presidenti di seggio e schede nulle

Leggo su Corriere che si preannuncia bagarre ai seggi del Lazio a proposito dei voti per la Polverini che dovessero contenere, come voto di preferenza, il nome di noti esponenti del PDL che, come è noto, non ha liste in provincia di Roma.

Si tratta di un bel problema: come è noto nel valutare la validità del voto ci si dovrà muovere tra due vincoli: il rispetto della volontà dell’elettore, la nullità del voto quando sia manifesta la volontà dell’elettore di aver voluto farsi riconoscere.

Nel passato recente le indicazioni del Ministero degli Interni sembravano far prevalere la prima ipotesi ma ci si riferiva a situazioni del tipo voto Bossi  alla Camera mentre Bossi è candidato al Senato e così via. Si trattava di situazioni che ho dovuto gestire da Presidente e le ho gestite in genere facendo prevalere il diritto dell’ elettore ad esprimere la sua volontà. Quando accadono queste cose la situazione è complicata perché se è evidente come comportarsi su una preferenza a Bossi, non è così semplice decidere quando viene scritto il nome di un signore semisconosciuto.

E’ vero che il controllo del voto tramite le preferenze è calato di molto dopo l’eliminazione dei numeri e quella delle terne ma è pur vero che lo si può realizzare in tanti modi (segni particolari, nomi credibili ma che non c’entrano).

Questa volta non c’è il rischio di sbagliare per ignoranza perché di una cosa sono stati certamente informati gli elettori di tutta Italia: nella provincia di Roma il PDL non ha proprie liste e dunque la scelta di scrivere nomi di non candidati assomiglierebbe molto ad una protesta politica che rientrebbe nella volontà di farsi riconoscere.

In effetti in questa campagna elettorale non c’è stata informazione sul merito delle politiche regionali, è stata praticamente impedita la informazione radiotelevisiva di approfondimento e di inchiesta, ma di una cosa si  è parlato ovunque: dei problemi legati alla presentazione delle liste.

In caso di dubbio decide il Presidente di seggio che deve obbligaoriamente sentire il seggio. I rappresentanti di lista possono contestare la decisione e in quel caso le schede contestate vanno in un conteggio a parte.

Per dare speditezza alle operazioni sarebbe bene che il Presidente sentisse il seggio preventivamente e verbalizzasse un orientamento generale (qualunque esso sia) per evitare che si discuta 50 volte della stessa questione.

Mi auguro anche che il Ministro degli Interni dia una indicazione generale chiarendo se si tratta di un consiglio (che avrebbe il peso dell’acqua fresca) o di una disposizione a carattere ordinatorio.

Mi auguro infine che Vincitori e Vinti non riaprano la bagarre a urne chiuse e la Regione Lazio si venga a trovare in un una situazione simile a quella scatenata alle penultime politiche da Berlusconi che, per mesi, ha negato la legittimità della vittoria (risicata ma tale) del centro sinistra.