Ovosodo – Paolo Virzì
Forse sono felice, a parte quella specie di Ovosodo dentro, che non va nè su nè giù.
Quando uscì Ovosodo (1997) io insegnavo al Liceo Classico; Monza non è Livorno, ma molti degli aspetti presenti nel film, li vedevo anche lì. Il film lo vidi allora e l'ho rivisto adesso. Trovo che sia un film pienamente nella tradizione di Monicelli e che oggi non si potrebbe rifare perché è cambiata la società e sono cambiati, molto in profondità, i giovani; basta guardare ad Acciaio, ambientato a Piombino solo pochi anni dopo, per capirlo.
Il mondo di Ovosodo (un quartiere di Livorno) mi piace di più di quello di Acciaio: ci sono ancora la cultura, le contraddizioni del mondo giovanile, gli operai, i ricchi, i poveri e gli intellettuali, la letteratura come occasione di crescita, la scuola come luogo di incontro e di contaminazione tra giovani di provenienze sociali diverse. I giovani vivono ma pensano e gli operai di Livorno sono diversi da quelli di Piombino.
Non c'entrerà mica la comparsa sulla scena di quel signore, oggi sul viale del tramonto ma che ieri ha inaugurato una nuova sede a Roma piena di gigantografie che ricordano Ceausescu?
Piero Mansani è un ragazzino in formazione che divora i libri e che parla con la ricchezza e la proprietà di linguaggio che viene dalla lettura sistematica e ad ampio spettro. I libri glieli passa la professoressa Giovanna Fornari, interpretata magnificamente, da Nicoletta Braschi con gli alti e bassi dei sorrisi radiosi e della tristezza della solitudine.
La famiglia Mansani è composta dal babbo Nedo che entra ed esce di galera e ha in mente una cosa sola: trombare. Esemplare la scena in cui prepara i figli, il giorno dei funerali della moglie, alla entrata in scena di Mara, la nuova fidanzata in avanzato stato di gravidanza che è tanto buona e mi è stata tanto vicina. L'altro figlio, Ivanone, è un gigante, ritardato mentale e tanto buono (ma come parla, dicono di lui) che di notte sta sveglio e aspetta Piero finché non torna.
L'altro protagonista del film è Tommaso, un Rasta, compagno di classe, che affascina Piero, con la trascuratezza, la trasgressione, la imprevedibilità, il farsi cascare addosso tutto come può fare chi ha le spalle grosse e le sue sono quelle dell'ingegner Paladini, padre di Tommaso e padrone della Paladini spa, una grossa industria chimica dove finirà a lavorare anche Piero, mentre Tommaso finge di fare l'Università a Pisa e poi va in America, sempre con la scusa di studiare e finisce a darsi da fare con l'e-commerce nella nascente Internet.
Intorno a Piero e Tommaso ci sono
- Mirko, tutto spontaneità toscana, che si arruolerà in polizia e dopo aver perso una mano in un incidente in caserma aprirà una paninoteca ("mi serve una mano" dice a Piero, nel proporgli un doppio lavoro).
- Susy (Claudia Pandolfi), innamorata di Piero, che lo tampina dalla adolescenza alla maturità e alla fine si mettono insieme, fanno un figlio e si sposano. Attenzione, all'inizio del film compare una giovanissima Susy e ti chiedi come avrà fatto la Pandolfi a fare la tredicenne. E' lei, ma non è lei; è sua sorella Enrica a fare la parte di Claudia giovanissima
- Lisa, una cugina di Tommaso, tutta raffinatezza e birignao con una casa piena di fricchettoni e di fumo. Ci provano entrambi e lei va addirittura a trovare Piero in una caserma speduta del goriziano, ma la cosa non può funzionare; quello di Lisa è davvero un altro mondo di cui Piero non sa che farsene.
Gli attori giovani, tutti esordienti sono tutti bravissimi.
Il mio voto: 9,5