Happiness: Todd Solondz

Happiness (felicità) (1998) l'ho visto ai tempi della sua uscita dopo averlo acquistato in edicola in DVD e mi lasciò choccato per la crudezza e ordinarietà dei temi trattati: cosa si nasconde dietro la ordinarietà dell'american way of live?

Ho deciso di rivederlo quando, dopo aver visto la notizia della morte per eroina di Philip Seymour Hoffman, la sua faccia mi ha fatto tornare in mente il film (da cui si originò il suo successo). Hoffman interpreta magistralmente la parte di un informatico di quelli incapaci di parlare e avere relazioni normali con il mondo. Quando vidi il film non avevo lasciato da molto quel mondo e la sua interpretazione mi richiamò le caratteristiche, al limite della patologia caratteriale, di un po' di persone che avevo conosciuto in quel mondo: geniali dal punto di vista professionale e assolutamente patologici per tutto il resto.

La storia finisce con la felicità del ragazzino in età pubere che, dopo molti tentativi, riesce finalmente ad eiaculare mentre guarda una vicina di casa che prende il sole in bikin (happiness)i; lo sperma finisce sulla ringhiera del balcone e viene leccato di gusto dal cane di famiglia (happiness) che, subito dopo, va a leccare la faccia della mamma del ragazzino (happiness).

Il film è crudo perché il regista non commenta ma racconta e il mondo che racconta è un mondo pieno di falsità, di bon ton, di sofferenza, di pulsioni sessuali represse. Il padre del ragazzino con il problema di "venire" è uno psichiatra pedofilo che si masturba in macchina guardando i agazzini sulle riviste e che ci prova con i compagni del figlio quando ne ha l'occasione. Ma accanto a lui ci sono molestatori telefonici, il prototipo della zitella americana grassa, pronta ad uccidere, deviati sessuali, ladri, innigrati dalla Russia con il mito del macho alla Putin, tutti accumunati dalla ricerca della felicità, quella della buona società del conformismo.

La vicenda ruota intorno a tre sorelle: la maggiore scrittrice di successo sempre sopra le righe che sogna di essere violentata, la seconda buona madre americana, dedita ai figli e che stravede per il marito psichiatra, la minore, insicura in perenne ricerca del grande amore e destinata ad una vita di porte in faccia e fregature.

Ma quel che conta non è tanto la trama, quanto lo scorrere dei personaggi e tra loro Seymour Hoffman bravissimo tra grugniti e grugniti ad impersonare il timido che si mastuba al telefono. Impressionante il dialogo tra il padre pedofilo e il ragazzino a cui confessa cosa ha fatto ai suoi amichetti.


A scuola tutti parlano di te…
A chi ti riferisci?
Gli altri ragazzi.
E cosa dicono?
Che sei un maniaco stupratore. Un pervertito.
La stessa cosa che hanno scritto sulla nostra casa?
Papà, tu hai… Con Johnny Grasso e Ronald Farber?
Sì.
Che cosa hai fatto?
Li ho toccati.
Cosa intendi dire?
Li ho coccolati.
Perché?
Non potevo farne a meno.
Che altro hai fatto?
Mi sono aperto i pantaloni.
Vuoi dire che ti sei masturbato?
No.
Allora cosa hai fatto?
Ci ho fatto l'amore.
Vuoi dire…
Me li sono scopati.
Com'è stato?
Fantastico.
Lo faresti ancora?
Sì.
Anche con me?
Piuttosto mi masturbo.


Il mio voto 8.5