esperienze di vita – viste da un giovane
Ricevo da un mio ex studente del Frisi di una classe in cui ho fatto 8 ore la settimana per 5 anni; quella classe sta generando una bella schiera di laureati bravi in discipline tecnico scientifiche (e tra questi 6 fisici). La pubblico con il consenso dell’interessato.
Quando sono passato sabato mi è sembrato di capire che la sua settimana sarebbe stata piuttosto piena. Anche io non posso permettermi di perdere troppo tempo, vista la laurea così vicina. Però ci tenevo a salutarla, in questa occasione: visto che non siamo riusciti a vederci, ho pensato di farlo via e mail.
La laurea
Mi sto laureando con una tesi di biofisica computazionale. Ho studiato un particolare evento evolutivo, chiamato Whole Genome Duplication, per il lievito di birra. La conferma sperimentale di questo evento è abbastanza recente. Si tratta di una tappa particolarmente significativa dell’evoluzione del lievito, a seguito della quale ha acquisito la respirazione anaerobica. Ho ricostruito e studiato la rete di regolazione trascrizionale del lievito (geni e regolazioni geniche, che diventano nodi e link di un grafo diretto) prima del WGD, e costruito un modello di meccanica statistica per riprodurne le caratteristiche. I risultati non sono esattamente brillanti, ma la strada è promettente. e soprattutto mi sono divertito un sacco. La gente sta giocando con cose come queste da -relativamente- poco tempo. Il campo della biofisica (non solo computazionale) è in largo, larghissimo sviluppo. esiste da un anno a Milano una laurea magistrale in questa direzione. E’ un campo interessante e vastissimo nel quale anche alcune aziende (farmaceutiche) stanno investendo.
Lavorare e studiare
Mi laureo con un anno di ritardo. Ho lavorato due anni in università, in un laboratorio di informatica (interamente gestito da studenti), sempre a fisica, che ho amministrato , pagato da una azienda esterna che si occupa di voip. Il fondatore è un brillante ingegnere che ho avuto modo di conoscere, e che mi ha offerto un posto di lavoro che ho rifiutato (contratto a tempo indeterminato, 1500 euro da subito e un nodo sullo stomaco non indifferente a dirgli di no).
Questa è l’Italia che mi piace, fatta di persone che si ingegnano, che pensano al lavoro e non al posto. Guarda caso: queste persone ricevono anche proposte di posto.
L’università a pezzi e la voglia di andare all’estero
Per il resto, non c’è che dire: sono tempi difficili. Vedo l’università cadere intorno a me (anche letteralmente, controsoffitti e finestre). Sono rappresentante degli studenti e sono il rappresentante in biblioteca. Vedo gli effetti dei tagli tutti i giorni: riviste e abbonamenti, orari dei laboratori, qualità dei servizi. La mensa che chiude. Ho amici che vivono e studiano in giro per l’ Europa e dio sa quanto vorrei raggiungerli.
Navighiamo letteralmente a vista: ognuno si attacca a quello che può: noi abbiamo l’INFN, ad esempio, che ci dà un po di soldi sia per la biblioteca sia per il mio laboratorio. Quest’anno 160 iscritti, e l’offerta didattica è la peggiore mai vista. I corsi sono partiti oggi, ma alcuni a causa della protesta dei ricercatori o non partono o dureranno fino a marzo, a causa della mancanza dei corsi paralleli.
E’ difficile credere che questo succeda in un paese che pretende di essere chiamato civile.
Lo dico a chi governa, e non ho intenti polemici, ma faccio un discorso da classe dirigente: datevi una mossa e cercate di coltivare l’entusiasmo. Non nascondete le difficoltà ma non uccidete l’entusiasmo.
L’impegno degli studenti
Dalla parte degli studenti, a fisica c’è una grandissima componente di CL, che agisce come un corpo unico con tante teste. O forse dovrei dire il contrario: una testa con tanti corpi. Con questa gente discuto di frequente. L’atteggiamento medio è un irresponsabile “non mi riguarda io mi devo laureare e basta” che la dice lunga su quanto queste persone si sentano parte dell’ università. Altre citazioni, non del macellaio ma dei rappresentanti di cl: “io non sono qui per parlare dei problemi dell’università“, “io non capisco proprio le ragioni della protesta” etc. Capiamoci: non mi faccio illusioni che la posizione degli studenti sia in qualche modo rilevante. Ma questa è anche la MIA università, io ne faccio parte. Non è una fabbrica di laureati, è un ente di ricerca. Ci sono in gioco questioni rilevanti per il futuro di un’intera nazione. Come si fa a guardare da un’altra parte?
I care: mi interessa, me ne faccio carico, me ne occupo. Questo è il punto. Questi sono gli obiettivi di cittadinanza. A questi studenti, quando erano liceali spiegavo che prima dovevano far fronte al dovere e poi occuparsi degli altri, come usava a Fisica anche nel 68 quando i dirigenti del movimento erano i più bravi negli esami. La politica come forma più alta di cultura.
Le strumentalizzazioni
Dall’altra parte la situazione non è certo rosea – la versione del Corriere dell’occupazione dell’aula A è ben poca cosa rispetto a quello che è realmente successo. Ho scritto un commento su FB a riguardo. Essenzialmente la protesta è stata organizzata in ambienti non solo non legati a fisica, ma non legati (direttamente) agli studenti: in aula A c’erano numerosi signori sui 40, e numerosi liceali mai visti. Io me ne sono andato.
Se è andata così hai fatto bene; io stesso nei servizi televisivi ho avuto l’impressione che ci fossero in piazza componenti poco affini negli interessi e negli obiettivi.
Il futuro e i disorientamenti
Giorno dopo giorno sto perdendo la speranza in questo paese, sono uno dei tanti che appena avrà la possibilità (se e quando) proverà ad andarsene. Si potrebbero dire tante cose, banali e non, si potrebbe dire che questo paese non merita la fatica di restare. La migliore risposta sono i commenti di chi è tornato. Ma non sto solo fuggendo verso il buio: ogni posto ha i suoi problemi. Io vorrei studiare a Parigi.
Come forse si è capito, sto pensando a un dottorato, evidentemente non in Italia. Cosa curiosa: le borse qui a Milano ci sono, e a volte addirittura avanzano perchè la gente non si iscrive. E’ opportuno pensarci per tempo: occorre coordinare un buon piano di studi con una buona tesi. Ho visto gente anche molto brava perdere un sacco di mesi, commettendo l’errore di non organizzarsi, o di rimandare troppo alcune scelte.
Occorre anche scegliere un buon ambito per lavorare: ho amici stringhisti che non stanno riuscendo a trovare posto da nessuna parte.
Il fisico ha sempre voglia di studiare ed è innamorato della complessità e della avventura. Coraggio; non c’è nulla di male ad andare all’estero, anzi. Il problema è conservare un po’ di identità e di amore per le proprie radici. Saranno i politici a prospettare un sistema che consenta di tornare e soprattutto invogli i bravi a venire in Italia dall’estero.
Fisica in moto
Per il resto, ho appena comprato la moto, perchè l’accoppiata fisico-moto è decisamente vincente, e non vedo l’ora di ricominciare a seguire i corsi. Un saluto e un abbraccio, con affetto, da un suo ex studente. E buon lavoro.
Suggerisco sul sito INFN degli incontri di fisica di qualche anno fa la lettura della conferenza su La Fisica della moto.
Matteo Giani