Porzûs: Enzo Martinelli

Porzûs (1997) è uno dei non molto numerosi film dedicati alla resistenza e, in questo caso, ad una delle pagine ingloriose che la riguardano. Il film può essere visionato su YouTube a questo link e meno male che c’è YouTube perchè il film, presentato a Venezia, fu poi acquistato dalla Rai e rimase nei cassetti sino al 2012 quando venne mandato in onda su RaiMovie. Si dice che ci furono pressioni politiche; su un sito ho trovato dei riferimenti a Nilde Jotti, non so quanto corretti, ma mi chiedo perché in Italia si usino i contributi pubblici per fare in modo che i film si facciano e poi non vengano visti.

Prima di vedere il film ho tirato fuori La Resa dei conti di Gianni Oliva in cui ricordavo di aver letto una efficace sintesi della vicenda. Una ricostruzione molto dettagliata la potete trovare come sempre su Wikipedia dove vengono ricostruiti i fatti e tutti gli elementi processuali in Eccidio di Porzius.

Nell’autunno del 44 il PCI per mano di Togliatti emana una direttiva in cui dopo mesi di tentennamenti si schiera apertamente per la sudditanza nei confronti dei partigiani sloveni-titini e per il passaggio delle brigate Garibaldi sotto il comando degli Jugoslavi.

Scriveva Togliatti: “Noi consideriamo come un fatto positivo, di cui dobbiamo rallegrarci e che in tutti i modi dobbiamo favorire, la occupazione della regione giuliana da parte delle truppe del maresciallo Tito. Questo infatti significa che in questa regione non vi sarà nè un’occupazione inglese, nè una restaurazione dell’amministrazione reazionaria italian, cioè si creerà una situazione profondamente diversa da quella che esiste nella parte libera dell’Italia, si creerà una situazione democratica in cui sarà possibile distruggere sino in fondo il fascismo e organizzare il popolo tanto per la continuazione della guerra contro gli invasori tedeschi quanto per la soluzione di tutti i suoi problemi itali. Il nostro partito deve partecipare attivamente , collaborando con i compagni jugoslavi nel modo più stretto, alla organizzazione di un potere popolare in tutte le regioni liberate dalle truppe di Tito (e anche prima di questa liberazione) e in cui esista una popolazione italiana. Questo vuol dire che i comunisti devono pendere posizione contro tutti quegli elementi italiani che si mantengono sul terreno e agiscono a favore dell’imperialismo e del nazionalismo italiano e contro tutti coloro che contribuiscono in qualsiasi modo a creare discordia tra i due popoli.”

E’ in questo contesto che maturano i fatti di Porzus descritti nel film dove c’è fiction, ma c’è anche una ricostruzione accurata dei preparativi ed infine dell’eccidio. Tra l’altro cambiano (ma non di tanto) i nomi propri e quelli di battaglia e così Mario Toffanin (Giacca) diventa Carlo Tofani (Geko).

Dopo averlo visto mi sono chiesto quale genere di sadomasochismo mi guidi quando vado alla ricerca di queste cose. La risposta non ce l’ho: masochismo perché dopo ci sto male e d’altra parte penso che in Italia il tema della doppia morale, sollevato un paio di giorni fa da Casini in risposta ad una dichiarazione di Bersani, e che ha contraddistinto molta parte della storia del comunismo italiano, vada affrontato. Potete trovare su Wikipedia una documentata ricostruzione delle controversie e polemiche interne alla sinistra sui fatti di Porzus.

Nel film e nella storia vera i gappisti di Geko si muovono dopo aver ricevuto una disposizione dai dirigenti comunisti di Udine e poi “vanno al di là”. I partigiani democristiani e monarchici della brigata Osoppo rompono le uova nel paniere perché si rifiutano di cedere la loro terra alla Jugoslavia. Naturalmente, secondo la linea secondo cui il competitore diventa un nemico (tipica del contesto staliniano), quelli della Osoppo vengono accusati di tramare con i fascisti e tutto procede come se il partito volesse arrivare ad un chiarimento con quelli della Osoppo e i gappisti si trasformino invece in una scheggia impazzita (feroce e sanguinaria) che tra il 7 e il 18 febbraio porta al massacro di 17 partigiani della Osoppo catturati con l’inganno.

Le parti più interessanti del film sono i colloqui tra l’anziano Geko (splendidamente interpretato da Gastone Moschin) e il vicecapo della Osoppo Stormo (gabriele Ferzetti) che è andato a trovarlo nella sua casa in Jugoslavia e le scene finali con i due massacri e tutte le efferatezze e le lucide follie che lo caratterizzano.

Alla malga vengono fucilati il comandante e una donna che i gappisti considerano una spia e, al campo dei gappisti, gli altri comandanti oltre che il vice di Giacca Spaccaossi  (Gianni Cavina) che si ribella ai nuovi demoni e si mette nella fossa con le vittime. « Vuoi cambiare gli uomini! Loro non la pensano come te? E tu li ammazzi! »


Il mio voto al film: 8

Il mio voto al coraggio di raccontare: 10