il PD e gli altri

Il PD nasce come partito a vocazione riformista e sotto la direzione di Matteo Renzi ha accentuato due elementi che mi sono sempre stati a cuore: 1) la volontà riformatrice 2) la capacità di parlare all'elettorato esterno al bacino tradizionale della sinistra.

In questi giorni l'operazione ricompattamento interno prima di arrivare alla nomina del Presidente della Repubblica ha creato sia convergenze sia rotture e Renzi, commentando la scelta di Forza Italia di partecipare al voto e votare scheda bianca ha sottolineato l'importanza per le forze politiche responsabili di proseguire sul cammino delle riforme istituzionali.

Poi ci sono stati:

  • i conti interni a FI e la denuncia della fine del "patto del Nazzareno" (termine giornalistico entrato nel linguaggio comune e che trovo penoso),
  • le dichiarazioni di esponenti della sinistra PD tese a sottolineare che ora si cambia questo e quello,
  • le reazioni di esponenti della segreteria PD che mi hanno preoccupato perché sottolineavano l'intenzione di fare forzature per la serie "adesso saremo più liberi" come se l'accordo con FI per riforme istituzionali e legge elettorale non fosse stato frutto di una scelta libera e lungimirante.
  1. I primi stanno vivendo una crisi acuta e quelli di NCD hanno un problema di prospettiva. Io mi auguro che la posizione di quelli che dicono che le riforme (nel senso si una modernizzazione del sistema paese e delle sue istituzioni) devono andare avanti, siano vincenti. Si litighi magari un po' di più dentro il Parlamento ma la ricerca di convergenze prosegua
  2. sulla questione della legge elettorale si facciano tutti i miglioramenti a condizione che la legge si faccia e si faccia subito. Se alla Camera si cambia qualcosa ci deve essere l'accordo preventivo ad andare in Senato e prenderne atto. Non rientra in questa logica la "vendetta sui capilista" che non mi pare un tema fondamentale (ne ho già trattato nel post Bersani pensa che siamo cretini?). Ovvero, gli eventuali cambiamenti vanno concordato con chi ha partecipato all'intero percorso.
  3. Spero che certe reazioni da "grande potenza" vengano ridimensionate e si capisca che il vero politico è quello che si comporta da statista e che quando vince non si mette a canzonare chi ha perso ma cerca le strade per andare avanti.

Per chi l'avesse perso segnalo anche ci vuole pazienza ma ci si arriva scritto quando il Presidente non c'era ancora ma mi premeva mantenere il timone diritto. A proposito di riforme istituzionali ho sentito Rosy Bindi sollevare il tema della riforma del Senato con suggestioni sul Senato delle autonomie (facciamo un senato delle giunte regionali). Bella suggestione che se viene esaminata in maniera seria non differirà di molto (in termini di efficienza e problemi) dalla soluzione attualmente prevista e avrebbe il pregio (?) di far ricominciare tutto da capo. Parlarsi di più va bene e il luogo ideale è la Direzione in cui invece va sempre tutto bene e tutto liscio.

Invece di discettare intorno al morire o meno democristiani a me piacerebbe che discutessimo di come fare a relizzare per davvero quei mutamenti istituzionali senza i quali la Costituzione più bella del mondo rischia di diventare il libro dei sogni.