Mio fratello è figlio unico: Daniele Luchetti

Il romanzo di Antonio Pennacchi Il Fasciocomunista, vita scriteriata di Accio Benassi (2003) ha generato il film Mio fratello è figlio unico (2007). Il fasciocomunista l'ho letto nella primavera del 2012 quando ho deciso di dedicarmi a Pennacchi e ho affrontato in sequenza Mammut (il Pennacchi operaio e sindacalista), Il fasciocomunista (il Pennacchi giovane e inquieto) e infine Canale Mussolini (il retroterra famigliare e culturale di Pennacchi e dei figli delle bonifiche dell'Agro Pontino).

Alla fine della lettura di Canale Mussolini il commento spontaneo è stato che bisognerebbe estrarne  un film perché si tratterebbe del "Novecento" dei fascisti (dopo quello social comunista di Bertolucci) e per farlo bisognerebbe però pensare ad una megaproduzione (anche per l'inevitabile durata del film che come in 900 tratta della storia di più di una generazione). Pare che ci ci stiano pensando.

Ho visto che molti critici stranieri hanno paragonato il film di Luchetti al 900 di Bertolucci e ai pugni in tasca e La Cina è vicina di Bellocchio. Quando hanno fatto il paragone non era ancora uscito Canale Mussolini (2010) e secondo me nessuno di loro ha mai letto Pennacchi che, nel fasciocomunista e in Mammut, scrive della sua vita con alcuni elementi di complessità che non ho trovato nel film.

Pennacchi si è ampiamente dissociato dal film e anche io, dopo la visione, mi sono riletto il romanzo e concordo nel ritenere che sarebbe stato meglio, a questo punto, evitare ogni riferimento all'Accio di Pennacchi perché qui di Accio si perde ciò che gli rimane nei suoi diversi passaggi di collocazione e che lo contraddistingue: la mancanza di mezze misure e il sentirsi costantemente irrealizzato o fuori posto.

Nel film i protagonisti sono i due fratelli Benassi: Malrico (Riccardo Scamarcio) e Antonio che diventa, per suo madre, il pessimo Accio (Elio Germano). La presenza dei due fratelli spiega forse il titolo che molti rimandano alla canzone di Rino Gaetano a significare la incomunicabilità e diversità tra i due.

E' vero Accio e Malrico sono diversi: Malrico è un leader, diventa subito di sinistra e finirà nel terrorismo. Il percorso di Accio è molto più complesso: passa dal seminario, al pugilato, alle lotte studentesche, al MSI, all'Unione dei Comunisti Italiani (Servire il Popolo) e si porta sempre dentro il tarlo della inquietudine.

Il romanzo è un po' pesante, perché la vita di Accio è stata complessa con molte sfaccettature e molti personaggi. Il film doveva necessariamente distaccarsene perché sono diversi gli stili comunicativi ed i tempi. Cosi Luchetti ha cambiato, semplificato e costruito personaggi inesistenti nel romanzo e semplificati.

Per esempio: la vita in seminario e la scoperta della sessualità. Non è tutto così semplice come nel film con le prime masturbazioni selvagge guardando la foto di Marisa Allasio portata dal fratello Malrico, già divenuto ateo, e che lo vuole convincere a mollare il seminario. Accio è turbato dalla Paolina Bonaparte del Canova, si scandalizza-spaventa per la crescita dei peli duri del pube, equivoca con il confessore su cosa siano gli atti impuri, viene invischiato in piccole esperienze di omosessualità tipiche di collegi e seminari. In seminario a Siena scopre il latino e quella passione non lo abbandonerà più insieme al desiderio irrealizzato di fare il liceo classico.

Luca Zingaretti interpreta Mario Nastri un venditore ambulante di tovaglie e corredi con un passato nella RSI, duro e intransigente. La prima regola è l'onore: non tradire l'amico, non tradire la patria, non tradire l'idea. E' lui a strutturare nel giovanissimo Accio l'adesione al fascismo raccontando della cstruzione di Sabaudia in 8 mesi. Mario e Accio romperanno quando il primo tenetrà di bruciare la 850 di Malrico; Mario finirà in galera e Accio si metterà con sua moglie (le prime esperienze di sesso che nel romanzo sono invece con due autostoppiste inglesi); alla fine lo vedrà morire di infarto dopo una zuffa tra i due seguita ad un attentato di Accio e Malrico alla sezione del MSI.

Per condensare in un'ora e mezza la storia d'amore milanese di Accio, Francesca (Diane Fleri), compare sin dall'inizio ed è la donna di Malrico; questi ci fa anche un figlio mentre Accio la ama a distanza.

La parabola che porta Accio a far parte del servizio d'ordine nazionale del MSI, alla espulsione per aver organizzato una manifestazione antiamericana sul Vietnam, alla rottura con il fascismo dopo che Michelini e Almirante decisero di intervenire pesantemente per rompere la latente alleanza tra neofascisti e movimento del 68, è tutta condensata in un singolo episodio: l'attacco dei fascisti al conservatorio occupato dove Malrico ha preparato una inedita rivisitazione con Marx, Lenin e Mao dell'Inno alla gioia di Behetoven. Arrivano i fascisti e Accio li mena.

Il protagonista del libro è Accio, con Malrico che diventa un leader ma non esiste sul piano umano. Luchetti, scelto di avvalersi del bellone e tenebroso Scamarcio, ha dovuto costruire un personaggio più rilevante, ma anche nel film, grazie alla interpretazione di Elio Germano è sempre Accio il vero protagonista.

Molte belle e ben collocate le canzoni degli anni 60: Chariot con Betty Curtis, Riderà con Lttle Tony, Ma che freddo fa e Amore disperato con Nada. Non ci sono invece Endrigo e Jannacci che sono molto presenti nel romanzo insieme a Chariot.

In sintesi: nel romanzo c'è la parabola di un fascio-comunista, la crescita sul piano umano e un ricco contorno del periodo tra il 63 e il 69; sarebbe stato impossibile farci un film. Nel film rimangono i nomi e i ruoli dei due fratelli; tutto il resto è cambiato e la trasformazione di Accio avviene per flash.

Consiglio sia la lettura del primo (Oscar Mondadori) sia la visione del secondo. Ma è stato un errore imparentarli.


Il mio voto al romanzo e al film, per ragioni diverse, 8.5