Il caso Moro: Giuseppe Ferrara

Il caso Moro (1986) è il film a carattere documentaristico che Giuseppe Ferrara ha dedicato alla cattura, prigionia e assassinio di Aldo Moro. La ricostruzione dettagliata degli avvenimenti aggiornata alla individuazione di alcuni dei responsabili avvenuta anche dopo i processi la trovate su Wikipedia.

Ho fatto bene a rivederlo dopo Il Sol dell'Avvenire perché sarei stato meno tenero nei confronti di quella banda di assassini. Il film, infatti, fedele all'intento documentaristico racconta dettagliatamente la vicenda prestando attenzione ai soli fatti e si avvale di una grandissima interpretazione di Gian Maria Volontè che si cala perfettamente nei panni e nello stile di Aldo Moro. Oltre a Moro-Volontè nel film ci sono altre due figure di riferimento: la moglie Eleonora e il brigatista con i baffi (Moretti). Noretta è umana e ferma; Moretti è ambiguo; deve portare alla conclusione l'operazione e si rende conto che, pur nella tragedia, l'ipotesi di un riconoscimento delle BR come esercito combattente contro lo Stato non avrà spazio.

  • 16 marzo 1978: Moro viene rapito il giorno della presentazione alle camere del governo Andreotti di "solidarietà nazionale". L'operazione è assolutamente perfetta sul piano militare dalle manovre con le auto per bloccare quella di Moro all'azione del commando che annienta la scorta (2 sull'auto di Moro e 3 su quella al seguito). Il gruppo di fuoco era composto da Valerio Morucci, Raffaele Fiore, Prospero Gallinari e Franco Bonisoli (2 su 4 del gruppo dell'appartamento).
  • Seguono 55 giorni di prigionia: le lettere, i depistaggi, la linea della fermezza e quella della trattativa, l'intervento del Papa, la scelta di talune forze politiche e di alcuni organi di stampa di far passare Moro per rincoglionito, il ruolo della P2, le contraddizioni interne alla DC, la sofferenza di Zaccagnini, i ritardi dell'ultima ora (quando viene a cadere anche l'ipotesi di graziare la Besuschio). E' stata una cosa tremenda, così come tremendi erano i comunicati delle BR del tutto omogenei ad una visione della storia militaresca e da sgherri . Alcuni dei comunicati li potete rileggere su Wiki. A questo proposito è impressionante la dissociazione tra la follia ideologica ed il comportamento concreto dei carcerieri che si vedrà meglio nel film di Bellocchio Buongiorno notte. Nel film di Ferrara Moro interagisce ripetutamente con un brigatista (Moretti?) che appare compassato, a tratti umano nel rapporto con Moro, mentre è lucido e intransigente quando discute con gli altri brigatisti.
  • Si arriva così alla mattina del 9 maggio; i brigatisti hanno deciso; gli fanno credere di aver deciso per il rilascio (nella realtà per un trasferimento) e Moro li segue in garage, sale sulla Renault rossa, si mette nel bagagliaio, si fa coprire da un  telo e lì viene ammazzato da Mario Moretti. Alcuni elementi relativi alla dinamica sono venuto alla luce dopo l'uscita del film (per lungo tempo si è creduto che l'esecutore materiale fosse stato Prospero Gallinari). Come è noto la macchina viene poi portata in via Caetani a pochi metri dalle sedi nazionali della DC e del Pci.

La'ssassinio di Moro segna il punto più alto del terrorismo ma anche l'inizio della fine. Si rompe il legame con un ezzo di movimento ed iniziano ad esplodere le contraddizioni anche se, per un paio d'anni, l'Italia sarà ancora insanguinata da un ritmo folle di attentati ed omicidi al punto che ci eravamo quasi abituati e la morte incominciava a non fare più notizia.


Il mio voto: 9; 10 a Gian Maria Volontè