Tutti i santi giorni – Paolo Virzì

Tutti i santi giorni cosa? Tutti i santi giorni è la vita nella sua quotidianità, il rito del risveglio con lui che torna dal suo lavoro di portiere di notte in un grande hotel della capitale e lei che si alza per andare a lavorare, ma prima fanno l'amore e lui le spiega le caratteristiche del santo del giorno. Ecco spiegato il doppio senso del titolo.

Dopo i due film di esordio di Paolo Virzì ho deciso di fare un salto di più di 15 anni per andare a vedere l'ultimo uscito alla fine del 2012. Volevo vedere il salto e il salto è notevole. Non c'è più la commedia all'italiana; c'è invece l'Italia dei trentenni di oggi, spezzata dalle difficoltà del quotidiano e tenuta insieme dall'amore, quando c'è, e qui ce n'è tanto. Adesso sono curioso di ciò che mi aspetta in mezzo.

Nel film ci sono stanzialmente due soli attori, entrambi esordienti o quasi, entrambi bravissimi e ci parlano della vita, di due mezze mele completamente diverse che, proprio per questo, stanno insieme in maniera così solida.

Guido (Luca Marinelli) è un appassionato di lingue antiche e in particolare della letteratura cristiana dei primi secoli; legge, legge e legge. Per questo continua a fare il portiere di notte; lavora e legge mentre nessuno lo disturba. Il film si apre con l'incontro spassoso con un gruppo di hostess della Lufthansa cui lui si rivolge in un tedesco arcaico e letterario che le fa impazzire. Guido è un toscano posato, quasi catatonico, con gli occhialini metallici, che viene da una bella famiglia della Val d'Orcia.

Antonia, di origini siciliane, è estroversa, inquieta, attiva e ignorante, con alle spalle una famiglia ipertradizionale da cui è fuggita e da cui tenta di stare alla larga. Fa il front-office in una agenzia di autonoleggio dentro la stazione Tiburtina, ma vorrebbe fare la cantante (e ci prova a tempo perso). Tra l'altro il personaggio è interpretato da una cantante soul vera che ha scritto e canta le numerose canzoni della colonna sonora, Federica Victoria Caiozzo in arte Thony.

Stanno in periferia, in un quartiere di villette a schiera e hanno dei vicini improponibili: lui (Domenico) tamarro, violento, rozzo e palestrato, lei (Patrizia) bionda, bella, succube del maschio, con due bimbi piccoli viene mollata mentre attende il terzo. E' proprio Patrizia durante una festicciola a porre loro il problema della gravidanza. 

C'è una scena esemplare, una scena minore, con Guido che è stato mollato da Antonia, l'ha cercata inutilmente presso i suoi amici e si è preso anche una serie di botte. Quando arriva a casa lei, con una pancia da 8° mese, lo porta sul letto e tenta di sedurlo dando sfoggio a tutta la sua povertà intellettuale, mentre è in difficoltà persino nello sdraiarsi per via della pancia. La parte sulla landa desolata che diventa olanda è un piccolo capolavoro che il testo scritto non rende con la stessa efficacia anche perché le parla in romanesco e poi non c'è solo il parlato.


– Ti do fastidio? Vuoi che mi levo?
– Non mi dai fastidio. Sei gentile.
– Se ti devo dire la verità, Antonia non la capisco… Tu sei un tesoro, magari trovarlo uno come te!
– Grazie.
– Ma pure se lo trovo, uno come te, non se la prende certo una come me. Che dici? Comunque nella vita può succedere di tutto, non si può mai dire.
– Certo.
Lei gli si avvinghia addosso e lo bacia, lui si tira indietro.
– Forse ho un po' esagerato.
– No, è che mi fa un po' male qui.
– Scusa, è meglio se restiamo buoni.
– Sì, forse è meglio.
– Ti scoccia però se stiamo un po' così… "vicini vicini"?
– No, non mi scoccia.
– Alla fine per me il sesso non è importante. È che a volte mi sento così… desolata. Si può dire di una persona?
– Sì, certo, in senso lato.
– Io mi sento desolata, desolata proprio. Come la famosa landa desolata…. Che poi pure il nome… "landa" o Iolanda… Comunque deve essere un nome olandese… E ti giuro, è una cosa brutta sentirsi come una landa desolata, è terribile, Guido. È proprio brutto, te lo giuro.


Il film si svolge intorno alla ricerca della maternità che, pian piano, per Antonia diventa una ossessione. Prima li mandano dal ginecologo del Papa che, come osserva Guido con ironia, deve essere bravissimo, poi fanno l'esperienza di una di quelle comunità di fanatico-esoterici, infine approdano da una ginecologa progressista che tenta la fecondazione assistita, senza esito. Guido ha anche fatto di nascosto uno spermiogramma (carine le due scene in cui, con fatica, si masturba per il prelievo dello sperma).

La situazione precipita dopo l'ennesimo fallimento nell'impianto degli embrioni; Antonia si è licenziata, se ne va di casa, si mette con persone a metà tra il tossico e il trasgressivo mentre Guido la cerca disperato. E, come nelle fiabe, alla fine le cose si ricompongono.

Antonia è di una espressività assoluta; affascina con le sue spigolosità e la sua naturalezza. Guido è buono, talmente buono e positivo da sembrare irreale e da far innamorare qualunque donna lo avvicini. I due attori sono entrambi bravissimi.


Il mio voto: 9. Ma dò 10 alla sceneggiatura e alla recitazione dei due protagonisti.