A casa nostra: Francesca Comencini

A casa nostra (2006), chissa perché, pensavo che parlasse della infanzia delle sorelle Comencini, invece parla di noi: della Milano da bere, magari in maniera eccessivamente didascalica; ma in questo film c’è davvero molto di noi italiani: il maschilismo, la corruzione, la voglia di famiglia e la fuga dalla famiglia, il dio danaro, la trasgressione, i talk show in stile Amici, la droga, la prostituzione e la redenzione.

Alla sceneggiatura ha collaborato Gianni Barbacetto e si sente un po’ eccessivamente lo schema Società Civile, Anno Zero, Veltri, Santoro, Travaglio. Naturalmente diversi critici cinematografici, poco disposti ad accettare l’idea che si potesse irridere a Milano, l’hanno fatto notare.

Il film esce singolarmente quando nel 2006 il centro sinistra crede di essere alle soglie della grande riscossa che si brucerà nel giro di 2 anni. L’unica differenza è che a Pontida, nel frattempo, qualcuno ha sostituito la P di “Padroni a casa nostra” con una L e, almeno questo è un buon segno. Per questo dedico questa recensione alle ultime lusinghe del caimano e a Bobo-ramazza che è incerto sul riprovarci.

Nel film ci sono troppe storie e dunque non le racconto, ma mi limito ad enumerarle: un banchiere occulto ammanicato con la politica (Zingaretti), una modella amante del potere ma che non disdegna droga e sesso-proletario, un magistrato contiguo ai giri loschi, il popolo  lavoratore tentato dal danaro facile, un ex carcerato redento ma poco creduto, una prostituta romena tentata dal tirarsi fuori, la compera dei bambini figli di NN, un capitano della guardia di Finanza  (Valeria Golino) lacerata tra lavoro e sentimento, un pensionato agiato alle prese con l’agenzia delle entrate.

Tutte le storie si incastrano o per contiguità di personaggio o per contiguità di tema e molti dei protagonisti si ritrovano in rianimazione in letti vicini.

L’Italia non è tutta qui, ma qui ce n’è un bel pezzo e Francesca Comencini ce lo racconta bene. Bravo Zingaretti nella parte del macho senza scrupoli; fragile ma efficace Valeria Golino.

A proposito di ex carcerati e di carcerati attuali: ieri a Telecamere ho visto una bella intervista a Totò Cuffaro l’unico politico che ha scelto di difendersi nei processi e che 24 ore dopo la condanna definitiva si è presentato in galera. Sta dentro, è molto dimagrito, ha perso completamente l’arroganza del potere e persino rispetto alla sua sentenza si è dimostrato pacato e rispettoso della giustizia. Sta studiando in carcere per laurearsi in legge e mi ha colpito la sincerità con cui ha dichiarato di aver chiuso per sempre con il mondo del potere.


Il mio voto: 8