Esterno notte (Marco Bellocchio)
Marco Bellocchio si era già occupato del caso Moro nel 2013 con Buongiorno, notte dedicato alle dinamiche psicologiche dei terroristi assassini (lo potete rivedere su Rai Play così come i 6 episodi di Esterno Notte).
Si tratta di una serie TV su 6 episodi a tanti anni distanza: Aldo Moro, Francesco Cossiga, Papa Montini, Adriana Faranda e Valerio Morucci, la moglie Nora, l'epilogo.
Per quelli con una storia simile alla mia la vicenda di Aldo Moro è scolpita nella coscienza perché il passaggio da posizioni di sinistra rivoluzionaria a quelle di una sinistra riformatrice sino all'abbandono successivo della stessa prospettiva comunista è avvenuto nella seconda metà degli anni 70 assumendo i valori dello stato democratico e della sua difesa come riferimenti dell'agire politico (riflessione sul ruolo e specificità delle forze politiche inclusa la DC, rifiuto della violenza come strumento di lotta politica, …). Quando ripenso a quegli anni ho come l'impressione di non aver fatto abbastanza, del non aver osato quando era il momento di osare.
Del caso Moro me ne sono occupato più volte e vi rimando ad un articolo di 10 anni fa Moro, noi e gli altri che, oltre a qualche considerazione di sintesi, rimanda ad altri articoli dedicati al terrorismo di genesi comunista ed in particolare alla storia del gruppo dell'Appartamento di Reggio Emilia (Il sol dell'avvenire) e alla bella intervista di Mario Moretti a Rossana Rossanda.
Anche se c'è chi la pensa diversamente, io penso che sulle dinamiche e sulla gestione del caso Moro, ci sia poco da aggiungere: le BR hanno agito nella loro autonomia, le forze politiche hanno scelto, in maggioranza, che si doveva tener duro sulla linea della fermezza e sono state conseguenti sino a sacrificare la vita di Moro. Nel nuovo lavoro di Bellocchio ci sono assenze importanti quali il contrasto tra fautori della trattativa e fautori della fermezza (forze politiche ma anche gente comune), il ruolo giocato dal PCI in parlamento e nel paese, il ruolo dei servizi deviati e della P2 solo sfiorati con i comunicati sul Lago della Duchessa. Con la eccezione di Cossiga gli altri leader democristiani sono rappresentati solo negli elementi essenziali (Andreotti un po' cinico e senza tentennamenti, Zaccagnini del tutto inutile). Ho trovato non particolarmente efficace la trattazione della figura di Papa Montini tranne nel tormento finale della lettera aperta agli uomini delle Brigate Rosse.
Le cose che mi hanno colpito favorevolmente e che segnalo sono tre.
- L'esame della figura di Aldo Moro leader della DC e tessitore della apertura a sinistra, quella del professore dialogico verso i suoi studenti e che considera la Università oltre che come una occasione in cui giocare un ruolo di maestro un momento importante per rapportarsi al paese e comprenderne la evoluzione.
Francesco Gifuni si è calato in profondità nel personaggio riuscendo a restituirci gli elementi essenziali del suo carattere (la pacatezza, la pazienza, l'argomentare teso a portare l'interlocutore sulle sue posizioni, la attenzione alle piccole cose). Moro è un politico determinato e lo lascia trasparire sia quando tratta con i suoi compagni di cordata, sia quando parla con il Papa, sia quando si rapporta alle intemperanze di chi lo contrasta.
- L'attenzione alla figura di Francesco Cossiga nei suoi aspetti personali: elementi caratteriali, solitudine, matrimonio in crisi, personalità bipolare, crisi di dover fare il ministro degli interni del partito della fermezza e contemporaneamente il sentirsi carnefice del suo maestro.
Bellocchio dedica a Cossiga e alla sala d'ascolto del Ministero degli Interni largo spazio, uno spazio che serve a far risaltare il disorientamento, la solitudine, la somatizzazione del personaggio che, come farà anche negli anni successivi, tende a comportarsi da boia a e da redentore come una scheggia impazzita.
- La figura di Eleonora Moro (Noretta) magistralmente interpretata da Margherita Buy che dopo il rapimento del marito fa la sua battaglia nei confronti dell'establishment e di Paolo VI e cerca, senza riuscirci, di tenere aperto il canale della trattativa sino alla decisione finale dei funerali di stato senza la bara. A suo contorno ci sono le tre figlie ed il figlio con in primo piano la amata primogenita Maria Fida, quella che più degli altri subirà sul piano umano e delle traiettorie politiche la scomparsa del padre (DC, Rifondazione, MSI, AN, Dini, Radicali, …).
Dopo aver pubblicato l'articolo ho nuovamente approfittato di RAI Play e mi sono guardato "Aldo Moro, il professore" interpretato da Sergio Castellitto. Sono i giorni prima, durante e dopo il sequestro e l'assassinio e attraverso un mix di fiction e di testimonianze dirette si ricostruisce l'immagine di Aldo Moro educatore che alla fine di ogni corso accompagna su un pulman scassato i suoi studenti a visitare un carcere per ergastolani e un manicomio giudiziario.
Un professore che discute con loro di progetti di vita, di ruolo del diritto, di disumanità non solo della pena di morte ma anche dell'ergastolo che nega ogni ipotesi di rieducazione. Lo consiglio per comprendere come Aldo Moro sia stato il politico che è stato perché, in primo luogo era un educatore.