Stranezze di fine anno – 2 – un aborto in meno

Questa notizia è comparsa sulle cronache toscane dei quotidiani nazionali e su Avvenire da cui riporto integralmente il pezzo. Il link al profilo Facebook l'ho aggiunto io, ma dell'annuncio di cui parlano tutti i giornali non c'è traccia; probabilmente si è ritenuto di eliminarlo dopo la risonanza del fatto.

Don Maurizio (che vedete nell'immagine del profilo FaceBook) appare come un sacerdote underground, rapper, ballerino ma anche psicologo e teologo.


Una famiglia già numerosa, un solo lavoro, una gravidanza inaspettata in un periodo di crisi. Ma l'aborto, già deciso con tanto di appuntamento fissato in clinica, è stato fermato dopo l'intervento di don Maurizio De Sanctis, il sacerdote al quale la coppia aveva deciso di comunicare la loro decisione. È successo a Livorno, nel quartiere 'rosso' della Rosa, dove sarà la parrocchia ad 'adottare' il nascituro.

"La mia comunità parrocchiale ha un mutuo di 200 mila euro, ma un cuore più grande: oggi abbiamo salvato la vita di un bambino" ha scritto padre Nike sulla sua bacheca di facebook il 20 dicembre, raccontando poi la storia ai fedeli della chiesa di Santa Rosa durante la messa di Natale. La coppia abita proprio in zona, alla Rosa, storicamente tra le più a sinistra della città quando si aprono le urne, ma intorno alla cui chiesa gravitano almeno 5 mila persone.
"Compreremo ciò che serve al bambino: la carrozzina, l'abbigliamento, il biberon. Tutto ciò che serve quotidianamente – assicura don Maurizio, laureato peraltro in psicologia, oltre che in filosofia e teologia – Solo così sono riuscito a convincere i genitori". Il dialogo tra il prete e la coppia è durato per ore, ma pur condividendo le idee del parroco sul valore della vita, i due erano rimasti scettici: lui lavora, lei no e le spese con tre figli sono già considerevoli. "Così mi sono giocato l'ultima carta e ho detto loro che li avremmo aiutati. Abbiamo fatto di questo Natale il nostro Natale – chiosa il sacerdote – È stato come accogliere Gesù".


Che si sia fatto un aborto in meno mi ha fatto piacere anche perché il ripensamento della coppia dimostra che si trattava di una scelta dettata dalla disperazione e perché penso che l'aborto sia sempre una sconfitta e un momento di dolore.

Detto questo mi faccio delle domande:

  1. Il sostegno alle coppie in difficoltà materiale non dovrebbe essere dovuto direttamente dallo stato in nome dei tanti discorsi sulla difesa della vita e sulla difesa della famiglia? Che poi ci siano anche interventi del volontariato, tanto meglio.
  2. Mettere al mondo un figlio non è una questione solo di biberon e carrozzino. Da altri giornali si apprende che ci sono altri bimbi già nati e che solo il padre lavora. Ce la faranno? Perché l'Avvenire e gli altri quotidiani sottolineano che il tutto avviene in un quartiere rosso di Livorno?
  3. Perché questa notizia è finita sui giornali? Chi è stato l'imbecille (oltre al prete che l'ha detto sul pulpito)? Chi toglierà a questo bambino, certamente identificabile in una realtà piccola e delimitata, il marchio di essere il figlio dell'aborto interrotto? Sappiamo come sanno essere inconsapevolmente cattivi i bambini quando giocano tra loro. Siamo sicuri che non sia stato commesso qualche reato? Quando penso che sui tabelloni di fine anno non fanno mettere le votazioni negative in nome della privacy, mi scappa da ridere.