Una finestra vistalago – Andrea Vitali

Una finestra vistalago (2003) è ambientato in anni abbastanza recenti e tratta di signori e proletari. Il titolo deriva dalla promessa che il giovane Eraldo Bonomi, operaio del cotonificio Cantoni e militante dello PSIUP fa ad Elena per convincerla a sposarlo e a trasferirsi dal Polesino rovigotto a Bellano. Lui fa il caporeparto e ha una casetta vistalago e vistamontagna …

Suo marito le aveva raccontato un sacco di balle.
Per cominciare, la sistemazione in casa. Fatiscente. Nella camera da letto l'Eraldo aveva accoppiato al suo, da scapolo, un altro letto a una piazza per creare uno scalcinato matrimoniale. Le finestre. Da quella vistalago, per vedere una strisciolina d'acqua bisognava avere la struttura di una giraffa. Da quella vistamontagna si godeva, in primo piano, la vista del cesso della casa di fronte. La montagna c'era: svettava, sopra il tetto, la cima del monte Muggio, grande non più di una cacca delle capre che lo frequentavano.

Il romanzo inizia e finisce con Quintiliano Arrigoni nventore della macchina sfogliabozzoli; con una servetta genera un figlio che sistemerà poi insieme alla servetta presso il nipote del prevosto don Giuseppe Arrigoni che si chiama Federico Arrigoni. Nasce così nel 1930 Giuseppe Arrigoni operaio tessile, comunista e tombeur de femmes che nella prima parte del romanzo gioca un ruolo chiave.

Giuseppe Arrigoni, nel 1951, in occasione della alluvione del Polesine va in Polesine a dare una mano insieme ad altri comunisti della federazione di Lecco; si dà da fare con una ostessa, Leacle, la mette incinta e si becca la sifilide, ma questo si scoprirà pian piano.

Arrigoni ha un chiodo fisso, organizzare il partito a Bellano e questa sua passione politica lo costringe ad andarsene dal cotonificio Cantoni dove non è ben visto e a fare il battellotto. Proprio facendo il battellotto incontra una delle anime nere del romanzo: MariaGrazia Perdicane, figlia dell'ingegnere dellee Catene Perdicane con fabbbrica a Bellano e a Valmadrera. Mariagrazia è autonoma, non accetta posti in ditta o raccomandazioni e va a lavorare sulla sponda di Gravedona con il battello. E' così che incontra il Giuseppe. I due si amano ma di sposarsi non se ne parla proprio; l'ingegner Perdicane non acceterebbe mai di farsi attaccar su il cappello da un semplice operaio e per di più comunista.

Entra così in scena il dottor Aurelio Tornabuoni giunto a Bellano da soli 3 mesi proveniente da Reggio Emilia per reggere la condotta. Il Tornabuoni, come ogni buon reggiano è comunista anche se, da giovane ha fatto l'ardito in Eritrea con i volontari fascisti; ha persino preso una medaglia d'argento e se ne vergogna. Il Tornabuoni è un bravo medico e, anche se è comunista, l'ambiente bellanese finisce per accettarlo (siamo nei giorni delle elezioni del 53, quelle della legge truffa). Le sinistre hanno perso di nuovo ma il risultato, tutto sommato positivo, convince il Tornabuoni ad aprire una sezione aiutato dal Giuseppe Arrigoni e da Benito Vitali (destinato a fare l'eterno secondo, una carriera stroncata dal nome).

Mariagrazia conosce il Tornabuoni che le ha diagnosticato una appendice retrocecale in fase acuta. L'ingegner Perdicane vede nel dottore un buon partito ma Mariagrazia pensa solo al Giuseppe e capisce che solo se Giuseppe si farà espellere dal partito ci sarà spazio per convincere l'ingegnere. "La dimissione è un gesto da ruffiano. Sembreresti un paggio di corte che vuole ingraziarsi il padrone. L'espulsione invece è un atto maschio, sa di guerra e di botte." Giuseppe sogghignò. "Ma io ho la mia dignità", ribatté. "Le mie condizioni non si discutono", troncò la ragazza. "Farò una figura di merda davanti al paese." "Vuoi sposarmi sì o no?" "Sì, ma…" "Nessun ma." "E che cazzo!". L'Arrigoni va va dal dottore e ci prova ma non cava un ragno dal buco. E' Mariagrazia a tener duro scopre il passato del dottore e lo ricatta. E' così che arriva la agognata espulsione. L'ingegner Perdicane accetta a malincuore ma il matrimonio non dovrà essere a Bellano e la coppia si trasferirà a Pontida dove c'è una fabbrichetta da rivviare.

