Vercingetorige Angurie detta Rige

Nuvola detta Giorgia

Mi capita raramente di essere completamente d’accordo con Travaglio che, in questo caso, la pensa come Prodi, ma lo dice in maniera più efficace:

  • La scelta di Meloni, Calenda, Tajani,Schlein di candidarsi in quasi tutti i collegi dichiarando contemporaneamente che se eletti, rinunceranno al seggio, è immorale e funzionale a far aumentare la schiera di quelli che, per protesta non andranno a votare
  • La scelta di Meloni di far scrivere Giorgia per esprimere il voto di preferenza a suo favore è offensiva nei confronti dei suoi elettori perché non sta a significare affetto o empatia ma lascia intendere che li considera degli analfabeti funzionali che non sarebbero in grado di scrivere Giorgia Meloni.

Berlinguer, per il popolo comunista era Enrico e, prima di lui Togliatti era Palmiro, anche Almirante era affettuosamente Giorgio e Berlusconi per tutti era Silvio. Ma nessuno di loro si è mai sognato di usare il detto Enrico Palmiro Giorgio Silvio al post del cognome. L’avrei capito se si fosse chiamata Vercingetorige Anguria detta Rige. Si sarebbe corso il rischio di un errore nello scrivere per esteso nome e cognome, ma Giorgia Meloni, dai non scherziamo.

  • Nessun capo di governo si candida in Europa, per una ovvia ragione di incompatibilità. In Europa c’è già un organismo dei capi di governo e si chiama Consiglio Europeo una cosa diversa dal Parlamento per rappresentanza, composizione e funzioni.

La novità dell’ultimora, la sera del 1 maggio è stata la scelta di Renzi di candidarsi, all’ultimo posto, in quasi tutte le circoscrizioni. La ragione è chiara ed è identica a quella di coloro che ho citato in premessa: l’effetto trascinamento nei confronti degli aficionados. I sondaggisti dicono che il nome del leader vale tra l’uno e il due per cento e ciò per una forza che starebbe a malapena sopra la soglia del 4% potrebbe essere importante.

Lo dicono loro, ma non mi convincono perché oltre agli aficionados ci sono le persone serie e quelle potrebbero anche incazzarsi. E’ stata la mia reazione la sera del 1° maggio quando ho sentito Mentana dare la notizia. La prima reazione è stata del tipo, mi hai deluso ancora una volta e quindi non vado a votare (rottura del progetto con Calenda anche se poi in Europa si finisce nello stesso raggruppamento, balletti finali sulle candidature).

Poi è arrivato qualche elementoi di tranquillizzazione sia nelle ricostruzioni fatte da Bonino circa le decisioni dell’ultimo minuto sia nelle solenni dichiarazioni di entrambi secondo cui i candidati parlamentari italiani di “Stati Uniti d’Europa” si dimetteranno se eletti.

Bene; mi rimane un dispiacere relativo al comportamento di Renzi. Se pensavi di passare in Europa avresti potuto dirlo un mese fa quando si cercava faticosamente di costruire questa lista e lo penso ancora dopo aver letto la sua newsletter che riporto qui sotto.

Sia Renzi, sia Bonino in Europa non andranno certamente a discutere del colore della etichetta dei formaggini e in parlamento si faranno sentire: revisione dei trattati, difesa europea eliminazione del diritto di veto, passaggio alla unità politica.

Ecco un estratto della newsletter di Renzi:

Davanti alle guerre, al calo demografico, alla crisi identitaria e culturale noi diciamo Stati Uniti d’Europa. Siamo gli unici che mettono il progetto politico nel simbolo. Gli altri ci mettono i loro cognomi, accecati dal loro bisogno di apparire leader. Ma i veri leader non mettono il cognome nel simbolo: chiedono ai cittadini di scrivere loro il cognome nella scheda. E se i cittadini li eleggono, poi loro li rappresentano. Andando a Bruxelles, non prendendo i voti per scappare.

Noi sul simbolo ci mettiamo Stati Uniti d’Europa. È una proposta di Emma Bonino, una donna molto diversa da me per storia e formazione culturale. Ma se ci mettiamo insieme – con tanti altri – non lo facciamo sul passato, lo facciamo sul futuro. Pensiamo che senza una battaglia alta e nobile per gli Stati Uniti d’Europa i nostri figli staranno peggio. Lo pensiamo per l’elezione diretta del Presidente della Commissione, lo pensiamo per il diritto di veto da togliere a Orban, lo pensiamo per l’esercito europeo e per la politica estera che sia davvero politica estera e non burocrazia estera. Lo pensiamo per la sanità, per l’intelligenza artificiale, per le infrastrutture, per la cultura, per una sostenibilità ambientale che non sia mera ideologia.

E siccome io credo che senza la battaglia per gli Stati Uniti d’Europa saremo tutti messi peggio, sento il dovere di correre anche io. Corro in ultima posizione, non in prima. Corro senza cognome nel simbolo, se volete il cognome lo scriverete voi. Corro con la certezza che se eletto al Parlamento Europeo lascerò il Senato della Repubblica. E mi costa lasciare questo ufficio, caspita se mi costa. L’ho detto in questo video.

Ma noi non siamo quelli della comodità. Sono quindici anni che a ogni bivio rischiamo e rilanciamo. Una volta ci è andata male, al referendum. Altre volte ci è andata bene. Ma abbiamo messo sempre il coraggio prima della comodità.