Buongiorno, notte: Marco Bellocchio

Buongiorno, notte (2003) è un film che è andato molto vicino al Leone d'Oro a Venezia, che ha suscitato molte discussioni e che ha avuto anche un notevole successo in termini di incassi.

La sceneggiatura è ispirata al libro autobiografico di Anna Laura Braghetti la brigatista che insieme a Mario Moretti (Mariano, interpretato da Luigi Lo Cascio), Prospero Gallinari (Primo interpretato da Giovanni Calcagno) e Germano Maccari (Ernesto interpretato dal figlio del regista Piergiorgio Bellocchio) ha fatto da carceriera a Moro.

La Braghetti era la proprietaria dell'appartamento di via Caetani dove "ufficialmente" viveva con l'ingegner Altobelli (Maccari). Dopo il sequestro Moro la Braghetti che era una "irregolare" (nel film fa la bibliotecaria all'università) passò in clandestinità e fu poi l'esecutrice materiale dell'omicidio di Vittorio Bachelet. Il film si apre proprio con la visita all'appartamento da acquistare da parte della Braghetti e di Maccari.

Anna Laura Braghetti è una delle brigatiste che, oltre ad essersi dissociata dalla lotta armata, ha fatto anche un percorso di riflessione sulle dinamiche psicologiche ed umane del brigatismo e Bellocchio ne ha fatto la protagonista di questo film che ha solo come "accidente" il sequestro e la prigionia di Moro già visti nel film di Ferrara.

La Braghetti, nel film,  si chiama Chiara ed è interpretata da una bravissima Maya Sansa. Accanto a lei compare un compagno di lavoro di Chiara il cui ruolo è quello di farle da specchio delle proprie inquietudini (Paolo Briguglia nella parte di Enzo). Il titolo del film è quello di una sceneggiatura dedicata al sequestro Moro che Enzo sta scrivendo.

Chiara oltre alla Sacra Famiglia di Marx legge le "Lettere dei condannati a morte della resistenza europea" che il papà partigiano le leggeva da piccola e scopre che sono del tutto simili sul piano affettivo ed emozionale a quelle di Moro alla moglie e al nipotino. Molto bello il pranzo annuale di ricordo del papà con tutta la famiglia, i compagni partigiani che cantano fischia il vento e al canto si associa una coppia di sposi. Nel film entrano continuamente spezzoni di tipo documentario che aitano a cogliere le contraddizioni del pensiero (da scene della rivoluzione bolscevica, alla eliminazione di partigiani, al socialismo staliniano).

Mi rendo conto che è impossibile raccontare un film giocato sugli sguardi, sulla interpretazione degli attori, sullo sdoppiamento di personalità dei brigatisti. Tutto avviene su più piani; il gigante Primo, tutto lentezza e fermezza si commuove per i suoi canarini; Ernesto non ne può più e Moro muore, ma forse no perché Chiara sogna (o lo fa davvero) di addormentare i carcerieri.

Persino le fermezze di Mariano, le prediche sull'annullamento del sè in nome del progetto rivoluzionario non reggono alle controdeduzioni di Moro che, in assenza di Mariano, fa leggere agli altri tre la lettera per il papa; vuol sapere se la lettera parla al cuore e osserva "tra voi c'è una donna, l'ho capito da come piega le calze".

Il crollo del brigatismo è avvenuto perché lo Stato ha saputo rispondere duro e anche quello della Braghetti si è realizzato nel carcere duro di Alessandria. Ma quando è iniziato? Quando "il sole dell'avvenire" ha iniziato a far vedere che quando spari ad un avversario stai sparando ad un uomo? Ogni brigatista ha avuto la sua storia personale ma tutti hanno, prima o poi fatto i conti con il mondo reale nel quale non trionfano i Demoni. Per fortuna.


Il mio voto: 8.5; decisamente 10 a Maya Sansa