esami e commissari inadatti

Una studentessa di Venezia fa scena muta alla Maturità. Le cronache dicono che sia una ragazza molto preparata, promessa dell’Atletica Leggera italiana, già ammessa a un’Università americana con borsa di studio per meriti sportivi.

Due sue compagne di classe si sono unite alla protesta di non parlare all’esame. Nessuna di loro rischia la bocciatura perché sono ragazze di buon livello scolastico che hanno già totalizzato sufficienti crediti per la promozione. Le ragazze protestano contro il trattamento offensivo della Commissaria di Greco che pare abbia valutato le prove scritte con criteri inaccettabili.

Le notizie giornalistiche parlano di probabili conflitti fra la docente e la Commissione, motivati anche da precedenti comportamenti conflittuali della stessa insegnante chiamata anni fa alla Maturità nella stessa scuola. Piccole faide sulla pelle degli studenti…

Sono notizie frammentarie che impediscono di prendere una posizione. Però l’episodio è un’occasione per la scuola (…del Merito?) per riflettere sui casi di insegnanti “inadatti all’insegnamento”. E’ un segreto di Pulcinella, noto a tutti gli insegnanti, che esiste una piccola percentuale di colleghi “problematici”.

Dietro a questa parola innocua si nascondono situazioni di incapacità professionale, di vera e propria ignoranza nella materia insegnata, di comportamenti inaccettabili con studenti e colleghi… Tutti gli insegnanti conoscono almeno un/a collega “problematico/a” per varie motivazioni: mancanza di equilibrio psicologico, problemi di depressione, aggressività, frustrazioni professionali o famigliari, menefreghismo, fancazzismo…

Si tratta di piccole percentuali di insegnanti, ma in un sistema rigido basta un granello di polvere… Sono problemi presenti in tutti gli ambienti di lavoro, ma la scuola ha alcune specificità che li amplificano e rendono drammatiche situazioni altrove risolvibili. Perché? Insegnare significa recitare in classe di fronte a un pubblico ipercritico costituito da decine di adolescenti. Ognuno di loro è “problematico” per vari motivi e ha tanta voglia di misurare sé stesso/a tramite il confronto competitivo con l’insegnante-adulto/a.

E’ una piccola bomba a orologeria che ogni insegnante deve disinnescare tutte le mattine. Purtroppo gli insegnanti non hanno frequentato né l’Accademia di Arte Drammatica né la scuola militare per Artificieri Disinnescatori… In questa situazione è difficilissimo mantenere sempre un equilibrio professionale inevitabilmente contaminato con forti relazioni personali, spesso conflittuali, fra ruoli diversi. Gli insegnanti più deboli cedono.

Alcuni di loro attivano comportamenti pseudo-adolescenziali (gli “amiconi” degli studenti). Altri reagiscono con aggressività di fronte alla continua messa in discussione del proprio ruolo. Altri ancora si rifugiano in una presunta professionalità asettica priva di qualsiasi risvolto umano. Ognuno reagisce a suo modo e gli studenti imparano a comportarsi in modo diverso con ogni singolo insegnante (molti ragazzi meriterebbero la Laurea in Psicologia honoris-causa!).

In qualche caso questo disagio del/la docente esplode in comportamenti inaccettabili, ma la scuola non ha strumenti per combattere contro queste patologie professionali. Il “posto fisso”, da diritto del lavoratore si trasforma in privilegio statico ai danni dell’utenza, sostenuto da rigidità sindacali che nulla hanno a che vedere con i diritti sociali.

Non solo in Italia è praticamente impossibile licenziare un insegnante incapace, ma di fatto non è neanche possibile attribuirgli una valutazione professionale. I sindacati si sono sempre opporti a qualsiasi forma di valutazione dei docenti perché “divide i lavoratori”.

Forse non conoscono la scuola francese, con gli insegnanti ipervalutati e soggetti a notevoli differenziazioni salariali. Quando scioperano, gli insegnanti francesi sono estremamente uniti e fanno tremare il loro Governo. In Italia, invece, qualcuno ricorda quando c’è stato l’ultimo sciopero della scuola che ha coinvolto più del 10% degli insegnanti?

La realtà è che il nostro finto egualitarismo è la peggiore forma di differenziazione e divisione interna del corpo docente. Quando lo capirà anche il sindacato? Come fanno a liberarsi dai docenti “inadatti” i tantissimi docenti e Presidi che tengono molto alla formazione degli studenti?

Il metodo più usato per liberarsi di questi pochi docenti-zavorra ha un nome: si chiama mobbing. E’ una pratica illegale, ma è l’unica efficace per isolare questi docenti, a volte semplicemente fancazzisti, e convincerli a cambiare scuola. Si può pensare che questa “mobilità da mobbing” sia un inutile processo a somma zero che lascia invariata la percentuale di inadatti nelle singole scuole (…ne mando via uno e me ne arriva un altro mandato via dall’altra scuola!).

In realtà è un processo a direzionalità privilegiate, con maggiori spostamenti dai Licei verso i Professionali che viceversa. Il motivo è che nei Licei l’utenza è molto attenta alla Formazione degli studenti e ha strumenti di moral-suasion per “invitare” i docenti-zavorra ad alzare il culetto e sparire.

Invece nei Professionali l’utenza è più attenta alla Certificazione, sia per esigenze materiali sia per debolezza culturale che limita le capacità critico-valutative. Per queste ragioni in queste scuole è più raro il caso in cui l’utenza si organizza in forme di protesta collettiva simili a quelle messe in atto dai genitori e dagli studenti dei Licei.

Il risultato sotto gli occhi di tutti (almeno quella parte dei tutti che ha gli occhi e che li tiene aperti) è una concentrazione maggiore di docenti “inadatti” negli Istituti Professionali, mentre nei Licei è più raro che questi casi necrotizzino in patologie di lunga durata.

Anche questa è una prova che il nostro finto egualitarismo non solo non difende la categoria degli insegnanti, ma è anche motivo di negazione del diritto all’istruzione per le classi sociali più svantaggiate.
Non ho dubbi che in Italia esista un’enorme esigenza di avere un serio Ministero del Merito. Ho però forti dubbi che quello che abbiamo sappia assolvere questo compito egualitario.