conservazione del momento angolare

Tutti hanno già detto tutto e dunque questa non sarà una analisi ricca, articolata e completa.

Ieri ho postato su FaceBook un link dove una giovane donna mette una serie di puntini sulle i e ci dice Perché voterò Renzi. Io mi limito ad alcune considerazioni minimaliste:

1) Quando ci furono le elezioni per Veltroni feci la scelta di stare con Letta. Veltroni non mi convinceva; mi dava l'impressione di essere figlio del passato e non mi piaceva lo schieramento di "allineati e coperti" che si tirava dietro. Letta invece parlava di politica come "costruzione di cattedrali".

2) Poi ci furono le dimissioni di Veltroni, un momento di grande disorientamento. A proposito non mi piacciono quelli che, dopo la delusione politica, dicono di voler andare in Africa e poi non si allontanano da Roma. Ci fu una assise nazionale, l'establishment si mise d'accordo ritrovando l'unità sugli slogan antiberlusconiani e si uscì con Franceschini. Io avrei voluto Bersani. Ma non ci fu coraggio. Nel PD, come nel PCI, i processi digestivi sono molto lunghi perché bisogna mettere d'accordo D'Alema con Fioroni. La mia fiducia in Bersani subì una incrinatura. Ma ha le palle? Mi chiedevo.

3) Poi fu la volta di Bersani; un passo in avanti rispetto a Franceschini, con Letta mandato in TV a spiegare le svolte a destra, ma ho avuto l'impressione che l'esigenza di tirare avanti tutta la baracca, con i suoi riti, abbia avuto il sopravvento sulla iniziativa politica. Continuo a ritenere Bersani un grande dirigente politico e il "meno PCI" del gruppo dirigente attuale: è pragmatico e innovativo, ma mi è sembrato poco coraggioso. Faccio due esempi: il rapporto con la CGIL di Susanna Camusso, la scelta dei responsabili nazionali che da Orfini, a Fassina, alla Puglisi (scuola) mi sembrano declinatori della linea più che dirigenti politici.

Renzi, per come l'ho visto muoversi, mi pare uno che non si tira indietro e che, come ha avuto modo di dire più volte, intende svecchiare anche all'interno. I notabili a fare i notabili; i giovani nati vecchi a fare i vecchi. Detto per inciso penso che la frattura con il mio ex concittadino Pippo Civati sia stata proprio su cosa siano il rinnovamento e la modernità.

Nella storia del PCI, del PDS, dei DS e del PD, mi pare la prima volta che una differenza di vedute, di concezione della politica, di concezione del rinnovamento e della innovazione venga alla luce in maniera esplicita e non mi piace la vigliaccheria (una forma di debolezza) di quelli che, presi dalla paura, tirano fuori i santini e iniziano a domandare da dove vengono i soldi. Mi verrebbero delle battute, ma poiché penso che Bersani sia una persona seria non faccio repliche, troppo facili, su questi piani.

Questo è il momento di pedalare e di conquistare al PD nuovi elettori prendendoli dal PDL e dall'elettorato giovanile disorientato.