se neanche i riformatori riescono a dialogare, la vedo male

Su Il Sussidiario si sta sviluppando una discussione partita da un intervento di Giovanni Cominelli, un eretico errabondo con una storia politica complicata dal MLS degli anni 70 alla Fondazione per la Sussidiarietà. Gli eretici mi piacciono perché sono poco affidabili per via della abitudine a rispondere al proprio pensiero.

Gli ha replicato un altro eretico Marco Campione che fa il responsabile scuola del PD. E oggi ritorna alla carica Cominelli (madonna santa, quanti link).

Ne parlo sul blog per diverse ragioni:

  1. anche io scrivo sul Sussidiario e lo considero un luogo di approfondimento e di dialogo.
  2. l’oggetto della discussione è importante; al di là della esternazione berlusconiana un po’ sbagliata, un po’ offensiva e un po’ da venditore di scatolette di tonno. Sull’uscita di Berlusconi ho già detto la mia su questo blog con quattro interventi negli ultimi giorni. Si sta discutendo di scuola pubblica, scuola statale e di diritto di scelta delle famiglie. Si tratta di un tema caro al mondo cattolico da sempre e caro al mondo da cui è nata CL e poi la fondazione della Sussidiarietà sin dai lontani anni 60 (pluralismo scolastico e pluralismo educativo).
  3. Con l’affermarsi in Costituzione del principio di sussidiarietà, cioè con l’idea di uno stato che ha per protagonisti i cittadini, con la discussione in corso sul federalismo, con i problemi connessi alla regionalizzazione del sistema di istruzione la vecchia discussione ha ripreso fiato anche perché il centro sinistra si è reso disponibile a superare la antica contrapposizione statale – privato con il concetto di scuola pubblica unica in cui operano la scuola statale e quella paritaria. Il principio è passato, ma dire che sia stato digerito equivale ad usare parole grosse (non è amato dal mondo della sinistra ed è ignoto al Presidente del Consiglio).
  4. Da più parti si sottolinea la opportunità di puntare a modelli di scuola di tipo nord europeo. Nel quadro di principi di pubblicità del sistema (che controlla e garantisce i livelli)  sono i cittadini ad istituire le scuole (genitori associati, enti locali, …) e lo fanno sulla base di un tot a studente. Con quel tot devono fare tutto (edificio, stipendi, progetti, …). Si vede, nella applicazione di una logica mercatistica, la garanzia di incremento della efficienza e contemporaneamente l’avvicinamento ai cittadini.
  5. Il sistema di istruzione statale pesa per il 96% contro un 4% del paritario distribuito in maniera diversa nei divesi livelli della piramide. E’ evidente che qualsiasi intervento si faccia deve prevedere una risposta a monte di tutto: come vediamo il destino dei dipendenti della scuola (statali, regionali, liberi professionisti)? Stiamo parlando del ministero che corrisponde alla più grossa azienda del paese (un po’ di volte la Fiat). Una azienda strana che costa molto e produce un servizio. Questo servizio è considerato da molti poco efficace, pieno di sprechi e soprattutto poco controllato.
  6. Ma contemporaneamente è un sistema antico, costruito a partire dalla II metà dell’800, voluto dallo stato liberale, confermato dal fascismo, ripreso nella Costituzione e accettato senza sostanziali contestazioni dalla Chiesa Italiana e dal sistema democristiano.
  7. Questo sistema è oggi governato da una alleanza di ferro tra burocrazia ministeriale e organizzazioni sindacali che ne dettano le regole di funzionamento e ne scandiscono la lentezza pachidermica di fronte al cambiamento
  8. Il centro destra, nonostante due fasi berlusconiane ad alto consenso elettorale e parlamentare non è riuscito ad incidere sulla sostanza e i primi a riconoscerlo sono gli stessi collaboratori del ministro Gelmini. La seconda volta lo ha impedito la scelta scellerata-obbligata di partire con i tagli. Non ci riuscì, ma ci provò con il progetto più profondo e completo, il ministro Berlinguer e quel processo si interruppe sia per ragioni di quilibri politico-elettorali, sia per l’avvelenamento dei pozzi da parte della CGIL.
  9. Qualcuno pensa che un cambiamento epocale lo si possa fare con questo governo, con i problemi di tenuta che ha? Questo è il punto. Stiamo parlando di riforme vere o stiamo parlando lo stesso linguaggio che si usa quando si tratta di riforma della giustizia?
  10. Della discussione in atto sul Sussidiario mi impressiona la durezza di quelli che intervengono in coda agli articoli (la riva bianca, la riva nera). Con la contrapposizione non si va da nessuna parte. Bisogna riprendere i fili del dialogo ed evitare di trasformare la discussione in una querelle sui professori bolscevichi che non trattano delle foibe perché se no non se ne esce.
  11. E’ chiaro che in questa legislatura non si combinerà nulla di più perché il ministro Gelmini ha già dato ed ora, se vuole, si dovrà occupare di completare, con i provvedimenti ministeriali il processo di riforma inziato (classi di concorso, reclutamento). Se qualcuno ha voglia di ragionare in grande, senza andare troppo lontano, si potrebbe discutere di stato giuridico e di governance. Il resto lo lascerei al quadro delle modifiche costituzionali che, in questo momento, mi sembra molto lontano.