nel PD in crisi risorge lo spirito di potenza
Il mio è un osservatorio ridotto basato su Facebook, dove coltivo amicizie bipartisan e sulla lettura di un po' di informazione digitale, ma quello che sto osservando da qualche giorno sul versante PD mi proccupa: sto riscontrando le stesse immaturità, la stessa incapacità di rinnovarsi, la stessa inerzia da depositari della verità che ritrovai 25 anni fa nei confronti dei socialisti, da parte di forze di cui il PD è l'erede. Salvo, a cose fatte, fare qualche autocritica o dire che sul merito delle questioni affrontate avevano ragione loro.
Il nocciolo della questione iniziato ai tempi del centro sinistra era e fu: è lecito rompere il fronte unito delle opposizioni iniziato con la sconfitta del 48, giocare a carte scoperte e proporsi di governare il paese facendo accordi con l'avversario?
Anatema, anatema … dobbiamo essere noi a decidere … la Moratti poi … il terzo polo poi …
Immolato Cottarelli disponibile solo se ci si accordava co il terzo polo oggi volano le azioni degli altri unitari che a suo tempo vinsero a Milano: Pisapia che battè la Moratti, Sala che è succeduto a Pisapia (all'inizio osteggiato perché aveva fatto il direttore generale con la Moratti). Tutti problemi che nascono perché si sceglie di non affondare il coltello nella piaga aperta sul fronte opposto.
Se una forza politica nasce per sparigliare le carte e con la presa d'atto che la vecchia politica degli schieramenti ideologici e classisti non ha funzionato ed è oggi decisamente perdente è del tutto evidente che proporrà opzioni diverse da quelle che hanno portato a pedere Masi, Martinazzoli, Sarfatti, Penati, Ambrosoli e Gori; bisogna incidere sull'altro fronte e quale modo migliore di una lista civica con un candidato capace, sperimentato e che viene dall'altra parte?
Qualche amico di area PD dice noi siamo democratici, noi non facciamo decidere a tre due dei quali vengono da fuori, noi siamo per consultare il nostro popolo (e io aggiungo, quando conviene, visto che ci sono appena state le elezioni politiche e non è stato fatto). Non bisogna essere un genio della politica per capire che il PD sta arrancando, che sta arrivando in ritardo e che non sa cosa fare.
Riflettendo sui flussi elettorali passati e sulle novità poste dalla scelta di Letizia Moratti non dò neanche per certa la riconferma di Attilio Fontana perrché il balzo in avanti dal 3% quasi al 30% di Fratelli d'Italia, immagino che porrà qualche problema al suo gruppo dirigente e non mi meraviglierei se saltasse fuori qualche candidatura autorevole e d'area, ma esterna all'establishment politico in senso stretto. Ovvero, attenzione perché in Lombardia l'era della Lega sta per finire grazie a Salvini.