Grillo è l’effetto, non la causa
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Il primo colpo l'aveva dato Rosy Bindi all'inizio della scorsa settimana con una difesa sprezzante del finanziamento pubblico ai partiti. La Bindi è arrivata a dire che lei è fortunata perché in virtù delle cariche istituzionali (vicepresidente della Camera) ha diritto ad una serie di benefit di cui i colleghi non dispongono (come se lo stipendio reale da deputato, i rimborsi e le gratuità non esistessero).
Poi è tornato alla carica Bersani: «Abbiamo in giro molti apprendisti stregoni che sollevano un vento cattivo …Se c'è qualcuno che pensa di stare al riparo dall'antipolitica si sbaglia alla grande. Se non la contrastiamo, spazza via tutti».
Bersani non lo dice e la fa dire al tesoriere; l'imminente rimborso è già stato impegnato e dunque di abolizione dei contributi non ne vuole sentir parlare. Al più «Io sono disposto a inserire nella norma sulla trasparenza non solo il congelamento dell'ultima tranche di luglio, ma anche una riduzione dei rimborsi. Ma bisogna pur dire che il dimezzamento dei fondi ai partiti è stato fatto e che nel 2015 arriveranno a essere la metà, 145 milioni di euro rispetto ai 285 e passa del 2008. Per me va bene fare ancora di più, ma se non mettiamo tutti un argine a questa ondata di antipolitica non basterà neanche questo».
Io mastico politica da quando avevo 18 anni e sono sufficientemente vecchio per ricordarmi di quando il PCI si batteva perché ai partiti fossero dati solo benefit in termini di servizi. Mi chiedo cosa sia accaduto in questi anni e scrivo le cose che non capisco:
- Perché la somma degli stipendi delle istituzioni rappresentative pubbliche non basta a garantire le spese della politica istituzionale? Non mi pare che esista più la vecchia separazione tra Partiti e Istituzioni per cui poteva addirittra accadere che il segretario del partito fosse un non parlamentare.
- Perché non si fa chiarezza sulle fondazioni che hanno ereditato il patrimonio dei partiti che non esistono più? Quanto vale il patrimonio immobiliare del vecchio PCI? Chi lo gestisce? Quanto rende e dove sono reinvestiti i profitti? Perché il PD ha tre tesorieri?
- Per esperienza diretta so che le sezioni si autofinanziano sedi e spese amministrative e dunque restano solo i costi delle federazioni che possono essere tranquillamente coperte con i versamenti di assessori, deputati nazionali e regionali, nominati in consorzi e consigli di amministrazione vari.
- Che senso ha avere il giornale di partito nell'era di Internet? Nel caso del PD ce n'è più di uno (e ciascuno riceve i contribui della legge sull'editoria) e poi c'è la penosa vicenda di radio e TV che, ovviamente, non decollano e costano una paccata di soldi. Non è vero che la stampa e la TV sono in mano al potere; la stampa e la TV sono un potere, oltre che uno strumento di democrazia, e fanno parlare chi ha qualcosa da dire (a parte c'è il penoso capitolo della RAI). Quando penso a cosa erano la stampa e la TV in termini di conformismo nei primi anni 60 e a cosa sono oggi, mi scappa da ridere a sentire Rosy Bindi sostenere che bisogna pagarsi una TV mentre Lilly Gruber ex deputato europeo della sinistra la intervista su la 7.
- Io sono contrario ad un'idea della politica fatta solo di interventi dei leader e di interviste televisive (anche se un po' più di leadership non guasterebbe). Ma qualcuno mi vuole spiegare cosa c'entra questa argomentazione con il finanziamento dei partiti. Nel PD di soldi in periferia non ne arrivano e, a quanto par di capire, non ne arrivavano nemmeno nella Lega. Dunque costruiamo pure la partecipazione politica ma non infanghiamola con il finanziamento pubblico (truffaldino; visto che dovrebbe essere un rimborso elettorale).
- Mi piacerebbe che ci fosse oltre che una rendicontazione decente, la possibilità di contributo libero attraverso lo stumento dell'8 per mille a condizione che poi non avvenga che si usano le opzioni della minoranza che sceglie il finanziamento per proiettare all'intero corpo elettorale il malloppo come si fa con la Chiesa Cattolica. Perché quelli che parlano di questa cosa non chiariscono il punto?
- Perché se il finanziamento pubblico è stato abrogato con un referendum lo si è reintrodotto di nascosto (prima truffa), lo si è gonfiato artificialmente dando il rimborso per 5 anni anche quando la legislatura si interrompe anticipatamente (seconda truffa), si è prevista una forma di controllo che (per mancata analiticità del bilancio) risulta impossibile (terza truffa), si ipotizza di modificare le cose facendo scrivere il testo agli esperti contabili invece di affrontare la questione a viso aperto (quarta truffa)?
Sono 7 come i sacramenti; una precisazione finale: cosa c'entra tutto ciò con il populismo, con l'antipolitica, con Beppe Grillo e, aggiungo io, con la sua controfigura Antonio Di Pietro? Ma Bersani si rende conto che se non riesce a convincere neache gli iscritti e gli elettori, sta sbagliando qualcosa?