aggressività, demotivazione, inclusione, cultura

In questi giorni mi sto occupando di problemi adolescenziali in una terra diversa da quella che conosco e dove ho sempre vissuto. C'è un'altra novità; ho fatto il DS in un ITIS, scuola tipicamente maschile, e ora sono in un ex ITC (scuola a forte componente femminile).

Diversità di genere e anche diversità di tessuto sociale: da una zona a forte vocazione manifatturiera a una zona con maggiore incidenza di servizi e turismo colto.

Cambia la latitudine, cambia il genere, cambia il tessuto sociale e permangono molte cose.

Al nord come al centro i giovanissimi usano il web ma non ne hanno metabolizzato rischio e potere: si scrive a vanvera e non ci si rende conto che ciò che si scrive diventa di dominio pubblico. Si usa FaceBook come il diario o come gli SMS: è solo più comodo e consente di andare in teleconferenza. Così una parolaccia o un insulto o una minaccia  che avrebbero un significato più limitato, fatte a tu per tu, diventano racconto, leggenda, drammatizzazione collettiva. Dominano la chat, i pensierini, mentre sono sconosciute le note o le discussioni serie.

Il linguaggio è molto approssimativo ed è dominato da una dimensione viscerale più che razionale. Il volersi bene straborda ma è un volersi bene finto, esagerato, copiato dalle trasmissioni TV: abbracci, pianti, tvb.  Avevo davanti degli adolescenti veri e mi sembrava d vedere la imitazione di "Amici" fatta a Zelig con Katiana, Valeriana e Claudiano quelli di brava … brava … brava. Mi colpisce la carica di violenza presente anche tra le ragazze.

I genitori soffrono per la difficoltà a comunicare con i propri figli e i figli fanno, emotivamente, ciò che i genitori non vogliono: lo faccio perché è quello che tu non vuoi.

Qui in Toscana la mancanza di un sistema di formazione professionale triennale crea ulteriori problemi; c'è un forte tessuto artigianale e non c'è la scuola che accompagni al lavoro in una dimensione pratico operativa. Così c'è dispersione all'esterno del sistema scolastico e gli istituti professionali rischiano di diventare istituzioni sociali più che educative con gli adulti che dicono "io mio figlio lì non ce lo mando" e gli adolescenti che dicono "voglio andare lì perché poi fo quello che mi pare".

Sono tutti problemi che esplodono in prima e io mi dico: non è che che c'è qualcosa che non funziona alla scuola media?