L’età barbarica: Denys Arcand

L'età barbarica (L’Âge des ténèbres)  è un film del 2007 con cui Arcand chiude la sua trilogia sul declino della società occidentale.

Dopo le Invasioni barbariche mi sono guardato l'antecedente (Il declino dell'impero americano – 1986) e il successivo in sequenza e dei due mi è piaciuto di più il secondo.

Il declino dell'impero americano (vedi locandina) è il film che ha dato la notorietà ad Arcand. I personaggi sono gli stessi delle invasioni barbariche e il film gli fa fa un po' da premessa. Lo stesso gruppo di professori universitari, con al centro Remy questa volta sanissimo e prestante, e di mogli, amiche, amanti ci parla della società dell'opulenza; il tema dominante è il sesso come fantasia, discorso e trasgressione a condizione che venga vissuto e raccontato a compartimenti separati.

Ne parlano gli uomini tra loro mentre preparano un pranzo, ne parlano le donne in palestra prima di ricongiungersi a mariti e colleghi. Quando si ritrovano insieme esplodono le contraddizioni legate al si sa ma non si dice.

Il racconto è sempre tra l'ironico e lo scanzonato. Ci sono ancora la moglie di Remy che scopre all'improvviso di avere un marito che si porta a letto tutta la facoltà, le due amanti che lo assisteranno nella malattia, l'amico costantemente arrapato, il collega omosessuale in fase marchettante.

Ho trovato migliore L'età barbarica ma, guardando le recensioni, il giudizio è controverso.

Jean-Marc Leblanc lavora presso l'ufficio reclami del governo del Quebec. E' un cinquantenne tranquillo oppresso da una famiglia, un lavoro, uno stile di vita, un contesto sociale che non sopporta più e da cui evade con la fantasia che gli consente di vivere in un mondo parallelo. L'interprete è un noto comico della TV canadese.

La moglie, agente immobiliare in carriera, è assolutamente da vedere e da sentire mentre passa le giornate con l'auricolare del telefonino costantemente in funzione a costruire affari: impagabile la telefonata in cui spiega ad un cliente che le case hanno un valore che dipende dal contesto e che quindi, dopo che la moglie si è impiccata nel bagno, il prezzo di vendita non potrà che scendere di qualche decina di migliaia di dollari.

Segnalo ancora la scena finale in cui la moglie si lancia in una tipica litania muliebre (la carriera, la casa, le figlie, il sesso che manca, la cucina, …) e Jean-Marc che si è ormai riconnesso con il mondo, senza perdere la calma, la gela con un "potrei anche ammazzarti".

Ci sono due figlie di 15 e 12 anni costantemente con auricolari e videogiochi e che, di fronte alla rottura tra i genitori dichiarano di essere tranquille e che semmai era anomala la mancata rottura precedente.

C'è una madre in casa di riposo che ci fa percepire, come nelle invasioni barbariche, la situazione della sanità pubblica canadese. Quando la madre muore, Jean Marc ha una delle sue fantasie sogno. Un medico gli comunica che ha un cancro e gli descrive con aria tra il burocratico e il faceto la prognosi infausta, la sofferenza e inutilità della chemio, le metastasi, la morfina, il dolore resistente agli oppiacei, l'incontinenza degli sfinteri sino alla morte. E Jean Marc prosegue con il suo funerale, con il prete che sbaglia il nome, con la moglie che telefona, con la cerimonia con finale alla chitarra, con i necrofori che si portano via il cadavere e avvertono la moglie che le ceneri rimarranno disponibili da loro un paio di mesi e, in caso di mancato ritiro, saranno trasformate in fertilizzanti.

All'ufficio reclami Jean Marc ha una capufficio bionda, dura e stressante che rientrerà nel giro delle fantasie erotiche in versione sado maso e due colleghi (un negro e una lesbica) con cui va a fumare di nascosto. Nel Quebec del politicamente corretto se ti beccano a fumare entro un miglio dagli uffici pubblici ti licenziano ma in compenso Jean Marc riceve una sequela di postulanti cui dice candidadamente di non poter far nulla: un amputato ad entrame le gambe si presenta a lamentarsi del fatto che il municipio di Montreal lo ha citato perché partecipi al 50% al pagamento della distruzione del lampione che colpito da un auto gli è arrivato addosso causando la mutilazione. Per la legge canadese la richiesta, basata sulla partecipazione alla rifusione del danno, è giusta.

Ho trovato tragicamente esilaranti:

  • il processo interno in cui Jean Marc viene imputato dalla capo ufficio di aver usato il termine "negro" che insieme a "nano" è stato bandito dal linguaggio pubblico e va sostituito con "proveniente dalla regione equatoriale" e da "individuo di bassa statura". Jean Marc aveva affermato che l'amico nero "lavora come un negro".
  • il corso di aggiornamento per infondere felicità e gaiezza tra i dipendenti che fa il verso agli esperti in postura e uso della voce
  • l'incontro con i responsabili della ristrutturazione degli uffici che avanzano soluzioni avvenieristiche nell'uso degli spazi mentre alla reception i disperati vengono respinti perché tutti gli uffici devono seguire le procedure di controllo e miglioramento

Jean Marc, di fronte alle difficoltà, sogna un mondo di donne che lo corteggiano, sogna il successo e le giornaliste che se lo fanno nei corrisoi e negli sgabuzzioni quando lo vedono, sogna l'attrice famosa che lo attende nella doccia di casa.

La soluzione sarà quella di andarsene in una zona selvaggia dove ha un cottage ereditato dal padre: lontano dall'ora e mezza di viaggio (auto+treno+metrò) per andare in un ufficio a dire ai disperati che lui non può fare nulla, lontano da quella moglie, lontano dalla capoufficio isterico-nazista. Si dedica alla agricotura e guarda il mare.


Il mio voto a Il declino dell'impero americano 8

Il mio voto a L'età barbarica: 9.5