Deficiente … chi?
E' passato più di un anno (febbraio 2011) da quando mi sono occupato della sentenza d'appello che condannava una professoressa palermitana responsabile di aver fatto scrivere ad un bullo, ben più che deficiente, io sono un deficiente. Vi rimando direttamente al pezzo di allora per inquadrare la vicenda. Mi sembrò che il commento di Gramellini su La Stampa avesse il pregio di parlar chiaro e di farlo fuori dal mondo della scuola.
Qualche giorno dopo ho detto la mia ragionando di educazione.
Ci sono state le novità: nei giorni scorsi la Cassazione ha confermato la sentenza d'appello in nome del politicamente corretto. Su Il Sussidiario sono usciti due bei commenti cui vi rimando per non essere costretto a riassumere le argomentazioni della Cassazione (rischierei di incazzarmi troppo già nel riassumere). Perchè un giovane diventa bullo e Bullismo, attenti alle sentenze "marziane" lontane dalla scuola reale…
Dò dunque per scontata la conoscenza dei fatti e dico cosa mi ha scandalizzato o colpito:
- Quando è uscita la notizia i principali commentatori (e la immancabile Camusso) erano alle prese con il dibattito sul vero significato delle dichiarazioni di Monti a proposito dell'articolo 18 e dunque c'era ben altro di cui parlare piuttosto che delle sorti di una incauta professoressa.
- L'Italia è proprio cambiata. La magistratura ora tutela i deboli che potrebbero essere feriti nella loro autostima da una incauta professoressa che costringe un bullo violento a pensare di essere un deficiente. Un ragazzino si prende del finocchio, viene svillaneggiato di fronte ai compagni da un bullo che gli impedisce di accedere ai servizi igienici dei maschi, una professoressa interviene e ahinoi si permette di dargli una punizione invece di coccolarlo. I diritti della vittima dell'episodio di bullismo non interessano alla Cassazione. Il magistrato si esprime su ciò per cui viene chiamato in causa e in questo caso è stato il genitore del bullo a denunciare la professoressa. Come è noto ho fatto il 68 e mi preme sottolineare che quando lottavamo contro l'autoritarismo avevamo di fronte una società in cui l'autoritarismo permeava gran parte delle istituzioni (la famiglia, la Chiesa, la scuola, l'esercito, la magistratura, la fabbrica, i manicomi, …). Mi pare che siamo di fronte ad un rovesciamento impazzimento; il nemico non è l'autoritarismo ma il principio di autorità.
- Il fatto che un genitore abbia tirato su un potenziale violento non ha importanza; il fatto che questo genitore invece di riflettere sulla sua vicenda e sulla sua capacità educativa si senta danneggiato da un intervento educativo non ha importanza.
- Mi pare grave che su questioni di questo genere intervenga la magistratura. Se si vuole che la scuola conservi la sua capacità educativa e che i docenti si sentano liberi di oganizzare il loro lavoro guardando agli interessi di tutti e di ciascuno (come si ama dire) bisogna che chi fa quel lavoro non si senta sul collo la toga o l'ermellino. Non penso alla irresponsabilità, non pretendo tutele assolute, ma un po' di autonomia sì. Dice la sentenza: “non può ritenersi lecito l’uso della violenza, fisica o psichica, distortamente finalizzata a scopi ritenuti educativi, e ciò sia per il primato attribuito alla dignità della persona del minore, ormai soggetto titolare di diritti e non più, come in passato, semplice oggetto di protezione (se non addirittura di disposizione) da parte degli adulti…non può perseguirsi, quale meta educativa, un risultato di armonico sviluppo di personalità, sensibile ai valori di pace, tolleranza, convivenza e solidarietà utilizzando mezzi violenti e costrittivi che tali fini contraddicono”. Mettiamo il giudice in classe, mettiamolo in camera da letto, mettiamolo in famiglia, mettiamolo ad enunciare principi avanzatissimi. Portiamo nella scuola il codice di procedura penale e … auguri.
Voglio finire con una provocazione: non condivido l'opinione di coloro che cercano del buono nella sentenza. Non condivido nemmeno la linea di chi dice che certo la punizione è stata eccessiva e che (con il senno di poi) sarebbe stato più utile fare quest'altra cosa. 1) Ci dicano come sta la professoressa condannata 2) Ci spieghino come sta il ragazzino che si prese del finocchio. A volte è meglio essere grossolani che gesuitici nei distinguo.