Si arriva così al 1967 quando i comunisti lecchesi tornano ad Occhiobello ospiti dei compagni del Polesine e tra loro c'è Eraldo Bonomi.


Quando giunse in tavola una portata di anguille marinate e l'ennesima occhiata scoccò tra Leacle e l'Eraldo, questi, come un giocatore di poker, decise che era ora di andare a vedere.
Si alzò, chiese licenza ai suoi compagni di tavola, con la scusa di un bisogno impellente. Gli risposero, ridendo, che era tutto merito del vino genuino.
"Una bella pisciata ed è tutto finito." Rise anche l'Eraldo, e s'avviò.


Eraldo viene ammaliato dallo sguardo della Leacle che vuol sapere tutto di Giuseppe Arrigoni di Bellano. La vedi quella? E' sua figlia. L'Eraldo la butta sul fatto che di Giuseppe Arrigoni ce ne sono tanti, giura di informarsi e sul più bello viene folgorato dalla figlia maggiore Elena. Bionda, scollata, con addosso un abito leggero, giallo, colore del sole. Sembrava caduta dal cielo. A riprova di ciò spostò verso di lui una nuvola che profumava di acqua piovana.

Eraldo promette di informarsi, promette che tornerà e cerca di sapere qualcosa dal Benito Vitali. Poi, la domenica dopo, dice ai genitori che andrà in Grigna, si fa prestare la Vespa da un amico operaio, il Cuba, a cui racconta che gli serve per andare a Milano e invece parte per Occhiobello alle 4 del mattino. Va da Elena, le racconta un sacco di balle e nel tardo pomeriggio riparte finché a Pontida lo fermano i carabinieri per un normale controllo.

La trama è complessa e la riassumo per sommi capi. Elena è incinta e abortisce mentre il dottore la sta accompagnando da Occhiobello a Bellano; Elena confessa al dottore che il padre è il padrone dell'osteria di Occhiobello e che lei ha dovuto venir via il prima possibile, D'amore non se ne parla e neanche di sesso.


Alla fine della quarantena l'Eraldo scalpitava e ne aveva ben donde. Elena non potè sottrarsi. Si concesse ma pose condizioni, nessun rischio. Di bambini, spiegò suadente, sarebbe stato meglio parlare quando avessero avuto una casa tutta loro. Eraldo si arrese alle parole e alle mani di sua moglie. Quel vezzo di prenderlo e finirlo con la manovella a un certo punto fece saltare la mosca al naso all'Eraldo. Anche perché, al lavoro, era continuamente costretto a mentire. Nella sua cricca di soci, dopo il calcio, il ciclismo e la politica, il sesso era l'argomento più praticato. Non passava giorno che l'uno o l'altro raccontasse di quante volte, in che posizione e dove avesse alzato la sera prima. Quelli sposati, soprattutto, dimostravano una creatività senza pari e chi, tra loro, confessava di aver ancora utilizzato la canonica posizione del missionario veniva dileggiato e costretto a pagare il bianco a fine turno.


Ricompare Mariagrazia; l'ingegnere è morto e lei tornerà nella villa di Bellano, ma ha bisogno di una persona che stia dietro al marito; la verità affiora pian piano con il dottore; sifilide al III stadio. Ed è così che la bella Elena trova un lavoro e scopre pian piano chi sia quel Giuseppe Arrigoni ormai ridotto alla demenza e che alla fine muore.

….

Siamo solo a metà del libro. Compaiono altri personaggi; il povero Eraldo perderà Elena che non ha mai avuto a favore di un truffatore figlio di un notaio e ricattatore a tempo perso.

Iil dottore abbozza; Maria Grazia si risposa e il povero Eraldo cui era concesso di trombare nei giorni in cui la moglie incontrava l'amante, alla fine si rassegna. Il PSIUP che era andato bene alla elezioni del 68 ha un tracollo in quelle del 72. La politica è finita, la moglie lo molla e torna ad Occhiobello con l'amante appena uscito di galera. Maledetti Arrigoni.


Secondo me non è tra i romanzi migliori di Vitali. Le scene riuscite meglio sono sempre quelle dell'ambiente bellanese; impagabile il colloquio tra i genitori di Eraldo e i carabinieri che gli comunicano dell'arresto a Pontida o la pesca di frodo degli agoni.

E' singolare il ruolo della sifilide, una malattia che ha avuto un peso notevole nella prima metà del novecento e che compare per cenni, con i sintomi o con le iniziali, una cosa di cui si mormora ma non si deve sapere. Gli uomini sono buoni e perdono (Giuseppe Arrigoni, Eraldo Bonomi, il dottore, lo stesso Benito); le donne sono più dure e ne escono vittoriose da Elena a Mariagrazia.