I 7 fratelli Cervi: Gianni Puccini

Non conoscevo per nulla questo film del 1968 e non conoscevo nemmeno il nome del regista. Il film è del 1968 e il registo è morto quando aveva poco più di 50 anni pochi mesi dopo l'uscita del film. A parere dei critici si tratta del suo film più importante. Il cast è di tutto rispetto (Gian Maria Volontè, Carla Gravina, Riccardo Cucciolla, Renzo Montagnani, Lisa Gastoni), la sceneggiatura è di Cesare Zavattini e l'aiuto regista è Gianni Amelio.

Il film fa una ricostruzione molto fedele della vicenda dedicando uno spazio ridotto (15 minuti) all'epilogo (la cattura e la fucilazione).

La famiglia Cervi è una famiglia di mezzadri di Campegine (tra Reggio Emilia e Parma) e come nelle famiglie mezzadrili c'è un capofamiglia (Alcide) e tanti figli con relative mogli e bimbi a fare le braccia necessarie per rendere produttivo il lavoro mezzadrile. E' una famiglia cattolica che Aldo (Gian Maria Volontè) porterà pian piano verso l'adesione al comunismo. Si tratta di un processo che ha caratterizzato la resistenza italiana: i più determinati finirono per aderire all'unico progetto di cambiamento che vedevano sulla piazza.

Il cambiamento è nel DNA deli Cervi che, all'inizio del film, fanno San Martino perché il padrone non è disponibile alla innovazione e ad un certo punto Aldo e Gelindo (Cucciolla) convincono papà Cervi a comperare il trattore (il classico Landini a testa calda). Fossero vissuti nei primi anni 60 sarebbero diventati degli imprenditori di quella piccola e media industria che fa da spina dorsale all'Emilia.

Il film è incentrato sulla figura di Aldo. Volontè è molto giovane e meno spigoloso del solito. Scopre i libri in carcere, dove è finito per una questione legata al servizio militare, e alla fine degli anni 30 instaura un rapporto sentimental politico con Lucia Sarzi (Lisa Gastoni, conturbante ma castigata) che fa l'attrice drammatica in una compagnia famigliare di giro e che ha i rapporti con il partito comunista.

Il partito frena (non è il momento, bisogna seguire le direttive del centro, …) ma Aldo e Lucia, insieme ai fratelli più grandi fanno le prime azioni di propaganda e di disturbo dei fascisti. Parallelo al rapporto con Lucia c'è la storia d'amore contadino con Verina (Carla Gravina) con cui Aldo fa due figli, ma non la sposa perché è contro il matrimonio. Molto bella la scena in cui Verina, incinta del primo bimbo, viene accolta in casa dal clan dei Cervi. All'inizio della guerra il primogenito di Aldo (che risulta figlio della sola Verina) viene affiliato da uno dei fratelli per fare la parte del 4° figlio che gli consente di non partire per la guerra (la cultura contadina, il retroterra cattolico, l'innovazione, la solidarietà, la pazienza, si sposano in maniera mirabile).

Aldo la pazienza non ce l'ha solo verso i fascisti; vuole fare, sogna attentati e così si costituisce la banda Cervi (azioni di disturbo, disarmo forzoso dei fascisti e accumulo di armi, ospitalità degli sbandati e di qualche militare anglo americano, tentativo di passare alla lotta armata osteggiato dal partito nell'autunno del 43).

Alla fine i fascisti arrivano in massa alla fattoria dei Cervi; non c'è spazio per una resistenza efficace; i Cervi si arrendono e i 7 fratelli vengono portati al carcere di Reggio. Lucia cerca di organizzare un'azione di liberazione per la notte di San Silvestro, ma pochi giorni prima i fascisti per rappresaglia contro l'uccisione di un camerata, li fanno uscire raccontando di un trasferimento per il processo a Parma e invece li portano al poligono del tiro a segno e li fucilano.


Un consiglio: intorno ai fratelli Cervi sono sorti un museo e una fondazione. Questo è l'indirizzo del sito web; vale la pena di farci un salto, magari con qualche classe del triennio della scuola superiore: un buon viaggio nella storia, nella cultura contadina e nell'Emilia.

Per documentarvi sulla storia della famiglia Cervi, più di quanto abbia potuto fare in queste poche righe potete guardare qui.