Ma il crocefisso è innocuo o no?

Gian Enrico Rusconi interviene sulla Stampa di oggi per confutare le tesi tranquillizzanti sulla sentenza della corte europea Il crocefisso non è innocuo.

Ho già detto la mia in una forma inconsueta qui parlando di mi piace e non mi piace. Ci ritorno sopra per discutere della obiezione forte di Rusconi, obiezioni che ho sentito fare subito a scuola da qualche mio collaboratore.


Quella sentenza nel momento in cui dichiara il diritto del crocefisso a stare dov’è lo depotenzia e lo trasforma da potente segno religioso a marcatore identitario. Dice Rusconi, i primi a preoccuparsene dovrebbero esere quelli che esultano: hanno vinto ma sono stati depotenziati.

Non sono d’accordo; penso che alcuni aspetti del cristianesimo e della sua tradizione facciano parte della nostra storia e della nostra cultura indipendentemente dal significato religioso che gli vogliamo e/o possiamo assegnare. Il crocefisso è uno di questi e io trovo laicamente praticabile che si possa discuterne la valenza storico culturale in maniera distinta dal significato religioso. Anche per questo ho scelto una immaggine di Guttuso per illustrare il mio pezzo.

La presenza del crocefisso in aula non è il segno del prevalere di una religione dentro lo stato laico. Questo può accadere ma in altre forme: per esempio nel non prevedere diritti sostanziali paritari sulla questione dell’insegnamento della religione nella scuola pubblica. Ammetto che per ragioni storiche la Religione Cattolica possa godere di uno status di maggiore tutela, non mi sta bene quando la maggiore tutela diventa mancanza di risorse per chi voglia fare o proporre altro.

Mi sono immaginato di risiedere in un paese a maggioranza islamica e di chiedermi cosa avrei accettato e cosa vrei vissuto come discriminazione a rovescio. La mezzaluna è un simbolo fortemente identitario nell’Islam pur senza origine religiosa. Lo troviamo nelle bandiere e nella assistenza (al posto della croce rossa). Non mi avrebbe dato fastidio. Non avrei accettato un precetto che imponesse ad una donna non islamica di coprirsi i capelli in pubblico (come avviene ancora in Afghanistan).


La seconda osservazione di Rusconi è che con questa sentenza si è deciso che in ambito di religione e diritti in Europa ognuno fa da sè.

Non mi pare che sia andata così. L’Europa ha nelle sue radici cristiane almeno tre tradizioni (cattolica, riformata ed ortodossa) ed è normale che nei diversi stati questi aspetti abbiano dato luogo a tradizioni e modi di essere diversi. E’ normale che dove si è negata la rappresentazione iconografica del divino la si pensi diversamente da dove è radicato il culto della Madonna. Non si è afermata con la sentena la linea del ciascuno fa da sè. Ciascuno ha sempre fatto da sè e, in questo concordo con Rusconi, sarebbe opportuno che allinterno dei diversi stati nazionali, progressivamente, ma inesorabilmente si facesse strada la linea dell’intesa tra gli interessati.

Questione di evoluzione culturale e l’evoluzione culturale non si impone, la si realizza nel rispetto dei tempi e delle coscienze di tutti.