la testa nel pallone
Non credevo che saremmo arrivati a questo punto e nel sentire le ultime dichiarazioni di Bersani mi prende una tristezza notevole.
Prima di tutto le regole! Quali? Quelle emanate con difficoltà e con la decisione di fare le cose difficili? Quelle ambigue perché se no non se ne usciva? Quelle per cui domenica scorsa, disse Berlinguer, ci si poteva registrare giovedì e venerdì senza problemi e che si sono via via indurite man mano che emergeva la possibilità che gli elettori potessero aumentare in maniera sensibile?
A proposito vorrei sapere dai dirigenti del PD che, come me me, sono favorevoli al doppio turno alla francese, se pensano che al secondo turno, chi non ha votato al primo debba portare la giustificazione.
Quella di stasera è la più bella; quelli che pensano di essersi iscritti sappiano che vale il principio del silenzio diniego. Anche questo è un noto principio democratico. Ops, mi sono sbagliato: il principio democratico e di trasparenza sempre sostenuto dai riformatori è quello del silenzio assenso: se la pubblica amministrazione non risponde nei tempi fissati la richiesta si intende accettata. Ma d'altra parte mica i comitati provinciali potevano esaminare centinaia e migliaia di richieste, entrare nel merito e rispondere. Più semplice è decidere che la richiesta viene respinta tranne nei o tre due casi in cui si risponderà.
- Mi vengono le bolle quando di fronte ad un problema invece di entrare nel merito ci si appella alle regole. E' un vecchio vizio dei sindacalisti CGIL di professione ereditato dalla necessità di far convivere le vecchie componenti di partito.
- Come si fa a non rendersi conto che si sta facendo fare al PD la figura di un partito del "socialismo reale" di quelli che dicono che vogliono la democrazia e la partecipazione ma che la democrazia e la partecipazione esistono se si rispettano le regole. Attenzione non stiamo parlando della Costituzione Italiana su cui lavorarono fior di giuristi, stiamo parlando di un regolamento farlocco tirato fuori per poter chiudere senza scontri la assemblea nazionale. Se non si raddrizza, Bersani rischia, domenica di fare un autogol clamoroso verso gli elettori (quelli che saranno respinti al seggio e quelli che, di fronte a questo casino, hanno già deciso che non ne vale la pena).
E finisco con qualche riferimento di natura culturale. Centinaia di miei ex studenti si ricorderanno come mi incazzavo quando non motivavano razionalmente le loro scelte. Se uno parlava, in matematica, di regole si sentiva dire: le regole che io conosco sono quelle delle donne (così si chiamavano le mestruazioni) e quelle degli ordini monastici. Le prime sono fastidiose e si lenivano con il Saridon, le seconde sono spesso assurde, ma sono liberamente accettate da persone eroiche. In matematica ci sono.
- le definizioni (che vengono date con libertà coniugando libertà, generalità, non contraddittorietà e produttività)
- gli assiomi, spesso definizioni implicite
- i teoremi, che sono dimostrabili razionalmente
La carta della fondazione big-bang è stata giocata bene ed è la risposta, nel rispetto delle regole, alla demenzialità degli apparati. E infatti le critiche stanno in equilibrio come Gatto Silvestro quando scivola, con le unghie fuori, su una lastra di vetro. E' vero: nel manifesto non c'è scritto di votare per Renzi, ma chi ha interesse a portare a votare al ballottaggio chi non ha votato al primo turno? Renzi! Dunque quel manifesto ha infranto la regola del divieto di propaganda sui giornali a favore di un candidato.
Meno male che c'è il governo Monti perché altrimenti, anche sulla questione dell'Ilva, qualcuno avrebbe tirato fuori la questione delle regole mentre la siderurgia italiana veniva mandata a palle per aria.