il tritacarne delle candidature immagine

La lettura della biografia di Dacia Valent morta di infarto a Roma mi ha indotto a riflettere sul modo strumentale con cui la politica si appropria delle persone per trasformarle in simboli. I voti arrivano, poi passa qualche mese e incominciano a saltar fuori i problemi. Una volta il PCI usava il metodo degli "indipendenti di sinistra", compagni di strada che poi venivano organizzati in maniera autonoma, con propri gruppi parlamentari (tra gli ultimi ricordo il caso di Claudio Napoleoni).

Poi questo modo di operare è finito e si è passati alle candidature simbolo e quella della Valent fu tra le prime: il sindacalista, la femminista, il/la giornalista, l'attore, lo scienziato. Scegliendo a caso dal mazzo:  Boccuzzi l'operaio superstite della Tyssen, Maria Fida Moro o recentemente Corradino Mineo (ma i casi sono stati molto numerosi) per non parlare della ministra Kienge che ha recentemente dichiarato che le piacerebbe che il Presidente della Repubblica Italiana fosse un nero. Non vorrei spararla troppo grossa ma è la stessa logica che ha portato Buzzi a fare carriera nel sottobosco politico romano.

Leggete anche voi la biografia di Dacia Valent e poi ditemi se ho torto (dal Corriere del Veneto); ma soprattutto ricordatevene in vicinanza delle elezioni.


Aveva 51 anni. Era nata a Mogadiscio, dove il padre, Lucio Gregorio Valent, diplomatico friulano, aveva sposato una principessa somala. Aveva vissuto in numerosi Paesi la famiglia seguendo gli spostamenti del padre ambasciatore, fino a stabilirsi in Italia, a Udine nel 1980. È nella città friulana che si consumò l’episodio che segnò per sempre la sua carriera, la morte del fratello Giacomo, ucciso con 63 coltellate durante una rissa in un sottoscala con due compagni di classe che lo avevano insultato perché di colore. La madre morì di dolore l’anno successivo.

Come risposta all’assassinio del fratello, prima si arruolò in polizia e poi, dopo aver denunciato il mancato intervento di due colleghi poliziotti in una aggressione a sfondo razziale, decise di impegnarsi in politica. Nel 1989, a soli 26 anni, fu eletta all’Europarlamento nelle liste del Pci di Achille Ochetto, raccogliendo nella circoscrizione Nordest 76mila preferenze. Rimase in Europa per un solo mandato, continuando la sua battaglia per i diritti civili e quelli degli immigrati. Dopo la svolta della Bolognina, aderì al partito della Rifondazione comunista con Cossutta e Garavini ma nel 1995 si presentò al congresso di fondazione di Alleanza Nazionale proclamandosi simpatizzante della destra e per questo fu espulsa dal partito con la falce e martello.

Nel 2003 si convertì all’Islam e fece ancora parlare di sé quando esultò per la morte della scrittrice Oriana Fallaci. Nel 2006 fu rinviata a giudizio per concorso in rapina ai danni di un’immigrata polacca e un anno più tardi fu condannata a un anno di carcere e 15 mila euro di multa per diffamazione e minacce nei confronti dell’ex direttore di Telepadania. Sette anni fa, una delle sue più pesanti invettive sul suo blog personale, intitolato «Italiani bastardi, Italiani di merda». Sarà sepolta a Udine, vicino alla tomba dei genitori e del fratello. Aveva un secondo fratello, Roberto, funzionario dell’Onu, e due sorelle. Lascia due figli di 33 e 27 anni.