La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone: Pupi Avati

Questo film (1975) dal titolo lunghissimo e un po' casereccio segna l'avvio del successo di Pupi Avati dopo un tentativo di horror demenziale nel 1968 (Balsamus).

Negli anni seguenti Avati, ancora allla ricerca di un suo stile girerà altri film strani o grotteschi (Bordella o La casa delle finestre che ridono), ma è con la Mazurka Avati inaugura la sua descrizione della società di provincia ed emiliana con storie in cui senza giudicare racconta. La locandina, che vedete qui a fianco, mette sullo sfondo tutti i numerosi comprimari e richiama il cartone con i titoli di Brancaleone.

Il protagonista è Ugo Tognazzi, ma ci sono anche Paolo Villaggio e una figura costante nei film di Pupi Avati: Gianni Cavina che, oltre a fare l'attore non protagonista in ruoli comunque da comprimario, contribuisce alle sceneggiature.

Il titolo richiama semplicemente la storia:

  • c'è la Mazurka: sempre presente nella colonna sonora, nella balera e nel teatro. Il film è ambientato a Bagnacavallo in Romagna ed è stato girato a Cento in provincia di Ferrara;
  • c'è il barone Anteo Pellicani, giovane promessa della ginnastica che, prima delle Olimpiadi, per il cedimento di un ramo, cade da un fico miracoloso nella villa di famiglia; rimane storpio e da allora si dedicherà all'anticlericalismo e alla misantropia. Il film si apre con una burla in cui Anteo (detto la gambina maledetta) si traveste da cardinale e ordina ad un gruppo di guardie svizzere ignare, di arrestare il papa;
  • c'è la santa Girolama che intorno al 740 dc, in piena età longobarda, per evitare uno stupro di gruppo, si offre all'intero gruppo di guerrieri che la prendono sotto un fico. La non più vergine si rifugia su di esso nutrendosi solo con i fichi fioroni sino alla nascita di un bimbo. La scena con i barbari e le successive con i miracoli sono del tutto esilaranti
  • c'è la pianta di fichi-fioroni intorno a cui ruota la vicenda dal 700 ai giorni nostri che, come in molti film di Avati, stanno tra gli anni del fascismo e l'immediato dopoguerra (in questo caso la presenza di una Fiat 600 ci rimanda ai primissimi anni 60).

Anteo riceve in eredità la villa con annesso fico. La nonna morta gli lascia inaspettatamente poderi, villa, giardino e fico sperando di riparare all'incidente che lo ha storpiato e, nella sua visione, lo ha portato all'anticlericalismo.

Accanto a Tognazzi ci sono:

  • i parenti che si attendevano l'eredità, dominati dalle tre zie fameliche che tentano di sedurlo con la minore (la scorreggiona, la chiama Anteo) e dal curato (strabico e che fa le confessioni da casa con un sistema di telecamere e uso del telefono);
  • un giovane e pelosissimo Lucio Dalla nella parte del fornitore della sega a vapore noleggiata per tentare di tagliare il fico,
  • Paolo Villaggio, con i riccioli biondi, general manager della Sado-maso-sex di Taranto che gira la provincia con una 600 rossa con al traino la roulotte. Con lui ci sono una nera (Lucienne Camille) tutta corpo e capezzolo e la moglie bionda (Delia Boccardo, due chili di topa, dice il marito per lamentarsi degli incassi scarsi) che battono il territorio a 3'000 lire al colpo mentre Villaggio vende bambole gonfiabili e attrezzature varie;
  • Gianni Cavina, fedele servitore del barone, acquirente di bambola gonfiabile e innamorato di una statua di marmo con angelo dal corpo femminile con cui tenta di accoppiarsi

Il film si snoda intorno al tentativo non riuscito di Anteo di far fuori il fico: la sega a vapore, le fucilate ai pellegrini spagnoli giunti da Pamplona, un tentativo di incursione aerea con bomba sfruttando l'idea di un nobile monarchico di fare un volantinaggio in stile Fiume-D'Annunzio.

Ad un certo punto la bionda, che era andata sul fico a riflettere sulla novità della gravidanza, viene scambiata da Anteo per la venerata Girolama. Villaggio coglie al volo la situazione, la mette in costume da santa con tanto di impianto elettrico con le stelline e fa suggerire alla moglie (la beata Girolama) la opportunità di riparare al mal fatto finanziando la costituzione dell'ordine delle suore del fico fiorone. In realtà si tratta di comperare un appartamento a Vigevano da adibire a casino stanziale.

Anteo è folgorato sulla via di Damasco, si pente, riscopre la fede e si rende conto di non odiare le donne. Vende tutto alle zie e rimane sotto il fico a pregare la santa che, nel frattempo, è sparita con Villaggio e i soldi. Ma la bionda si pente, si rivolge al carabiniere (anche taxista ed agente segreto) e ritorna sul fico dove, in una notte di inverno, partorisce e muore mentre Anteo vaga in delirio mistico con il bambino della santa.

Il film è una sequela di trovate, di affreschi del costume (malcostume) della provincia, di personaggi bellissimi ed è da vedere più che da raccontare.


Il mio voto 9.5