cronaca e storia

La storia è rappresentata dall'uscita di scena di papa Ratzinger. Ieri ho guardato la telecronaca della partenza e mi ha impressionato molto negativamente lo stato fisico: un anziano rallentato e molto molto smagrito come se ci fosse, dentro di lui, un cancro al lavoro. Le inquadrature di schiena lasciavano intravvedere spazi vuoti da cui emergevano delle protuberanze (il giubbetto antiproiettile?).

Non faccio illazioni anche perchè con la attenzione di questi giorni i media ne avrebbero parlato. Le cronache giornalistiche parlano di un collegio cardinalizio che chiederebbe a qualsiasi neo candidato una sorta di polizza vita preventiva: vogliamo un papa con le palle dicono le loro eminenze e questo aspetto contribuisce a rendermi simpatico Ratzinger con le sue debolezze. I cardinali sono preoccupati da questa secolarizzazione della figura del papa.

Le dimissioni hanno tirato una riga definitiva contro taluni aspetti di non modernità della Chiesa Cattolica: il papa eterno, il papa che nel momento della accettazione diventa un dio in terra. Non mi associo ai toto voti, anche perché non me ne intendo e perchè, seppur di sfuggita, ho letto molte insensatezze da parte dei vaticanisti che ne hanno detta una, o più di una, diversa in ogni giorno della settimana.

I problemi della Chiesa rimangono lì tutti: la incapacità di avere consensi nel mondo sviluppato, la crisi del sacerdozio, il rapporto con la donna, gli affari più o meno puliti, gli effetti prodotti dalla sessuofobia nel clero con la produzione di schiere di adulti dimezzati che in taluni casi diventano preda della pedofilia, il trionfo nei paesi meno sviluppati dell'Islam integralista, l'utilizzo di un linguaggio arcaico che risulta particolarmente incomprensibile nell'era della comunicazione in tempo reale. L'auspicio è che il nuovo papa se ne faccia carico e, se non ho capito male, questo è anche l'auspicio di Ratzinger.

La cronaca italiana è invece un piciupaciu della situazione politica. Secondo me c'è un punto che non si realizzerà e che avrebbe consentito alle proposte del PD, qualunque esse fossero, di essere credibili: il passo indietro esplicito di Bersani. Basta con i giochi di parole, coraggiosi ma insufficienti: non abbiamo vinto ma siamo arrivati primi. Senza atti di coraggio ha buon gioco la strategia della cottura a fuoco lento di Grillo-Casaleggio (ma cosa vuole questo che ci ha sputato addosso sino a ieri? Ma pensano di cavarsela con poco?  Ma pensano che le cose si facciano alla vecchia maniera?).

Penso che Bersani abbia fatto bene a mettere come prima scelta quella di rivolgersi al 5 stelle anzichè al PDL perché le prime cose che un buon governo dovrebbe fare sono tutte anche nel programma del 5 stelle. Ma rimane la impraticabilità di una ipotesi di maggioranza parlamentare che si scontra sulla necessaria pregiudiziale del voto di fiducia per la costituzione del governo. Sono dunque sballate, se non si supera quello scoglio, le ipotesi basate sul modello Crocetta alla regione Sicilia. Ammesso che quel modello debba essere preso ad esempio (e i miei dubbi sono tanti) c'è lo scoglio del voto di fiducia.

Ma se il PD vuole giocarsela davvero dovrebbe trovare dentro di sè la forza di un rinnovamento profondo e questo rinnovamento richiede il passaggio di mano. Spero che nella prossima riunione della direzione si rifletta su questo aspetto.