Le invasioni barbariche: Denys Arcand
Le invasioni barbariche (2003) di Denys Arcand è un film da vedere assolutamente. L'ho visto nell'ambito di una selezione che mi ero fatto di film con problematiche di bioetica e la bioetica c'è perché Remy, malato di cancro in fase terminale, muore in mezzo ad amici, parenti, amanti con una eutanasia felice tramite una somministrazione in flebo di una overdose di eroina, dopo che la medesima eroina era stata usata per una strana terapia del dolore (l'eroina sarebbe più efficace della morfina).
Il film ha avuto l'Oscar come migliore film straniero e viene dalle regioni francofone del Canada (regione di Montreal). Il titolo fa riferimento all'arrivo degli aerei di Al Qaeda sulle Twin Tower ma metaforicamente sembra far riferimento anche alla società statunitense e indirettamente a quella canadese dove tutto è disumano e viene distrutta la vecchia cultura europea.
Remy è un cinquantenne (portati male) professore universitario di storia, colto, incazzoso, autoironico, godereccio, anticlericale che si trova alle prese con un cancro incurabile. I protagonisti del film oltre a Remy sono il suo contorno prossimo e remoto:
- una ex moglie mora e raffinata (Louise) da cui vive separato che lo ama e lo ha lasciato per fargli vivere meglio le sue storie e che io non avrei mai lasciato
- un figlio maschio (Sébastien) che vive a Londra, che lavora con la finanza e i mercati, che vive attaccato ad un telefonino, pragmatico, abituato a decidere e a cambiare le cose con la forza che ti dà il danaro; potente al punto di sembrare ingenuo quando si confronta con il mondo delle persone normali abituate a tentennare o a rassegnarsi (dalla polizia, ai sindacalisti, alla responsabile amministrativa dell'ospedale). Sébastien e Remy si detestano perché rappresentano mondi agli antipodi, si mandano continuamente sulla forca, ma si amano e lo scopriranno durante la decadenza di Remy; li separa la concezione del mondo e della vita eppure quando Sébastien si rende conto dello stato di Remy gli si dedica anima e corpo fino alla scena prima dell'eutanasia quando i due si abbracciano piangendo e il padre gli augura di avere un figlio in gamba come quello che ha avuto lui
- una figlia che sta facendo il giro del mondo in barca a vela e che compare nel film solo tramite collegamenti satellitari
- due ex amanti (le più importanti) di cui non sappiamo neanche il nome e che conservano nei confronti di Remy oltre all'affetto una dose massiccia di autoironia. Siamo alle soglie della eutanasia e uno degli amici professori rievoca la morte dolce per eccellenza, quella di di Felix Faure, presidente della repubblica francese a fine 800, morto per un ictus mentre l'amante inginocchiata davanti a lui gli praticava un pompino (morto in pompa magna mentre l'amante viene definita la pompa funebre). Par di capire che i pompini fossero uno dei chiodi fissi di Remy ed ecccole allora, alla soglia della morte, difendersi dalla accusa di non avergli dato la morte dolce e rievocare l'impegno sino allo sfinimento che ci mettevano senza riuscire a vincerenè la resistenza nè la insaziabilità del professore
- due colleghi universitari con cui Remy ha condiviso tutte le svolte degli intellettuali europei dagli anni 60 in poi: l'esistenzialismo, il marxismo, il maoismo, lo strutturalismo … Il primo ha sposato una moglie noiosa, ma giovane e dalle grandi tette mentre l'altro, omosessuale, vive imboscato a Roma adoccuparsi di rapporti culturali Canada Italia e ritorna a Montreal insieme al suo partner che si occupa di arte.
Infine c'é Nathalie, la figlia della ex amante mora. Nathalie entra in scena quando un amico medico spiega a Sébastien, dopo aver visto le immagini della PET, che la miglior terapia del dolore, per Remy è l'eroina. Sébastien, di fronte alle necessità di approvvigionamento viene messo in contatto con Nathalie dalla madre e sarà lei a usare prima il fumo con la brown sugar e poi l'endovena man mano che il dolore si farà meno controllabile. Infine sarà Nathalie a mescolare alla flebo le 10 siringhe di ero che danno a Remy la morte dolce scelta con lucidità e dopo aver salutato e ringraziato e suoi amici.
Nel film segnalo come molto efficaci tre incontri di Sébastien con il mondo reale: quello con i sindacalisti senza i quali in ospedale non si muove foglia, quello con la responsabile amministrativa che sembra inventata per rappresentare tutte le banalità del politicamente corretto, quello con i poliziotti dell'antidroga cui si rivolge per avere informazioni su dove trovare l'eroina.
Forse Remy è troppo ben messo, dal punto di vista fisico, per un malato di cancro allo stato terminale, forse Nathalie è troppo lucida e bella per essere una tossica da buco. Forse l'idea di morire circondato da quelli che hai amato e che ti hanno amato, morire per scelta e farlo riuscendo a sublimare l'angoscia, morire in una bella villa isolata su un lago selvaggio è poco realistico; ma questo film non va giudicato con i canoni del realismo, vanno invece gustate scena per scena le cose che accadono, quel che si dice, quel che si vede e cioè la storia di una generazione (Remy è nato nel 1950).
Il mio voto: 10