La rivincita di Natale – Pupi Avati

La rivincita di Natale (2004) è il sequel (quasi 20 anni dopo) di Regalo di Natale e dunque ci sono gli stessi personaggi egli stessi attori. Come capita ai sequel era più convincente, perché più fresco, l'originale.

Apparentemente è Franco a volere la vendetta rispetto alla sconfitta della partita precedente. Ce l'ha fatta a rimontare in sella ed è padrone di una trentina di sale in Lombardia ma per un pokerista, diventato uomo di successo, quella beffa, quell'avvocato insignificante che lo ha battuto rodono e così pian piano viene trascinato dentro un gorgo che lo porterà alla rivincita.

C'è un oncologo (fasullo ma con una moglie bionda e disponibile) che sa tutto della vecchia partita e gli rivela che Lele ha un cancro al polmone con prognosi infausta.

E' così che Franco ritorna a Bologna e mette di mezzo Lele (Haber) e Ugo (Cavina) per la sua vendetta. E anche noi per metà del film ci crediamo alla rinata amicizia, alla cinica sofferenza di Lele, alla rinascita di Ugo.

Tra mille colpi di scena salta fuori che il cancro non esiste, che l'oncologo rappresenta il racket del gioco clandestino, che Lele e Ugo sono dentro fino al collo e che, tutto sommato, il migliore di tutti è l'avvocato (che per lo meno è un professionista).

Non entro volutamente nei dettagli perché la parte più bella del film sono i colpi di scena e i rovesciamenti di ruolo.

Se il regalo di Natale ti lasciava intristito per quell'ambiente, la rivincita è l'occasione per misurare la corruzione profonda che il gioco induce nei disperati e ti chiedi come possano esistere personaggi come Lele e Ugo. Ma se Pupi Avati, che Bologna la conosce bene, ce lo racconta … allora …

A proposito di costume, le prime scene del film si svolgono durante una cena da borghesia milanese nella casa di Franco che ha una nuova moglie bionda, elegante, devota e … rappresentativa. Ad un certo punto un cuoco venuto appositamente da Alba serve la polenta con il tartufo mentre i borghesotti milanesi vibrano d'emozione. Milano.