Sacco e Vanzetti – Giuliano Montaldo (1971)

Oggi è l'anniversario della esecuzione sulla sedia elettrica dei due anarchici italiani che ormai, dopo la revisione del processo indotta anche dal successo di questo film e della famosissima canzone di Joan Baez che fa da sottofondo alle dichiarazioni finali di Bartolomeo Vanzetti (Gian Maria Volontè), è considerato da tutti un gravissimo atto di ingiustizia concluso dopo 7 anni il 23 agosto 1927.

« Here's to you Nicola and Bart
Rest forever here in our hearts
The last and final moment is yours
That agony is your triumph! »

Il film di Giuliano Montaldo ebbe un successo internazionale ed emozionò la mia generazione. Eravamo certi che bisognava cambiare il mondo e che certe istituzioni (e tra esse il sistema americano) andavano cambiato profondamente. C'era anche una specie di "solidarietà triste" per gli anarchici. Era passato poco tempo dal volo di Pinelli dalla questura di Milano e anche in questo film c'è un anarchico che vola dagli uffici della questura d New York.

Oggi potete anche sintonizzarvi su RAI Storia per una serata di ricostruzione.

Siamo alle dichiarazioni finali:


GIUDICE Bartolomeo Vanzetti, avete qualcosa da dire prima che la condanna a morte sia resa esecutiva?
VANZETTI Ho da dire che sono innocente. In tutta la mia vita non ho mai rubato, non ho mai ammazzato, non ho mai versato sangue umano, io. Ho combattuto per eliminare il delitto. Primo fra tutti: lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo. E se c'è una ragione per la quale sono qui è questa, e nessun'altra. -…- Una frase, una frase signor Katzmann, mi torna sempre alla mente: "Lei, signor Vanzetd, è venuto qui nel paese di Bengodi per arricchire". -…- Una frase che mi dà allegria. lo non ho mai pensato di arricchire. Non è questa la ragione per cui sto soffrendo e pagando. Sto soffrendo e pagando perché sono anarchico… e me sun anarchic!  Perché sono italiano… e io sono italiano. Ma sono così convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte, e io per due volte potessi rinascere, rivivrei per fare esattamente le stesse cose che ho fatto. -…-  Nicola Sacco… il mio compagno Nicola! Sì, può darsi che a parlare io vada meglio di lui. Ma quante volte, quante volte, guardandolo, pensando a lui, a quest'uomo che voi giudicate ladro e assassino, e che ammazzerete… quando le sue ossa, signor Thayer, non saranno che polvere, e i vostri nomi, le vostre istituzioni non saranno che il ricordo di un passato maledetto, il suo nome, il nome di Nicola Sacco, sarà ancora vivo nel cuore della gente. (si rivolge a Sacco) Noi dobbiamo ringraziarli. Senza di loro noi saremmo morti come due poveri sfruttati. (si rivolge alla giuria) Un buon calzolaio, un bravo pescivendolo, e mai in tutta la nostra vita avremmo potuto sperare di fare tanto in favore della tolleranza, della giustizia, della comprensione fra gli uomini. Voi avete dato un senso alla vita di due poveri sfruttati!


1920 a Boston e in tutti gli Stati Uniti, come in molti paesi d'Europa, si teme la proliferazione dell'esperienza bolscevica: da una parte si canta e noi faremo come la Russia e dall'altra si affilano le armi della repressione.

Sacco e Vanzetti, il primo operaio calzaturiero, il secondo pescivendolo, vengono arrestati mentre giravano la città per mettere al sicuro il materiale di propaganda. Sono armati, anche se non sanno sparare e la pistola di Sacco (Riccardo Cucciolla) è compatibile con l'arma usata per una rapina (con morto) presso un calzaturificio.

Il film, per una buona metà ricostruisce le diverse fasi del processo con l'avvocato difensore che, più che puntare ad una difesa tecnica, la butta in politica con passione e irruenza, e perde. Non ci sono prove; ci sono testimonianze conraddittorie e c'è soprattutto da parte della procura, che ha dietro il governatore, la voglia di dare un esempio.

Si vedono testimoni subornati e ricattati; il processo è del tutto indiziario ma i giurati non hanno dubbi e decidono in due ore. Persino il console italiano che testimonia a favore di Sacco sulla sua presenza al consolato il giorno e all''ora della rapina non viene creduto. Sacco e Vanzetti vengono condannati a morte per rapina e omicidio di I grado.

A questo punto cambia la linea di difesa; un nuovo avvocato, un liberal appartenente all'establishment, si mette alla ricerca dei veri colpevoli; li trova.

  • Scopre che l'interrogatorio del perito balistico è stato incompleto, che se interrogato a dovere, lui avrebbe affermato non solo che la compatibilità della pistola di Sacco riguardava solo la marca e il modello, ma che erano compatibili anche una pistola austriaca e una di produzione spagnola.
  • Scopre che il fascicolo della banda di rapinatori responsabili e la vera pistola che ha sparato sono spariti dagli archivi.
  • I testimoni oculari riconoscono le fotografie della intera banda, ma nè il giudice, nè il governatore fanno nulla e così si arriva all'atto finale.

Nicola Sacco è culturalmente più limitato, è impulsivo rispetto a Vanzetti; parla un pugliese stretto e durante l'attesa della esecuzione ha anche un crollo psichiatrico, ma in compenso, preso atto di come è andata non chiederà clemenza.

Bartolomeo Vanzetti sa parlare, le prova tutte; molto bello l'incontro finale con il governatore da cui emerge che la dovranno pagare perché è l'anarchia che la deve pagare.

Tante emozioni a risentire i cori della folla con "libertà per Nick e Barth", a vedere i filmati originali delle manifestazioni, a vedere la fredda liturgia della civiltà americana della pena di morte con il sottofondo Joan Baez.


Il mio voto: 8,5