I pugni in tasca: Marco Bellocchio
Il film è del 1965 e se uno lo rivede oggi e ripensa a cosa erano quegli anni capisce come mai abbia destato scandalo; Bellocchio era giovanissimo e il film si svolge tra la sua casa di Bobbio in val Trebbia e Piacenza. Ci sono, praticamente esordienti, Lou Castel e Paola Pitagora.
Una famiglia benestante e in decadenza vive nella vecchia casa: la mamma cieca e i figli Augusto (quello normale, mediocre e desideroso di andarsene a Piacenza a farsi una famiglia con Lucia), Giulia (Paola Pitagora, strana, innamorata di Augusto e legatissima al fratello Alessandro con cui avrà un rapporto incestuoso, ma lo guarderà morire durante una crisi epilettica senza intervenire), Alessandro (Lou Castel, paranoico, epilettico, oppresso dalla situazione, ossessionato dal desiderio di risolvere il problema in via definitiva, come farà) e Leone (buono, epilettico e affetto da ritardo mentale).
Non c'è una vera trama; tutto si svolge intorno alla figura di Ale, al suo desiderio di estrarre i pugni di tasca e di risolvere tutto eliminando le cose che non funzionano o che pongono un freno alle sue libertà.
- La mamma che tiene unita la famiglia e che chiede di essere accudita: bellissima la scena in cui Ale, richiesto di leggerle il giornale, inventa le notizie e fa il buffone di fronte a lei. Un giorno la porta a prendere aria su una piazzola a strapiombo sulla valle del Trebbia e la butta giù non prima di avere giocato con le sue paure da cieca. Giulia viene informata della verità, prende il posto della mamma e tra i due si scatena una torbida complicità (da vedere la veglia funebre e il discorso del prete al funerale)
- Prima dell'omicidio della madre c'è il tentativo di fa fuori tutti. Ale tenta di prendere la patente, non ce la fa, ma racconta ad Augusto di averla presa e si offre di portare l'intera famiglia (Augusto escluso) in macchina al cimitero. L'idea è di uscire di strada e far fare a tutti la fine che farà fare alla mamma. Lascia una lettera al fratello e parte. Ma per strada viene sfidato da due bulli con una spider e si inizia una gara al sorpasso al termine della quale, tra l'eccitazione di Giulia e lo spavento della mamma e di Leone, ce la fa a passare. Il piano originario viene dimenticato nella eccitazione della vittoria e la sera sono di nuovo tutti a casa con Augusto che lo cazzia.
- Sono impressionanti le scene in cui Lou Castel si muove per casa, la mimica facciale, il particolare gesto del maramao che fa con la mano e che trasforma un gesto di scherno in una movenza da alienato mentale.
- Leone viene annegato nella vasca, dopo avergli somministrato una dose massiccia di barbiturici (le pillole gialle che prende per tenere sotto controllo l'epilessia) e Giulia ha una crisi con paralisi isterica.
Mi rendo conto che è difficile raccontare un film che è da vedere; mi riferisco in particolare alle interpretazioni di Lou Castel (22 anni) e di Paola Pitagora (24); bellissimi e bravissimi. Se volete leggere una recensione più strutturata e argomentata la trovate qui I dolori del giovane Marco
Il mio voto al film: 9; ma dò 10 alla Pitagora e Castel.