Si può fare: Guido Manfredonia

Questo film mi è stato suggerito da una lettrice del blog. Non sapevo nemmeno che esistesse. Si può fare (2008), con sottotitolo da vicino nessuno è normale, è stato presentato fuori concorso al festival di Roma e, mi par di capire, non ha girato molto. Comperate il DVD sono 10 euro spesi molto bene e ne avrà un piccolo riscontro anche il produttore Angelo Rizzoli che, dopo anni, si è rimesso a fare film (questo è il primo). Su YouTube trovate alcuni clip, ad esempio La rinascita delle pulsioni dopo la riduzione del Serenase

Il protagonista Nello (Claudio Bisio) è un sindacalista CGIL di destra di quelli che pensano che alcune variabili economiche siano cose con cui bisogna fare i conti e per questo il sindacato presso cui lavorava, lo mette fuori ma gli trova un posto da direttore in una cooperativa sociale per pazienti dimessi dagli Ospedali Psichiatrici.

Siamo a Milano nel 1983 (5 anni dopo la legge Basaglia 180/78) e la cooperativa si chiama cooperativa 180. Gli enti pubblici gli danno un po' di lavoro inutile (scrivere gli indirizzi sulle buste, incollare i francobolli), tanto per far fare qualcosa ai pazienti che vivono come degli zombi in un padiglione del Paolo Pini imbottiti di Serenase per stare tranquilli.

Penso che solo una persona che negli anni caldi abbia fatto politica come Bisio potesse interpretare così bene un ruolo così difficile. La sua prima azione è di trattarli come uomini. Siete soci della cooperativa allora riattiviamo la assemblea perché le decisioni su di voi le dovete prendere voi. Tutto come dicono le leggi istitutive delle cooperative. Sì, andatelo a raccontare ai precari di oggi che lavorano nel III settore. Accanto a Bisio ci sono i matti, interpretati magnificamente da attori professionisti.

  • Gigio (Andrea Bosca) e Luca (Giovanni Calcagno) hanno in comune un'ottima percezione spaziale. Sistematicamente sbagliano a mettere i francobolli ma quando Nello fa scorrere il pacco delle buste si accorge che c'è una strategia. Il cartone animato che si produce corrisponde a disegni e forme regolari. Luca non parla mai; è violento, è stato in manicomio criminale dopo aver sgozzato un parente e Nello ne conquista la fiducia quando, dopo essersi preso un cazzotto in faccia, fa il sindacalista e si rifiuta di fare la spia  al presidente della cooperativa (un primario di psichiatria di vecchia scuola). Gigio e Luca diventeranno i posatori di parquet nella nuova attività imprenditoriale vera che Nello mette in piedi realizzando pavimenti che sono dei mosaici. La scoperta dei parquet artistici avviene per caso. Si fa di necessità virtù; le tavolette sono finite e i due, che hanno una scadenza da rispettare, usano gli scarti di lavorazione. Così consegnano ad un architetto della Milano da bere un pavimento con una enorme stella a cinque punte (siamo nell'83 e il terrorismo è un ricordo recente). Nello è spaventato, ma la cosa ha successo.
  • Le due donne sono una svampita Miriam (Daniela Piperno) e una repressa, che nella vicenda scopre sentimenti e sessualità, Luisa (Natascia Macchniz). Mentre scrivo questa recensione sto consultandone le immagini in rete e sono ancora più impressionato dalla capacità di immedesimarsi facendo le pazze e i pazzi da parte di tutti/e.
  • Ossi (Franco Pistoni) è un alienato anoressico, lento nei movimenti, di poche parole, che insieme a Roby (Michele De Virgilio), detto Nicky Lauda perché ha lavorato all'autodromo, si occupa delle consegne con la macchina (sempre in seconda perché è pericoloso). I due durante un trasporto si perdono (Ossi fa il navigatore) e si disperano perchè siamo usciti dal TuttoCittà.
  • Goffredo (Carlo Giuseppe Gabardini) fa la parte del semi deficiente con grandi occhiali da miope, quello che si entusiasma per tutto, che alza la mano e che nessuno ascolta. Un ruolo importante è svolto da Fabio (Pietro Ragusa) che diventa il direttore amministrativo della cooperativa sino a farsi ossessionare dalle commesse, dai tempi di consegna, dagli approvvigionamenti. Poi c'é Roby (Andrea Gattinoni) che soffre di autismo grave, non parla mai in tutto il film, e per questo viene nominato presidente della nuova cooperativa. In una scena spassosissima viene interpellato per tener duro su una richiesta di sconto da parte di potenziali clienti e li mette al due con il suo mutismo (il presidente non ritiene nemmeno di parlarne).

La storia è quella della trasformazione della cooperativa sociale da luogo di parcheggio per vegetali imbottiti di psicofarmaci in una azienda che si mette sul mercato, vince un concorso in Europa e si becca un cospicuo finanziamento ed alla fine si proietta in ambito europeo con una proposta di realizzazione di pannelli decorativi per le stazioni del metro di Parigi. Ciò permetterà l'inserimento di un nuovo folto gruppo di alienati parcheggiati.

Non entro nei dettagli perché si rovinerebbe una storia in cui ci sono alti, bassi, drammi e trasformazioni delle persone, incluso un suicidio. Uno dei primi effetti della riduzione quasi a zero del Serenase è la ripartenza degli ormoni specialmente nei maschietti e una delle prime soluzioni è di portarli a puttane non prima di aver fatto prendere la partita IVA alle signore per via dei meccanismi di rendicontazione dei finanziamenti comunitari. Al ritorno cantano tutti e Nicki Lauda, finalmente, mette la terza.

Accanto alla Milano dei matti c'è la Milano socialista degli yuppies, delle sfilate di moda con l'ex compagno Padella (Bebo Storti). La storia è inventata ma gli sceneggiatori si sono rifatti a vicende vere e al dramma ancora largamente irrisolto della cura della malattia mentale (la solitudine delle famiglie, le strutture territoriali che non funzionano e i reparti di psichiatria che hanno praticamente riprodotto, con maggiore civiltà e a fasi alterne di ricovero) i vecchi O.P.


Il mio voto: 10 al film e 10 alla interpretazione. Da vedere e da rivedere.