Il nonno Pietro rosso antico
Mattinata passata a cucire e riparare vecchie cinture di cuoio con il nuovo set di aghi di varie misure e spolette di cotone grosso acquistati recentemente dai cinesi. Un nuovo tipo di lavoro manuale che fa bene allo spirito.
Mentre cucivo mi sono fatto una full immersion di Rai Storia: prima la campagna in Britannia del Nord dell'Imperatore Settimio Severo, poi identificazione della tomba e dello scheletro della sorella minore di Cleopatra Arsinoe.
Ma la cosa più bella e che mi ha fatto pensare con nostalgia è stata una intervista di Enzo Biagi a Pietro Nenni dedicata ai suoi rapporti con la moglie e le figlie oltre che a una sorta di testamento spirituale rivolto ai giovani
Nenni è stato un grande uomo, semplice, ricco di umanità e con una storia personale che nessun altro leader politico del dopoguerra poteva vantare: le agitazioni repubblicane prima della Prima guerra mondiale insieme a Mussolini, l'esilio in Francia e la riorganizzazione del partito socialista durante il fascismo, il frontismo e poi l'approdo alla ricerca di una autonomia socialista, la ricerca della "stanza dei bottoni" per tentare di cambiare l'Italia da vicepresidente del consiglio nei primi governi di centro-sinistra terminata con la scoperta che la stanza dei bottoni non esiste e comunque non sta a palazzo Chigi.
Una voce roca e inconfondibile che negli anni 50 incantava le folle ai comizi, le rughe che alla fine della vita facevano somigliare il suo viso a quello di una tartaruga, come accadde anche a La Malfa. .
Nei primi anni 60 parafrasando un famoso aperitivo per l'uomo moderno si diceva "Pietro Nenni, il Rosso Antico"