; vorrei solo che a mio padre e ai suoi compagni di sventura fosse reso l'onore di cui sono stati privati, ma purtroppo non ci sono ancora riuscita".
Sono partito dall'elemento più spigoloso di questo libro perché Alda non perde mai il suo spirito positivo nemmeno di fronte alle tragedie o alle difficoltà che hanno costellato la sua vita. Sugli aspetti più brutti racconta in maniera soffice e ci mette sempre dentro la volontà di andare avanti e di cogliere l'aspetto positivo della realtà.
La mamma di Alda faceva la maestra, così come ha fatto lei, e una parte importante del libro tratta delle assegnazioni di sedi che oggi diremmo disagiate: non ci sono i trasporti, bisogna cambiare casa, magari c'è la guerra e non arriva lo stipendio, sei una giovane ragazzina sola e ti devi spostare; hai le pluriclassi numerose, ti devi occupare di istruzione degli adulti, la tua camera ha spifferi dappertutto, non ci sono i servizi igienici, qualche furbacchione ci prova; non importa, quella di insegnare è una mission che viene prima di ogni altra cosa.
I protagonisti positivi di questo libro sono delle donne: la nonna Adele, la mamma Angela e Alda. Angela viene allevata da una madre affettuosa ma dura che la manda ogni mattina in stalla a vuotargli il vaso da notte o nel periodo dei morti al cimitero, la mattina presto a cambiare i lumini quando era ancora buio.
– Certe volte arrivavo a scuola ancora in preda alla nausea
– Non avevi detto alla nonna che ti faceva schifo?
– Certo che glielo avevo detto, ma lei aveva risposto che le cose,quando vanno fatte, si fanno; e tutto rimase come prima …
– Ma come faceva la nonna a non accorgersi che avevi tanta paura?
– Se ne accorgeva, ma secondo lei 'la paura è di chi se la fa e i morti non fanno male a nessuno'. Questa disciplina tanto dura avrebbe potuto avere un effetto devastante su una persona fragile, invece mia madre divenne così forte che nessuna avversità riuscì mai a piegarla.
Mamma Angela conosce Ottaviano quando insegna in maniera precaria e senza titolo magistrale alla scuola sussidiata di Frassini dove, tra ragazzi e adulti, si insegna per tutto il giorno e la sera. E' a Frassini che conosce Ottaviano (di idee socialiste) il calzolaio scapolo del paese che le fa il filo. Quando si sposano (intorno al 1910) lei ha 18 anni e lui 34 e presto nasce Aldo, il fratello maggiore di Alda che sarà uno dei protagonisti strani di questo libro.
Ottaviano è una presenza forte che spinge Angela a prendere il titolo, a fare il concorso, ad accettare (da sola) la prima sede nelle montagne pistoiesi mentre Aldo viene mandato in collegio a Siena e Ottaviano rimane a Chiusdino a fare il suo lavoro di calzolaio. Dopo un anno di disagi con il trasferimento a Sassofortino (un paesino sui colli dopo Roccastrada) la famiglia si ricompone ma è Ottaviano a sentirsi sradicato
Il figlio è in Collegio e appena finite le scuole tecniche si arruola in marina, il lavoro non ingrana e, per fortuna, nasce con la classica gravidanza in età avanzata Alda nel 1929. Per Ottaviano la paternità in età avanzata è un evento che lo distoglie dall'osteria. Di lì a qualche anno la famiglia, finalmente, si trasferisce a Monticiano, il paese d'origine di Ottaviano.
Alda è una bimba precoce e desiderosa di apprendere; si stufa presto degli esercizi di foratura con gli spilli che le facevano fare all'asilo (e che a suo tempo ho fatto anch'io) e incomincia a seguire la mamma alla elementare come uditrice con la promessa di non rompere le scatole. Al compimento dei 6 anni mamma Angela le fa fare l'esame di ammissione alla secoda visto che sa leggere e scrivere per bene, ma la commissione decide di mandarla in III.
Siamo solo al II dei quattordici capitoli del ibro e non starò a fare il riassunto dettagliato:
- il rapporto di amore e sostegno per il fratello grande, militare di carriera e sposo sfortunato, debole e ingenuo in famiglia e forte e rispettato sul lavoro
- il periodo della guerra e gli studi magistrali in collegio a Siena con la fame e la paura
- l'uccisione del padre che viene catturato e fucilato mentre tutta la famiglia è sfollata in un podere fuori Monticiano nei giorni in cui sta passando il fronte
- il rapporto non nozionistico con lo studio e con la cultura
- la prima fase dopo la liberazione quando la famiglia Martinelli viene epurata e mamma Angela viene trattata spesso come una appestata, ma tiene duro e trasmette alla figlia la capacità di pensare positivo
- il trasferimento coatto in una frazione sperduta di Sinalunga quando Angela viene reimmessa nei ruoli della suola e Alda si mette a lavorare alla fornace finché il clima discriminatorio verso la moglie di un fascista fucilato cambia e si può tornare a Monticiano
- la prima nomina come supplente alle Scuole popolari di educazione degli adulti a S. Angelo Scalo nel clima delle elezioni del 48 occasione per fare un po' di democrazia pratica, poi il superamento del concorso e la prima nomina in uno dei posti più sperduti della provincia di Siena ai confini con il viterbese, seguita da quella a Casale del Bosco (nei campi tra Buonconvento e Montalcino)
- Alda è svelta anche di fronte alle angherie del fattore della cascina in cui abita e si comporta da femminista ante-litteram, finge di dargliela vinta e gli fa fare una figuraccia davanti a testimoni.
- Nel 49/50 arriva a Scalvaia e ogni giorno deve passare davanti al muro dove hanno fucilato suo padre: "la prima volta quando passavo di lì, mi facevo il segno della croce e dsitoglievo gli occhi da quel muro maledetto, ma, a poco a paoco, più che la terribile visione, mi si affacciava alla mente la sua figura affettuosa e allegra come era in vita e quella invisibile pesenza mi infondeva forza e serenità".
Nel 54 Alda e la mamma Angela si ritrovano alle elementari di Mnticiano e Alda incontra l'amore.
I figli so' piezz' e core, dicono a Napoli; è certamente vero che una madre che ha cresciuto un figlio, dentro il suo ventre lo senta una parte di sé, soffra dei suoi dolori, gioisca delle sue gioie. Tuttavia, sebbene così dolce e colorita, quell'affermazione è pe me troppo melodrammatica; anch'io amo i miei figli e per essi e per i nipoti sarei pronta a qualsiasi sacrificio, ma non li ho mai considerati mia proprietà e ho cercato di educarli, rispettando sempre il loro modo di essere e le loro scelte
Fermiamoci qui; ieri alla riunione dei volontari biografi, Alda che ormai ha 86 anni mi raccontava del suo rapporto con il computer, di come abbia imparato ad usare Skype quando suo figlio è andato per lavoro in estremo oriente. Quel che si dice una donna d'altri tempi, al passo con i tempi che lavora con la memoria ma non si dimentica del cuore.