fecondazione eterologa
Stamattina ho ascoltato nella rassegna stampa tre prese di posizione contrastanti intorno alla sentenza della Corte Costituzionale che ha abrogato gli articoli della legge 40 sulla fecondazione assistita: quelli che vietavano la fecondazione con materiale genetico esterno alla coppia.
Considero indegne di commento le opinioni di chi ha detto che la abrogazione è insensata perché essa fu respinta dal 72% degli Italiani che non votarono al referendum che ne chiedeva l'abrogazione: è il solito trucco di contare gli astenuti dal voto a seconda delle convenienze.
Sul merito della faccenda io la vedo così:
- non penso che il diritto alla maternità-paternità sia un diritto assoluto e che occorrano comunque dei limiti di legge, come per esempio quello di impedire a una coppia di "molto anziani" di fare un figlio. Anche se non sono un sostenitore della naturalità, contro la scienza, penso che la scienza (e la tenologia) si debbano saper autolimitare. Io a 67 anni ho difficoltà a sopportare sempre e comunque il ritmo dei nipotini e mi chiedo che padri e madri possano essere, nel tempo, persone della mia età. Nella scelta tra il diritto di una coppia ad avere comunque un figlio e quello di un figlio ad avere dei genitori scelgo la seconda opzione. Per le stesse ragioni non sono a favore del diritto alla adozione da parte di coppie dello stesso sesso e men che meno sono favorevole, in quel caso, alla fecondazione eterologa.
- penso che accettato il principio delle limitazioni razionali secondo l'etica del "è bene ciò che è buono", sia bello e buono che una donna possa ospitare e condurre a termine una gravidanza con un uovo fecondato dal suo partner, ma che non è suo. La gravidanza è una esperienza particolare che rafforza la maternità e se nessuno ha da eccepire sul principio delle adozioni (meno male) non capisco cosa ci possa essere di negativo in una maternità che è sicuramente più forte e legante di quella molto forte di una madre adottante.
Ho sentito sollevare in maniera un po' speciosa dal cardinal Ruini la questione del diritto ad avere un genitore naturale e a conoscerlo. Ritengo che sia invece positivo il principio dell'anonimato assoluto sulla identità dei donatori/donatrici. Non sono di quelli che pensano che nella fornitura di materiale genetico si trasmetta poco; anzi. Ma non di meno si tratta di una questione diversa da quella del diritto degli adottivi a conoscere il loro stato ed, eventualmente, ad una certa età e a certe condizioni a risalire ai propri genitori naturali.
- Nel primo caso c'è un genitore naturale (il padre o la madre) e comunque una gravidanza portata a termine dalla madre con un ovulo non necessariamente suo. Poi c'è un terzo, esterno alla coppia, che ha fornito materiale genetico non partecipando in nulla nè a un progetto d'amore nè a un progetto di vita
- Nel secondo caso c'è un bimbo adottivo che invece di rimanere in un istituto ha fatto l'esperienza di crescere in una famiglia che con lui ha condiviso amore, regole di vita, processi di crescita, genitorialità, fratellanza, … Questo bimbo ha sempre alle spalle storie diverse accomunate da qualche elemento di abbandono sostanziale (quando non c'è stata la morte repentina di entrambi i genitori biologici e l'assenza di parenti stretti disponibili, che è un caso abbastanza raro). In ogni caso i genitori adottivi non hanno partecipato alla gestazione e dunque è in qualche modo sensata la ricerca della "propria carne".