buon compleanno
Mikhail Sergeevic Gorbaciov compie oggi 80 anni. Lo troveremo sui libri di storia anche tra un secolo, se i libri ci saranno ancora, se no lo troveremo comunque su qualche altro strumento. Trovate qui un riassunto della vita di questo protagonista del 900.
Arrigo Levi gli fa gli auguri così su La Stampa. Lui ha vissuto la vicenda da giornalista protagonista e dunque ricorda tanti piccoli episodi.
Io molto più in piccolo ero tra quelli che avevano creduto nel comunismo come progetto di cambiamento (in meglio) di questo mondo e mi ritrovavo a guardare ad un paese e ad un sistema mondiale che appariva grigio, totalitario e oppressivo. Quelli della mia generazione si erano consolati con la Cina, Cuba e il Vietnam per tener viva la speranza e si erano resi conto che la minestra era la stessa. La favola dell’imperialismo americano e dei popoli oppressi non reggeva alla prova della storia.
C’era la diversità del comunismo italiano ma ci era chiaro che il sistema zoppicava. Poi lui lanciò la Glasnost (“trasparenza”), la Perestrojka (“ristrutturazione”) e la Uskorenie (“accelerazione” dello sviluppo economico) e, ci ricorda Levi, che fu lo stesso Gorbaciov a raccontargli che il paludato sistema del partito sovietico assentiva ma non ci credeva. E invece saltarono i missili, furono ritirate le truppe dall’Afghanistan, i capi dei regimi dell’Est si ritrovarono il papa rosso che diceva loro: adesso dovete marciare con le vostre gambe (altro che invasioni).
Il mondo ci ha creduto e il risultato è stato il crollo dell’ultimo tentativo di realizzare il paradiso in terra e, poiché di realizzazione del paradiso si trattava, non ci furono mezze misure nel dichiarare il fallimento. Non a caso Gorbaciov è più popolare in occidente che non in Russia.
Ricordo gli attivi nelle sezioni del PCI con i vecchi militanti che piangevano e noi più giovani a spiegare che, liberando dall’oppressione un pezzo così importante del mondo, sarebbe stato l’intero mondo a guadagnarci: meno spese militari, più soldi per il mondo poco sviluppato. Non è andata proprio così, ma almeno non viviamo più in mezzo all’incubo nucleare.
Penso che sarebbe stato più utile alla modernizzazione del nostro sistema politico anche una crisi più drastica del comunismo italiano; ma così non è stato e alcune difficoltà di elaborazione e di ammodernamento del PCI vanno ricercate lì dentro come è ben noto a chi guarda alle prospettive delle forze progressiste in ambito europeo.
In questi giorni sto leggendo la autobiografia del Presidente Napolitano; la storia di un borghese democratico dentro la vicenda del PCI dagli anni 40 in poi. La storia dei vecchi dirigenti del PCI è un misto di atti di eroismo, tentennamenti, prese di consapevolezza. Non ha senso dire oggi se nel 56 o nell’85 avrebbe dovuto fare questo o quest’altro. Si capisce come il non aver fatto scelte doi modernità, quando era il momento ha prodotto cose come la mancata costruzione di un grande partito socialdemocratico di tipo europeo e un tipo di democrazia bloccata per cui il nostro sistema politico è diverso a destra come a sinistra. Ma questa è un’altra storia.