Nella sconfitta, mandare un segnale

Il Pd si appresta a ripetere il risultato ottenuto nel 2006: non c’è maggioranza e, per le presidenze delle camere, scatta l’asso pigliatutto: Roberto Franceschini e Anna Finocchiaro.

Vengono proposti due “dirigenti tipici”: il primo ha fatto il segretario quando, dopo le dimissioni di Veltroni, le vecchie volpi non ritenevano ancora maturo il tempo di Bersani; la seconda , già dirigente di belle speranze, ha dimostrato in più occasioni di non essere molto popolare tra gli elettori oltre che essere stata sfiorata da qualche sospetto sul “marito di Cesara”. Entrambi sono parlamentari in deroga allo Statuto.

Mi permetto allora, contando io meno del due di picche, di avanzare due proposte che sparigliano il gioco e sono certamente migliori sul piano del merito: Roberto Giachetti, PD con origini radicali, per la Camera, Pietro Ichino, ex PD ed esperto di diritto del lavoro, per il Senato. Se usate il motore di ricerca interno al blog li troverete entrambi all’opera.

Il primo ha dimostrato di essere una persona molto seria, di fare con impegno (in termini di presenze, proposte ed iniziative) il lavoro parlamentare e di conoscere a menadito i regolamenti della Camera al punto di mettere in difficoltà in molte occasioni la maggioranza bulgara del Berlusconi del 2008. Insomma la persona giusta per stare al di sopra delle parti rimanendo però espressione della maggioranza parlamentare.

Il secondo è il miglior giuslavorista in circolazione: esperto, pacato, con un alto senso delle istituzioni, sensibile alle necessità del cambiamento. Una figura interessante di uomo del dialogo da mettere alla presidenza del Senato. E’ un eretico e gli eretici sono il sale della terra.

Un sogno, solo un sogno. Meglio sognare che piangere.